Non chiamateci figli di Warhol. Dicono i Three Amigos

Three amigos sono arrivati a Roma. Si chiamano Dash Snow, Dan Colen e Nate Lowman. Il New York Magazine nel 2007 li definì, in un articolo che a loro non piacque, “i figli di Warhol”. Ora Massimo De Carlo li fa sbarcare in tre sedi capitoline, con una “appendice” nientemeno che da Gagosian.

Età media trent’anni, newyorchesi, lavorano con quello che trovano nel mondo in cui vivono: oggetti, giornali, pezzi di televisioni, icone, segnali stradali, materiali umani. Riusano gli oggetti per creare il loro presente e lo fissano su una tela, grande, piccola, di tutte le dimensioni, com’è la realtà.
Visitare le loro personali, da oggi a Roma, è come vagare in una città e fermarsi a guardare dei dettagli. Quattro i luoghi della capitale che li ospitano. Per il progetto Three Amigos, ideato da Massimo De Carlo e curato da Ludovico Pratesi, che li porta a Roma in contemporanea, si aprono il Macro, con il video Secret Snow di Dash Snow (l’artista è scomparso nel 2007), l’American Academy, con trenta inediti pop di Nate Lowman, e la meraviglia barocca di Palazzo Rospigliosi, che ospita un divertente dialogo tra classico e contemporaneo fra le tele secentesche affrescate da Giovanni Mannozzi da san Giovanni sul tema degli episodi epici dei ratti (ratto di Proserpina, ratto di Anfitrite e ratto d’Europa) e quelle di Dan Colen, in bianco e nero, con esclamazioni e tele tipo fumettone.

Dan Colen still from Dan Colen Peanuts 2010 ©Dan Colen Courtesy Gagosian Gallery e1316518650718 Non chiamateci figli di Warhol. Dicono i Three Amigos

Dan Colen - Dan Colen Peanuts - 2010 - still da video - courtesy Gagosian Gallery

Un altro Colen, e sembrano due artisti diversi, accoglie lo spettatore nella galleria di Larry Gagosian con Trash, contemporaneità su tela. Tele grandi quasi a parete, che raccontano fra gli altri il Memory Motel con un pezzo di lampadario e un ombrello e la Hand of Fate con una cascata di colore che fa precipitare in pezzi una televisione.


Se la vita di Dash Snow fu un po’ sopra le righe, e a volte la sua estetica provocatoria e metropolitana scandalizzò alcuni critici, pur lasciando un segno indelebile nell’arte contemporanea americana, il video Secret Snow (dal nome della figlia), girato in Super8 e presentato al terzo piano del Macro, è qualcosa di diverso. In tredici minuti, Snow – che aveva cominciato a lavorare con i video – racconta senza sonoro un rapporto familiare. La sua compagna e la figlia di pochi anni passeggiano in campagna in un paesaggio a tratti lunare, sfumato, irreale, e lo stile di ripresa di immagini volutamente sfocate dà corpo a un’opera onirica, intima e intensa. Quasi a voler sottolineare, con questo stile, la marcata differenza con l’altro mondo di Snow, fatto di eccessi, droga e sesso.

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Dan Colen - veduta della mostra presso Palazzo Rospigliosi, Roma 2011 - photo Matteo Piazza - courtesy Massimo De Carlo, Milano

Il migliore amico di Snow, Dan Colen, e siamo a Palazzo Rospigliosi, cambia tono rispetto alle opere esposte da Gagosian e instaura un dialogo pensato per e con il luogo, con le volte secentesche affrescate e con lo spettatore. Ed ecco una serie di fumetti in stile Pop Art che interagiscono con le scene classiche, trasformandosi in “Oh Boy, Oh God, Oh Dan!” che cozzano con lo spazio ma colpiscono il visitatore.
Per la sua prima personale in Italia, Nate Lowman, in mostra all’America Academy, ha lavorato tutta l’estate creando circa trenta opere inedite che raccontano i suoi diversi stili.  C’è sempre il lavoro sulle icone, sulle celebrities e sul mondo dei media che ritorna come critica forte in tante opere. Dalla grande serigrafia sulla foto di una pubblicità di Julia Roberts fino agli studi a olio su tela sulle immagini della moglie di O. J. Simpson, vendute all’indomani della morte da sua sorella.

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Dash Snow - Sisyphus, Sissy Fuss, Silly Puss - 2009 - still da video

Ma ci sono anche i teli da lavoro, quelli che si mettono a copertura del pavimento quando un artista lavora, che diventano protagonisti su parete e mostrano il suo lavoro: le impronte delle scarpe, quelle dei barattoli di vernice, la colla. Insomma, quello che doveva essere scarto viene illuminato come opera. L’effetto è meno dirompente e forse più frastagliato delle altre due mostre dei Three Amigos.

Per Roma, comunque, è un’iniezione di vitalità contemporanea: un inizio di stagione niente male. Come si legge su un tatuaggio sul braccio di Dan Colen, “Everything and nothing”. Forse è questo che volevano dirci.

Geraldine Schwarz

Roma // fino all’11 dicembre 2011
Three Amigos – Dash Snow
a cura di Ludovico Pratesiwww.macro.roma.museum
Roma // fino all’11 ottobre 2011
Three Amigos –
Nate Lowman
a cura di Ludovico Pratesiwww.aarome.org
Roma // fino all’11 dicembre 2011
Three Amigos –
Dan Colen
a cura di Ludovico Pratesiwww.massimodecarlo.it

Roma // fino al 29 ottobre 2011
Dan Colen – Trash
www.gagosian.com


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