Nuova scultura gigante per “Napoli Contemporanea”. Lo spagnolo Jaume Plensa a Piazza Municipio. Le foto
Dopo La venere di Pistoletto finita in fiamme e dopo il Pulcinella di Pesce che sembrava un pene, in Piazza Municipio, a Napoli, arriva una candida testa dello spagnolo Plensa. Un altro nome internazionale, un’altra scultura enorme. Sarà di nuovo polemica? Intanto le foto del montaggio e quelle della prima illuminazione notturna

Prosegue il progetto “Napoli Contemporanea”, ideato e curato per il Comune da Vincenzo Trione, nelle vesti di consulente per la cultura del Sindaco Gaetano Manfredi. Opere enormi, disseminate per le città, per un’idea d’arte pubblica che si impone tra gli snodi più scenografici del teatro urbano, dialogando con piazze ed edifici storici. È già allestita in Piazza Municipio la nuova opera, la cui inaugurazione è fissata per il 5 di giugno. Protagonista è Jaume Plensa, noto artista catalano, nato a Barcellona nel ’55, il cui linguaggio immediato, fortemente comunicativo, si consuma spesso nello spazio pubblico, scegliendo la via della monumentalità e di un radicale impatto visivo, nonché puntando su una figurazione simbolica e non iperrealista. Silent Hortense appartiene alla sua serie delle grandi teste, piazzate all’interno di importanti contesti internazionali, dall’Europa agli USA, e realizzate con materiali diversi, dal marmo al metallo, alla vetroresina, mixando tecnologie di prototipazione rapida, strumenti digitali e interventi manuali.








Napoli Contemporanea: dalla Venere di Pistoletto al Pinocchio di Jori
A precedere questo nuovo progetto artistico per Napoli è un’altra scultura, presentata lo scorso 30 maggio a Piazza Mercato – luogo che è stato spesso oggetto di interventi e iniziative di riqualificazione – e purtroppo vandalizzata pochi giorni dopo, con un lancio di uova: l’onomatopea del titolo, Oh!, è l’esclamazione di un Pinocchio alto e robusto, colto nell’istante in cui sbuca dal ceppo di legno scelto da Geppetto, scoprendo il mondo con un sussulto di meraviglia. Per l’autore, Marcello Jori, è un omaggio a una delle più belle favole di sempre, ma è anche l’immagine di quello stupore che sempre si prova dinanzi a Napoli e alle sue bellezze. La scultura sceglie il linguaggio della semplicità, cavalcando un immaginario comune, infantile, costellato di metafore, per una narrazione che arrivi a tutti: è questa, in parte, la cifra del progetto “Napoli Contemporanea”, partito nel 2023 con lo stuolo di lanterne concepite da Antonio Marras per Vico San Pietro a Majella e per le Rampe del Salvatore, oggetti costruiti con tessuti cuciti a mano dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti e sospesi in alto, lungo i due suggestivi scorci, come un sentiero di luce inscritto tra piccole arterie pittoresche, nel cuore del centro storico.
Subito dopo arrivò Lacrime di coccodrillo di Francesco Vezzoli, per il Maschio Angioino, ispirata alla leggenda che vedrebbe Giovanna II d’Angiò-Durazzo nei panni di una scaltra e crudele vendicatrice, avvezza a far sparire i suoi amanti più scomodi tre le segrete del castello, in compagnia di un coccodrillo del Nilo. Quindi fu la volta dell’iconica Venere degli Stracci di Pistoletto, in versione gigante, posizionata in Piazza Municipio: progetto a nostro avviso non risolto sul piano estetico e della relazione con lo spazio, finito poi al centro di forti polemiche dopo l’incendio (non doloso) che lo distrusse. Ancora discussioni nel 2024, con l’Arlecchino stilizzato di Gaetano Pesce, oggetto oblungo di ben 12 metri d’altezza, travolto dall’ironia del web e dall’insofferenza dei cittadini per l’evidente evocazione di una svettante, poderosa forma fallica.
I volti e i corpi di Jaume Plensa
È dunque la raffigurazione di un volto, quella che vedremo da adesso fino al prossimo agosto in Piazza Municipio. E all’idea di “volto” Plensa è senz’altro affezionato, esattamente come a quella dell’overscaling, con rappresentazioni fuori misura che dominano i contesti urbani: già nel luglio del 2004 si confrontava con gli spazi a perdita d’occhio del Millennium Park di Chicago, installandovi la sua celebre Crown Fountain, fontana contemporanea in cui due torri parallele alte 16 metri, composte interamente di led e affacciate su un enorme uno strato d’acqua, restituivano l’immagine di cittadini americani, volti qualunque dalle cui bocche zampillava l’acqua.
Dai visi ai corpi, e dal video alla scultura, per un linguaggio evolutosi nel tempo: le silhouette di Plensa sono figure umane senza nome, la cui sostanza plastica è spesso costituita da lettere, numeri, parole, note, vere e proprie cellule linguistiche aggregate. Un lavoro apprezzato dal grande pubblico, non sperimentale, sostenuto da una propria classicità formale e fedele a un gigantismo figurativo che certo impressiona.
La fanciulla silente installata a Napoli, per un costo di 98 mila euro, rimanda alle molte teste già posizionate in vari luoghi del mondo, tra piazze e musei, apparizioni tanto solide quanto eteree: il volto bianco dalle fattezze muliebri si copre la bocca con le mani, interrompendo il flusso delle parole (le stesse parole che, per le sculture di cui sopra, erano invece materia prima). Un’ode al silenzio come raccoglimento, meditazione, ascolto, restituita con un gesto comune, subito riconoscibile. L’opera domina lo spazio con quel suo candore e con le dimensioni imponenti: a emergere è il contrasto tra il frammento muto, straniato, e il rumore della città – acustico e visivo – che lo avvolge tutt’intorno.

Jaume Plensa, scolpire il silenzio
Silent Hortense era già stata presentata in Brasile, paese che ha spesso accolto i lavori di Plensa: nel 2022 alla Bienal do Mercosul di Porto Alegre e tra il 2022 e il 2023 all’interno di una personale al Museu Oscar Niemeyer di Curitiba. Ma è nel già nel 2021 che il tema del silenzio, intrecciato a quello dell’acqua, veniva affrontato dall’artista catalano, con un’opera smisurata, negli USA: “Water’s Soul” era una testa di donna, alta 24 metri, colta nell’atto di portare l’indice sulle labbra. Giganteggiava lungo il fiume Hudson, a Jersey City, idealmente ferma ad ascoltare il rumore lieve delle correnti, sospendendo con l’immaginazione il caos della metropoli. Anche in questo caso vincevano la retorica della scala incredibilmente aumentata e la sintesi del gesto eloquente. Una cifra che identifica un artista la cui carriera internazionale ha beneficiato di importanti committenze pubbliche; un artista certamente avvezzo a misurarsi con progetti complessi e con luoghi imponenti da studiare e reinventare.
Per Napoli una nuova prova nel segno della riqualificazione urbana e della costruzione di narrazioni pubbliche contemporanee, in dialogo con i cittadini e con la straordinaria costellazione di memorie, segni e simboli della città.
Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati