999 domande sull’abitare contemporaneo. In una mostra a Milano

Sviluppato grazie a una rete di co-curatori provenienti da vari ambiti disciplinari, il progetto di Stefano Mirti racconta come sta cambiando la casa. E conta sull’interazione del pubblico per esprimere appieno il proprio potenziale.

Vietato non toccare”, ammonisce Stefano Mirti introducendo la mostra da lui ideata e curata che apre il palinsesto annuale della Triennale di Milano. Vietato, aggiungiamo noi, non mettersi in posizione d’ascolto e non essere pronti ad accogliere le storie che le case ci raccontano. 999 domande sull’abitare contemporaneo è prima di tutto una mostra à la carte. Ciascun visitatore è chiamato a comporre il suo catalogo assemblando una serie di brochure dai formati disparati, scelte tra quelle messe a disposizione su un tavolo, e facendole rilegare sul posto nella “stamperia domestica” allestita da Torino Print Club. Il coinvolgimento del pubblico è un ingrediente fondamentale, data l’abbondanza di spunti tra i quali ci si trova a navigare e considerato che, a parte alcuni elementi in grado di calamitare immediatamente lo sguardo ‒ come l’installazione immersiva di apertura composta da 128 mini-monitor sincronizzati ‒, la parte più interessante è quella che non si vede. Le storie, per esempio, quelle raccolte in una serie di libretti stampati da Mariagiovanna Di Iorio sfruttando la tecnica del self-publishing di Amazon oppure quelle nascoste dietro le facciate delle case popolari di Milano e scovate dagli studenti della NABA nell’ambito del progetto di ricerca Abitare Pop, o ancora le idee sul futuro delle nostre città che emergono nel dialogo ironico tra le fondatrici del collettivo Apparatus 22 e i visitatori nel corso di una performance ispirata a un’antica usanza delle campagne rumene basata sullo scambio di battute e indovinelli attorno a un tavolo nelle fredde giornate d’inverno, parte di un progetto sulle residenze artistiche organizzato da BASE Milano.

999. Luciano Matus, El nido. Installation view at La Triennale di Milano, 2018

999. Luciano Matus, El nido. Installation view at La Triennale di Milano, 2018

TECNOLOGIA, COSTUME, SOCIETÀ

Il progetto espositivo nasce da una serie di domande sulla casa, intesa in senso esperienziale piuttosto che fisico, raccolte anche tramite una serie di profili social associati all’iniziativa, e dalla volontà di avviare una riflessione sull’innovazione nell’abitare seguendo un movimento che corre lungo i tre assi della tecnologia, del costume e della società. Un campo di indagine vasto in cui convergono design e ingegneria, architettura e sociologia. “Non si tratta, però, di una mostra sulla casa del futuro”, spiega Mirti, che nella sua vita professionale ha praticato spesso e volentieri la multidisciplinarità, passando con agilità dalle lezioni al Politecnico ai social media di Expo 2015, “perché il futuro è già tra noi e possiamo vederlo in molte delle esperienze raccolte in questo palinsesto”.

999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo. La Triennale di Milano, 2018. I sottocuratori della mostra

999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo. La Triennale di Milano, 2018. I sottocuratori della mostra

REGOLE E PARTECIPAZIONE

“Palinsesto” è davvero il termine più appropriato, dal momento che la mostra evolverà giorno per giorno con la partecipazione di figure diverse e che il primo piano della Triennale sarà sede di numerose attività collaterali ‒ letture, laboratori per adulti e per bambini, performance. L’approccio curatoriale, non tradizionale, è un altro elemento di novità: Stefano Mirti agisce quasi come un programmatore informatico, distribuisce un set di regole ai suoi co-curatori ‒ “tanti, più di cinquanta, e giovanissimi” ‒ e innesca un meccanismo destinato a svilupparsi in maniera autonoma. Il risultato finale dipenderà dall’operato di ciascuno dei co-curatori ‒ selezionati tra artisti, attivisti, centri di ricerca, scuole, grandi corporazioni, piccole imprese… tutti nodi della tessitura nella quale ci muoviamo e agenti del cambiamento in atto ‒ ma anche dagli spettatori, e da quanto saranno disposti a mettersi in gioco.

Giulia Marani

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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