#MeToo: come il mondo dell’arte guarda la rivolta delle donne che fa tremare lo showbiz?

Continua l’inchiesta di Artribune sul movimento #MeToo. Questa volta incontriamo Anna Maria Crispino, direttore della rivista Leggendaria. Libri Letture e Linguaggi e tra le organizzatrici della I° Fiera dell’editoria delle Donne a Roma.

#MeToo. Anche io. Che significa: anche io ho subito molestie, anche io sono stata o stato importunato, anche io ho subito pressioni, soprattutto sul mondo del lavoro. Un fenomeno, questo, cominciato con l’ormai famigerato caso Harvey Weinstein lo scorso ottobre e poi ricaduto a cascata su tutto il mondo dello spettacolo, della cultura e dell’arte. Sembrava una moda passeggera, o un ghiribizzo del momento e invece in nome del #MeToo sono cadute un sacco di teste. Anche quelle più blasonate. Se ne è parlato a lungo su queste colonne, se ne parlerà anche alla Fiera dell’editoria delle Donne, un evento di quattro giorni a ingresso gratuito che si svolgerà a partire dall’8 marzo -la giornata dedicata a tutte le signore del mondo -, nella Casa Internazionale delle donne (oggi a rischio di chiusura) a Palazzo del Buon Pastore a Roma, nel cuore di Trastevere.

Femen a Piazza San Pietro, bloccate dai poliziotti nel 2014

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L’EVENTO

Ad ideare la manifestazione Maria Palazzesi e Giovanna Olivieri dell’Associazione Archivia, Anna Maria Crispino della rivista “Leggendaria”, Marina Del Vecchio della Casa Internazionale delle donne, Stefania Vulterini della collana “Sessismoerazzismo” di Ediesse edizioni, con l’obiettivo di sottolineare i passaggi e le competenze donne nella filiera del libro d’autrice, ma anche di creare una sorta di aggiornamento sul tema. Feminism, così si intitola la prima edizione della fiera, si svolgerà fino all’11 marzo con oltre 70 stand, presentazioni di collane dedicate come DeriveApprodi, Donzelli, Empiria, E/O, Fandango, Luciana Tufani,  ManifestoLibri, Meltemi, minimum fax, Nottetempo, Sinnos, Vanda e Publishing e molti altri ancora. Ma ci saranno anche talk, conferenze, riflessioni, mostre. Del #MeToo si discuterà domenica 11 marzo in un dibattito che affronterà il tema dello stato dell’arte dei femminismi: battaglie, successi, conflitti dal ’68 fino ai giorni nostri. Ne abbiamo parlato con Anna Maria Crispino, direttore rivista Leggendaria. Libri Letture Linguaggi e direttore editoriale della Iacobelli editore, tra le organizzatrici della I° Fiera dell’editoria delle Donne (Roma, 8/11 marzo 2018) e promotrice dell’incontro.

Che idea ti sei fatta del movimento #MeToo? Che posizione assumi rispetto a questo spontaneo movimento di idee e alle denunce che ne sono seguite? Cosa ne pensi?

Il fenomeno #metoo pare nato spontaneamente, quasi per caso, ma è il risultato di una forte e crescente presa di coscienza delle donne. Lo dice bene la copertina di fine d’anno nel settimanale Time proclamando le “Silence Breakers” come “Personaggio dell’anno”: quelle cinque donne sono state le prime a rompere il silenzio su un fenomeno che era noto e diffuso da tempo nel mondo del cinema ma che sembrava una regola del gioco da rispettare per poter lavorare in quel settore. Un settore privilegiato certo, ma le molestie sul lavoro sono una pratica antica e pervasiva da quando le donne sono entrate nella sfera pubblica, cioè quella del lavoro – basti pensare a tanta letteratura anche Italiana sulle serve, le maestre, le contadine, le operaie ricattate dai rispettivi padroni o superiori. Ebbene parlare, dirlo, denunciarlo è un gesto di grande potenza.

La rivista Leggendaria

La rivista Leggendaria

Molti si domandano “perché proprio ora?”…

A chi si chiede perché non sia accaduto prima si può facilmente rispondere perché ora le donne sono in tante, la solidarietà conta moltissimo ed essere credute, anche quando non c’è di mezzo un tribunale, è un dato di maggiore forza. Il fenomeno era nato negli Stati Uniti già negli anni Novanta, ma la visibilità che hanno le attrici ha consentito che si diffondesse a macchia d’olio, tanto che ora ci sono gruppi di #metoo in Paesi un tempo impensabili, come la Cina e l’Arabia Saudita, come raccontiamo nel numero di marzo di Leggendaria che sarà presentato alla 1°Fiera dell’editoria delle Donne.

Siamo appena entrati nel 2018, a tuo parere nel sistema dell’arte e della cultura italiano le donne sono considerate allo stesso livello degli uomini?

Le statistiche sulla cultura italiana ci dicono che viviamo in una sorta di paradosso: la maggioranza assoluta delle persone che leggono sono donne – e anche il numero delle scrittrici pubblicate è aumentato vertiginosamente a partire dagli anni Settanta – eppure le opere a firma femminile sono meno recensite, meno presenti ai premi letterari. Lo stesso mi pare accada nel campo dell’arte, dove la maggioranza delle persone che visitano le mostre sono anch’esse donne. Nell’uno e nell’altro caso, prevale però una certa sottovalutazione della creatività femminile: fioriscono periodicamente oziosi dibattiti sulla “qualità” della produzione delle donne, accusata, spesso da critici maschi, di essere sentimentale, leziosa, leggera, intimista: insomma “femminile” come se l’aggettivo stesso designasse un genere “minore”. Per quel che riguarda la scrittura ad esempio, credo che la Fiera dell’editoria delle donne dimostrerà non solo il livello ma anche la ricchezza e la varietà del settore.

E all’estero?

Dipende, nei paesi di area anglofona mi sembra che la situazione sia ormai sgombra da pregiudizi: se guardate le classifiche settimanali dei best-seller in Gran Bretagna, ad esempio, capita sempre più spesso che i libri scritti da donne siano in cima alla lista, come negli Stati Uniti, Australia, Sud Africa anche perché il mercato editoriale è favorito dalla presenza di case editrici multinazionali e dal grande sviluppo dei Women’s Studies nelle università. In Francia, in Germania e nei paesi di area ispanica la situazione è più simile alla nostra, anche perché mi pare che, come da noi, ci siano maggiori resistenze da parte delle cittadelle delle “letterature nazionali” e dei loro “canoni”. Ma il futuro credo che ci riserverà grandi sorprese da Paesi asiatici come la Cina e l’India, un mercato sterminato per milioni di futuri lettori e lettrici.

Credi che certi comportamenti nel tempo abbiano subito dei cambiamenti di rotta, ad esempio con l’avanzare delle nuove generazioni? I più giovani rispettano maggiormente le donne?

Sì, mi pare che ci sia un processo lento ma costante di maggiore rispetto nelle nuove generazioni, ragazzi e ragazze studiano e crescono insieme con meno pregiudizi. Anche se una parte dei giovani maschi, i più fragili e insicuri, soffrono la messa in discussione dell’idea di “virilità” che ancora circola a livello culturale e sociale. Penso agli episodi di bullismo, alle violenze, ai femminicidi. O persino alle stragi nelle scuole americane compiuti spesso da giovani uomini rabbiosi. I cambiamenti sono sempre difficili e spesso, accanto agli aspetti positivi, possono portare reazioni negative.

Cosa vorresti che questa rivoluzione di pensiero e di atteggiamenti portasse ad esempio nel mondo dell’arte e della cultura?

La rivoluzione ha già portato cambiamenti significativi, vorrei che se ne cogliessero di più i segnali e che nei campi in cui operiamo, nell’arte e nella cultura, ci fosse maggiore consapevolezza che sono fenomeni che vanno accompagnati, incoraggiati, sostenuti con convinzione. Una maggiore valorizzazione delle donne non può che arricchire tutti.

Santa Nastro

http://www.casainternazionaledelledonne.org/

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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