20 anni di Casa del Jazz a Roma. Il luogo sottratto alla criminalità che è diventato polo creativo famoso nel mondo
La triste fama di Villa Osio, fino agli Anni Novanta, si legava alle cronache sulla Banda della Magliana. Nel 2001, l’edificio e il parco che lo circonda furono confiscati dallo Stato per farne un bene pubblico dedicato alla cultura…

Il 21 aprile 2005, inaugurava a Roma la Casa del Jazz. Un traguardo importante per la musica e chi la ama – la scena jazz italiana è ricchissima, e il progetto romano, negli ultimi vent’anni, ha lavorato per farla conoscere contribuendo attivamente alla crescita e alla diffusione della cultura jazzistica – ma anche per la Capitale. Proprio nel giorno del Natale di Roma di venti anni fa, infatti, con l’apertura della Casa del Jazz, la città ritrovava un luogo sottratto alla criminalità organizzata, trasformato in centro di produzione musicale ed eletto a simbolo di riscatto e della cultura della legalità. Non certo per dimenticare quello che fu – un brutto capitolo della storia romana e italiana – ma per avvalorare il potere rigenerativo dell’arte.
Le origini della Casa del Jazz. Da luogo della criminalità a centro creativo
La villa che oggi ospita la Casa del Jazz, circondata dal grande parco cui si accede da viale di Porta Ardeatina, dirimpetto alle Mura Aureliane e non distante dalla Piramide Cestia, fu infatti tra gli Anni Settanta e Ottanta la residenza di Enrico Nicoletti, cassiere della Banda della Magliana. Nel 2001, dopo un lungo iter giudiziario, lo Stato confiscò l’immobile alla criminalità organizzata, con l’obiettivo di farne un bene pubblico destinato alla cultura. E sempre a quell’anno risale l’idea di convertire Villa Osio – edificio progettato negli Anni Trenta da Cesare Pascoletti per l’avvocato Arturo Osio – in un centro dedicato al jazz, grazie a un’intuizione dell’allora sindaco di Roma, Walter Veltroni. La confisca alla malavita, che aveva alterato pesantemente i connotati architettonici e paesaggistici della villa, si concretizzò allora anche nel ripristino delle caratteristiche strutturali dell’immobile, realizzato da Pascoletti ispirandosi alla tradizione romana antica (per esempio, il portico posteriore presenta una pavimentazione musiva in bianco e nero con temi marini, ispirati all’età imperiale; mentre nel salone interno lavorò Amerigo Bartoli Natinguerra, raffigurando una veduta di Piazza Navona), con la collaborazione del paesaggista Pietro Porcinai per la sistemazione del parco. Il complesso piano di recupero storico-architettonico avviato dall’amministrazione comunale nel 2001 fu completato nel 2005, quando la villa riaprì come sede della Casa del Jazz (il parco che circonda la villa, esteso su una superficie di oltre 25mila metri quadri, è oggi liberamente aperto al pubblico, dall’alba al tramonto).
Vent’anni di Casa del Jazz. La cultura della musica come valore sociale
Vent’anni dopo, “la Casa è divenuta un punto di riferimento per la musica jazz a livello internazionale, laboratorio creativo, aperto ai giovani, testimonianza di cultura e libertà di espressione”, per dirla con le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che si è unito con un messaggio ufficiale alle celebrazioni per il ventennale dell’istituzione, diventata fiore all’occhiello dell’offerta culturale capitolina. La lapide posta all’ingresso, con i nomi delle vittime di mafia, realizzata in collaborazione con l’associazione Libera di Don Ciotti, è sempre lì, a testimoniare la vittoria rappresentata dalla restituzione del sito alla città e ai cittadini. E all’interno, creatività, impegno sociale e memoria collettiva continuano a intrecciarsi grazie al jazz, che è suono ma anche testimonianza di libertà e rinnovamento (nelle sue radici più profonde, e qui a Roma, a Villa Osio, con un significato ulteriore). Accanto a una programmazione che ha saputo dare spazio ai giovani musicisti, ospitando al contempo alcuni dei più grandi artisti del panorama italiano e internazionale, la Casa del Jazz ha lavorato e lavora anche su molte produzioni originali, onorando la tradizione del genere e insieme promuovendo la sperimentazione. Inoltre, negli anni si è consolidata l’esperienza della Jazz Campus Orchestra diretta da Massimo Nunzi, un progetto in residenza per avvicinare bambini e ragazzi (dai 7 ai 14 anni) alla musica jazz, mettendoli a confronto con un repertorio fatto di standard jazz e brani appositamente arrangiati.
Il cartellone per i vent’anni della Casa del Jazz. La programmazione Summertime 2025
E per celebrare il ventennale, l’estate 2025 sarà attraversata da una programmazione particolarmente ricca a cura di Fondazione Musica per Roma, con oltre 40 concerti in cartellone, anticipati dal doppio concerto che all’inizio di giugno ha visto di nuovo insieme Enrico Rava, Paolo Fresu, Stefano Bollani, Enzo Pietropaoli & Roberto Gatto, formazione – ribattezzata Shades of Chet – assemblata su idea di Enrico Rava nel 1998, per celebrare il decennale della morte di Chet Baker. Tra i big di Summertime 2025, la Casa del Jazz ospiterà John Scofield, Joe Lovano, Paolo Fresu, Enrico Rava, Rita Marcotulli, Fabrizio Bosso. La rassegna prosegue fino al 9 agosto, presentando nell’arco di 2 mesi le migliori proposte del jazz contemporaneo italiano e internazionale a livello europeo, dalle stelle emergenti alle nuove tendenze (New Waves), alle grandi orchestre. In programma anche tre concerti speciali che si svolgeranno nella cavea dell’Auditorium Parco della Musica: Stefano Bollani (13.07), Herbie Hancock (14.07), I Patagarri (29.07). Una stagione estiva, “tra le più ricche d’Europa per quantità e soprattutto per qualità delle proposte” sottolinea l’Ad della Fondazione Musica per Roma, Raffaele Ranucci “È il risultato di un lavoro corale, visionario, che dimostra come la musica possa essere non solo intrattenimento, ma cultura viva, ricerca, identità condivisa”. Nell’ambito della programmazione, consultabile nel dettaglio sul sito della Casa del Jazz, dal 9 al 13 luglio andrà in scena New Waves, la minirassegna dedicata alle nuove tendenze e alle contaminazioni jazz internazionali; gran finale, il 28 luglio, con le Cocorosie, duo musicale statunitense formato dalle sorelle Bianca Leilani Casady (“Coco”) e Sierra Rose Casady (“Rosie”).
Mentre l’ultimo concerto della stagione, il 9 agosto, sarà affidato alla musica della Grande Orchestra Avion Travel & Medit Orchestra diretta da Angelo Valori. In parallelo, dal 2 luglio al 5 agosto, si aprirà la XXXXV edizione del Festival I Concerti nel Parco, votato alla commistione tra generi diversi. Quest’anno, tre nuove produzioni del festival presentate in prima assoluta (Filosofà Disquisizioni comiche da divano, con Corrado Nuzzo, Maria Di Biase Matteo Saudino musiche di Paolo Damiani; Pierino il Lupo e altre storie con Orchestra Papillon e Alice Lupparelli;Maddalena sono io con Irene Maiorino, su testo di Emmanuel Exitu, musiche di Paolo Vivaldi e videoproiezioni di Franco Sorichetti) e poi appuntamenti con Wim Mertens, Carmen Souza, Sara Jane Morris, Ichiko Aoba, Paola Minaccioni, Maurizio de Giovanni e Joe Barbieri, Fabio Celenza, Alice Lupparelli.
Livia Montagnoli
Scopri di più
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati