I dimenticati dell’arte. La storia dello scenografo Piero Gherardi  

Cinema, teatro televisione. Ecco la vicenda artistica dello scenografo che, iniziando in ambito teatrale, strinse un magnifico rapporto con Fellini, con cui portò l’Italia agli Oscar, per poi approdare anche alla televisione e contribuire al successo di Mina e della Pasta Barilla

Pasta diva: questa era l’idea che frullava nella testa dell’imprenditore Pietro Barilla, proprietario dell’omonimo pastifico, quando nel 1965 incontra a Roma Mina, la più popolare cantante della penisola. Barilla le propone di essere la testimonial dell’azienda nei brevi spot televisivi per i Caroselli. La cantante accetta subito, e il suo rapporto con Barilla durerà 5 anni. Mina sarà protagonista di una sessantina di caroselli, tra i quali spiccano quelli girati tra il 1966 e il ’67 da Piero Gherardi in luoghi legati alla modernità come cantieri industriali o stazioni ferroviarie, nei quali Mina indossa abiti dal taglio minimale, oggi conservati presso l’Archivio Storico Barilla a Parma.  

Ecco chi era Piero Gerardi 

Ma chi era Piero Gherardi (Poppi, 1909 – Roma, 1971) scelto dall’imprenditore per immortalare Pasta diva? Piero nasce a Poppi, in Casentino, da Giuseppe e Pia Bianchi. Si laurea in architettura e, mentre esercita la professione, frequenta lo studio dello scenografo Gino Carlo Sensani – il primo costumista professionale italiano – che lo introduce al mondo della scenografia teatrale, che lo appassiona fin da giovanissimo. Nel 1945, a 36 anni, disegna gli arredi del film Notte di tempesta del regista Gianni Franciolini, mentre l’anno seguente collabora con lo scenografo Maurice Colasson, per il film di Mario Soldati Eugenia Grandet. Nel 1947 realizza le scenografie per Daniele Cortis di Soldati e Amanti senza amore di Franciolini, ma l’incontro professionale che gli ha cambiato la vita è stato sul set del film neorealista di Alberto Lattuada Senza pietà (1948) del quale aveva disegnato sia i costumi che l’ambientazione, dove ha conosciuto Federico Fellini, che sarà uno dei principali fautori della sua fama internazionale.  

Il decollo della carriera di Piero Gherardi 

Negli anni Cinquanta la carriera di Gherardi prende il volo, con le scene di Napoli Milionaria (1950) di Edoardo De Filippo, seguite dalla sua prima scenografia teatrale, La Mandragola, sul palcoscenico del Teatro delle Arti a Roma nel 1953. Tre anni dopo arriva un altro successo con il film kolossal Guerra e pace, mentre nel 1957, il rapporto con Fellini si consolida con Le Notti di Cabiria, permettendo a Gherardi di sviluppare al massimo la sua creatività, basata sull’unione tra la visionarietà del regista e la fantasia dello scenografo, in grado di evocare atmosfere molto suggestive.  

Il rapporto con Fellini e gli Oscar  

Nel 1960 Gherardi vince il suo primo Oscar per i migliori costumi in bianco e nero con La Dolce Vita, mentre il secondo lo porta a casa grazie a Otto e mezzo nel 1963. Nello stesso anno, con Giulietta degli spiriti, Fellini passa al colore, e la fantasia di Gherardi si può sbizzarrire con risultati ancora più grandiosi. Un’ unione talmente felice, tra regista e scenografo, da rappresentare un caso unico nella storia del cinema italiano. Come ha scritto Stefano Masi “è certamente difficile distinguere i meriti del Fellini uomo di matita oltreché di cinema, da quelli di Gherardi, fine arredatore di gusto teatrale. Ma l’ironia degli ambienti e dei costumi che si ritrova nei film di Fellini progettati da Gherardi è assolutamente nuova rispetto al Fellini pre-Gherardi e ben lontana dal Fellini successivo, le cui future visioni si incarneranno nell’universo barocco e decadente di Danilo Donati”.  

Gli Anni Sessanta e il successo televisivo 

Negli Anni Sessanta Piero firma i costumi di film importanti come La Ragazza di Bube (1963) di Luigi Comencini, La battaglia di Algeri (1966) di Gillo Pontecorvo e L’armata Brancaleone (1966) di Mario Monicelli. Il 1966 è anche l’anno degli shorts pubblicitari per la Barilla, con la cantante Mina Mazzini. Grazie alla sua esperienza con il cinema, Gherardi manipola il volto di Mina per dare vita ad un’immagine inedita della cantante. Particolarmente innovativi gli abiti indossati dalla diva e soprattutto le scenografie: come ha scritto Romy Padovani, si tratta di “una Mina resa magica dagli abiti fantasiosi e assurdi, che in qualche caso rimandano a certi costumi di Giulietta degli spiriti”. Il suo ultimo lavoro è stato lo sceneggiato Pinocchio (1971) di Luigi Comencini, che Gherardi non riesce a vedere perché scompare pochi mesi prima dell’uscita in televisione. 

Ludovico Pratesi  

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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