Mon Dieu! Chiude il Palais de Tokyo! La crisi decima pure i musei d’oltralpe? Macchè. Tutta un’altra storia, da quelle parti…

E se in Italia i musei chiudono, o fanno comunque fatica a tirare avanti, stritolati da tagli finanziari, gabbie burocratiche e mala gestione, oltre confine la storia è tutta un’altra. In Francia, per esempio, dove in barba alla crisi e in virtù dell’incontrastabile grandeur, lo Stato non lesina sui fondi per una ristrutturazione eccellente, rinviata […]

E se in Italia i musei chiudono, o fanno comunque fatica a tirare avanti, stritolati da tagli finanziari, gabbie burocratiche e mala gestione, oltre confine la storia è tutta un’altra. In Francia, per esempio, dove in barba alla crisi e in virtù dell’incontrastabile grandeur, lo Stato non lesina sui fondi per una ristrutturazione eccellente, rinviata negli anni, ma finalmente partita. Il Palais de Tokyo, fiore all’occhiello della Ville Lumiére, si appresta a espandersi nella sua ala Ovest, allungandosi fino alla Senna. Arriva così l’annuncio di una momentanea sospensione delle attività: “fermé”, da febbraio ad aprile, per lavori in corso.
Più che di restauro, trattasi di un intervento di riqualificazione ed ampliamento che consentirà al centro d’arte contemporanea parigino di raddoppiare i suoi spazi espositivi, guadagnando circa 9.000 metri quadrati. La zona interessata, circoscritta al pianterreno del palazzo e ribattezzata “friche” (terra incolta), sarà completata – assicurano – entro un anno. I biblici cantieri “Italian style”, con tanto di sotterranee derive appaltistiche, se a Parigi non saranno proprio fantascienza, quantomeno non rappresentano la norma.
Ed è stato il governo francese a volere fortemente questi interventi, deliberati già nel 2006. Il Ministro della Cultura e delle Comunicazioni Renaud Donnedieu de Vabres aveva allora affermato che “un progetto globale e coerente” sarebbe stato sviluppato, “al fine di fornire un’apertura a settori quali cinema, design e moda, oltre alla presentazione di mostre monografiche dedicate ad autori francesi viventi e di opere provenienti da collezioni pubbliche e private.” Fu poi il Ministro Frederic Mitterand a nominare come responsabili del progetto di restyling gli architetti Lacaton e Vassal, gli stessi che avevano lavorato all’attuale struttura.
Riapertura in pompa magna, dopo il temporaneo stop, prevista per la primavera del 2012, in occasione della Triennale di Parigi, grande evento d’arte contemporanea che, nelle due precedenti edizioni, aveva trovato ospitalità presso il Grand Palais.
Se dunque in Italia, in tempo d’elezioni (che siano amministrative o nazionali) tutto pare congelarsi dentro una inquietante bolla d’aria, in attesa dei nuovi assetti – a parte certe trovate propagandistiche acchiappavoti -, i cugini francesi, al contrario, non smettono di investire e di lavorare. Anche nel delicato passaggio tra un governo e l’altro.
E del resto – ne abbiamo parlato di recente – SarkozyHollande la loro campagna se la stanno giocando con finezza, anche sul fronte culturale. In un dibattito che comunica, forte e chiaro, la qualità di una dialettica reale sui programmi e la concretezza di due visioni politiche differenti ma altrettanto consapevoli. Scoccia dirlo, ma se in Francia hanno un po’ di puzza sotto al naso qualche ragione di fondo, magari, ci sarà pure…

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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