Amos Gitai presenta a Ferrara il nuovo film su Doña Gracia Nasi. E intanto si dà ai sopralluoghi

Il regista israeliano Amos Gitai sarà ospite nella città di Ferrara. Appuntamento il 18 aprile presso il Meis - Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah.

Amos Gitai (Haifa, 1950) regista, sceneggiatore, attore, architetto, presenta a Ferrara il progetto del suo nuovo film. Si tratta di un’anteprima esclusiva che riguarda la storia di Doña Gracia Nasi, la donna d’affari rinascimentale che scelse proprio la città estense per tornare alla propria cultura madre: l’ebraismo. Doña Gracia Nasi è stata una delle donne più ricche del Rinascimento e apparteneva a un antico casato ebraico, quello dei Nasi. Forzata ad essere cristiana, si chiamò per certo periodo Beatrice de Luna. Lei nacque intorno al 1510 in Portogallo dove la sua famiglia si era rifugiata dopo l’espulsione degli ebrei dalla Spagna. Gitai durante la sua permanenza in Italia farà dei sopralluoghi in vista delle riprese del film, e non mancherà d’illustrare i motivi che lo hanno spinto a puntare le sue telecamere sulla vita di questa donna che ha in senso positivo “scosso” la vita ferrarese.

GRACIA NASI E FERRARA

A Ferrara Gracia Nasi trovò un ambiente accogliente, e qui scelse di rimanere dal 1549 al 1552. In questa città e per merito della grande apertura mentale dei Duchi, tornò alla sua religione e quindi all’ebraismo. Scelse così di aiutare diverse persone a ritrovare la loro vera e originaria identità, nascosta o sepolta per il volere delle armi. Per favorire il reinserimento nell’ambiente ebraico Gracia Nasi promosse, finanziandola, la pubblicazione della Bibbia e di altre opere liturgiche in spagnolo. Ferrara fu il luogo e l’anima del progetto di rieducazione all’ebraismo condotto da Gracia Nasi. Nonostante ciò la città non fu per troppo tempo uno dei luoghi più sicuri in cui vivere se ebrei. C’è da chiedersi: quale legame esiste tra il regista Amos Gitai e Gacia Nasi? Come mai il suo interesse verso questa donna coraggiosa e a tratti rivoluzionaria? Di certo le radici culturali e religiose dei due sono le stesse: la religione ebraica e la persecuzione del proprio credo. Gitai è infatti figlio di un uomo ebreo tedesco, architetto del Bauhaus, fuggito dalla Germania nazista nel 1934 e di una donna nata nella Palestina britannica da genitori di origine russa immigrati all’inizio del secolo. Entrambi quindi hanno alle spalle storie di “immigrazione” e identità.

– Margherita Bordino

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

Scopri di più