Le tante espressioni del Bernini arrivano al cinema in un film di Francesco Invernizzi

Le tante espressioni della scultura di Bernini ora sono un film. Un breve viaggio dentro Galleria Borghese per scrutare nella storia del padre del Barocco italiano.

Fino al 14 novembre è al cinema il film Bernini, evento cinematografico targato Magnitudo Film con Chili. Il film, diretto da Francesco Invernizzi, si muove tra le sculture del maestro e tra le stanze della “casa” che lo accolse e protesse per tanti anni, la Galleria Borghese. È qui che parte il nostro viaggio di spettatori ed è qui che si conclude. Luogo in cui è conservata la prima scultura del Bernini e anche l’ultima. Statue che hanno consegnato alla modernità e alla contemporaneità una visione altra della metamorfosi della materia. Il film Bernini nasce dall’intuizione del regista di fissare in eterno la Mostra (con la M maiuscola!) dedicata a Gian Lorenzo Bernini e realizzata per celebrare i vent’anni dalla riapertura della Galleria Borghese, la Villa che fu un tempo la residenza del Cardinal Scipione Borghese. La Galleria, che contiene il nucleo più importante e spettacolare di marmi berniniani, è la sede ideale per conoscere al meglio questo grande artista.

Immagine delle riprese del film Bernini presso la Galleria Borghese

Immagine delle riprese del film Bernini presso la Galleria Borghese

UN VIAGGIO NELLA FORESTA DI STATUE

Bernini è un documentario-documento che spiega in modo eccellente cosa c’è dietro la materia, dietro il marmo che Gian Lorenzo Bernini plasma in modo eccelso. A fare da guida in questo racconto molto classico è Anna Coliva (Direttrice della Galleria Borghese di Roma), accanto a lei Luigi Ficacci (storico dell’arte e soprintendente generale all’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro) e Andrea Bacchi (Direttore della Fondazione Zeri). Coliva è il motore del racconto sul Bernini, la voce che più di ogni altra illustra allo spettatore il motivo per cui questo artista rappresenta qualcosa di unico e inverosimile. Al cinema è lei ad accompagnarvi nella “foresta di statue” berniniane, statue che costituiscono un grandissimo cambiamento storico e artistico, perché Bernini sì… è stato un rivoluzionario innovatore! Nel film Bernini vedremo tantissime opere da lui realizzate (circa 60), ma le quattro conservate a Galleria Borghese sono la chiave del racconto per immagini della sua persona e della sua arte: Enea, Anchise e Ascanio; Ratto di Proserpina; David e Apollo e Dafne.

Immagine delle riprese del film Bernini presso la Galleria Borghese

Immagine delle riprese del film Bernini presso la Galleria Borghese

LE QUATTRO MERAVIGLIE

La prima delle quattro statue realizzate da Bernini è Enea, Anchise e Ascanio. Enea in fuga da Troia in fiamme con l’anziano padre sulle spalle e il figlioletto. Bernini già da quest’opera poco più che ventenne mostra una straordinaria maturità nella resa dei volti e della muscolatura dei personaggi, dalla tonicità della giovinezza alla pelle raggrinzita della vecchiaia. L’opera è inoltre ricca di dettagli: Ascanio porta nella mano sinistra il sacro fuoco eterno delle Vestali, simbolo della grandezza eterna e incontrastata di Roma; Anchise sorregge nella mano sinistra un’urna contenente le ossa degli antenati, quello che sarà poi il culto dei Penati a Roma. Segue il Ratto di Proserpina, che mostra il momento in cui Plutone, invaghitosi di Proserpina figlia di Cerere, la rapisce, accompagnato dal fedele cane a tre teste Cerbero. Mentre le dita della dea affondano nel volto di Plutone, quelle del dio afferrano le carni della giovane con un naturalismo eccellente tanto da rendere “morbido” alla vista dello spettatore il marmo duro. Dopo Donatello e Michelangelo anche Bernini regala all’umanità il suo David. Nella sua versione, il David ha una forza vitale nuova. L’eroe è fissato nel tempo mentre compie una completa torsione del corpo, pronto a colpire il gigante Golia, fermo nello sguardo del giovane. E infine Apollo e Dafne. Bernini ci restituisce la ninfa mentre cerca di scappare dalle grinfie del divino Apollo, a salvarla la preghiera fatta al padre Peneo, divinità fluviale, che la trasforma in un albero di alloro. Gian Lorenzo Bernini coglie l’attimo preciso in cui le mani del dio si poggiano sulla pelle della fanciulla che ha iniziato la sua mutazione.

Immagine delle riprese del film Bernini presso la Galleria Borghese

Immagine delle riprese del film Bernini presso la Galleria Borghese

BERNINI FERMO E IN MOVIMENTO

È qui che si nota perfettamente il lavoro di Bernini, non solo di materia ma anche di idea. Se sin da Enea, Anchise e Ascanio la straordinarietà primaria era quella di fissare in una statua ferma, inerme, inanimata la magia del movimento, del sentimento, dell’emozione, con Apollo e Dafne assistiamo al perfetto incrocio tra il “prima” e la nuova intuizione di Bernini: Apollo ha un volto tutt’altro che impaurito, quasi inespressivo, invece la ninfa è in preda al panico, chiusa in un urlo visivo e percettibile. Se qualcuno pensa che le statue non possono avere espressione perché rappresentano le eternità, Bernini ci ha dimostrato il contrario dando loro movimento, o meglio… fornendo a noi, agli spettatori, delle scene teatrali simulate permettendoci di immaginare un movimento che in realtà non è, non esiste. “Il marmo è sempre stato fermo. La grandezza di Bernini è quella di fare immaginare a noi un movimento effettivo che in realtà non è mai avvenuto”, sottolinea Anna Coliva. E allo stesso modo in cui si resta pietrificati dall’inganno e dalla meraviglia delle sculture del Bernini, si resta con il fiato sospeso davanti a questa carrellata di bellezza sul grande schermo.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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