ExtraLibera a Roma: la terza vita del cinema disegnato da Riccardo Morandi
Mentre prosegue il dibattito sul destino delle sale cinematografiche dismesse a Roma, una delle dodici disegnate in città dall’ingegner Morandi volta pagina, senza tradire la vocazione comunitaria di un tempo. Tutta la storia di ExtraLibera

Consapevolezza. Responsabilità. Azione. Hanno denominazioni che rimandano a una dimensione etica di partecipazione le sale di ExtraLibera, il percorso multimediale sul tema delle lotte alle mafie e sul movimento antimafia inaugurato lo scorso autunno a Roma dall’associazione Libera. Da allora oltre 3500 studenti hanno varcato la soglia di questo luogo, aperto alle visite di chiunque lo desideri (previa prenotazione), tra le novità della più recente edizione di Open House Roma. Una presenza non casuale, quella del sito gestito dall’associazione fondata da Don Luigi Ciotti nel palinsesto della kermesse che, ogni anno, apre gratuitamente le porte di immobili di interesse architettonico e storico nella Capitale (ma non solo). E, per capirla, è utile tenere a mente un nome: quello dell’ingegnere Riccardo Morandi.

Con Libera rinasce a Roma un cinema progettato da Riccardo Morandi
Tra il 1947 e il 1949 in via Stamira 5, nel quadrante romano che gravita attorno a Piazza Bologna, venne costruito il Cinema Teatro Bologna: uno dei dodici realizzati in città da Morandi, complessivamente autore di quasi trenta cinema nell’arco della sua carriera. Particolarmente noto per i suoi interventi su scala infrastrutturale, l’ingegnere si misurò in più occasioni con una delle tipologie edilizie in ascesa nel secondo dopoguerra, prevedendo nel caso specifico un impianto per poco più di 1500 spettatori. Di questi, 482 da disporre sulla balconata interna, per la quale adottò il “metodo” della torsione compensata. A quasi ottant’anni da allora, poco o nulla è rimasto dell’impianto morandiano e delle sue prodezze tecniche, spiegano ad Artribune gli architetti Tommaso e Luca Berretta. Con lo studio abc.lab architettura e progettazione, attivo dal 2011, e altri tecnici (l’arch. Michela Fresiello, l’ing. Gustavo Gennari per le strutture, la società GPM Ingegneria per gli impianti e l’architetto Stanislao Cantono di Ceva per il percorso multimediale e lo storytelling), a partire dal 2021 si è occupato di quella che potremmo definire come la “terza vita” del fu Cinema Teatro Bologna.










Dalla confisca di immobile all’hub di Libera per raccontare mafie e antimafia
Già negli Anni Novanta, dunque ben prima che la crisi delle sale cinematografiche di Roma alimentasse il vivace dibattito degli ultimi mesi, numerosi grandi schermi della città iniziarono a spegnersi per sempre. Il piano di ristrutturazione delle sale in disuso, promosso in quel frangente dal Comune di Roma, rese possibile il cambio di destinazione. Nel 2000, per esempio, il cinema disegnato da Morandi divenne una sala bingo e, in regime di SCIA, perse definitivamente una quota rilevante delle sue peculiarità architettoniche. Inclusa la citata galleria, demolita per consentire la realizzazione di un solaio orizzontale necessario alla nuova attività. Seguirono anni convulsi, con una prima chiusura dell’immobile nel 2003, per ordinanza del Questore di Roma a causa del disturbo arrecato ai residenti della zona. Al 2014 risale poi la confisca per bancarotta fraudolenta dell’edificio, che entrò così nelle disponibilità della Regione Lazio tra i “beni ad uso sociale secondo” la legge 109\96.

Che cos’è ExtraLibera a Roma
“Noi siamo stati coinvolti nel 2021 direttamente da Libera” raccontano ancora Tommaso e Luca Berretta, ricostruendo l’iter di un progetto culturale che non può dirsi concluso con l’apertura al pubblico dei mesi scorsi. “Don Luigi Ciotti aveva già da tempo le idee ben chiare circa il percorso multimediale da realizzare in questo luogo, che propone un’esperienza aperta alla comunità. È stata una collaborazione molto importante” proseguono. È infatti al termine del percorso di assegnazione dell’ex Cinema Teatro Bologna, nel 2020, che prende avvio il programma di rifunzionalizzazione dell’immobile, chiamato oggi ad assolvere a tre ruoli in contemporanea, come dettaglia Beretta. Da una parte, infatti, si colloca il percorso multimediale con contenuti che chiariscono protagonisti e vicende della lotta alle mafie; è stato concepito da Libera per evolvere nel tempo, grazie a progressive integrazioni e addizioni, anche sul fronte dei video proposti. In esso e nello spazio riservato a conferenze, proiezioni e dibattiti si può riconoscere la volontà dell’associazione di restituire al quartiere un punto di riferimento, declinandone la vocazione pubblica e comunitaria di un tempo ai principi del movimento antimafia. Non da ultimo, è al primo piano di questo edificio che Libera ha scelto di collocare la propria nuova sede a Roma, dotata anche di un centro di documentazione, con biblioteca-mediateca interna. Un esempio di recupero di un ex cinema che potrebbe fare da apripista ad analoghe esperienze in città.
Valentina Silvestrini
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