Si chiama Futuro la novità assoluta della fiera ARCOmadrid. Intervista con Chus Martinez

La vera novità di ARCOmadrid 2018 è la sezione #Futuro. Ne abbiamo parlato con Chus Martínez, curatrice spagnola e figura tra le più in crescita in assoluto dell'arte contemporanea internazionale.

ARCOmadrid quest’anno ha scelto una linea di investigazione diversa, innovativa, proponendo, al posto del Paese invitato, l’approfondimento di un concetto filosofico: “Il futuro non è ciò che succederà, ma ciò che faremo”. La sezione #Futuro consiste in uno spazio espositivo ibrido creato all’interno del padiglione sette, a metà tra la galleria e la mostra collettiva in un museo, dove predomina il colore verde prato per emergere sul panorama omogeneo degli stand bianchi.  La sezione è curata da tre donne: Chus Martínez insieme con Elise Lammer e Rosa Lleó. Minuta ed elegante, Chus Martínez (La Coruña, 1972) è attualmente direttrice dell’Accademia FHNW d’arte e disegno di Basilea, ma ha già alle spalle una traiettoria professionale prestigiosa come co-commissaria della tredicesima edizione di dOCUMENTA Kassel, conservatrice del Museo del Barrio di New York e del Macba di Barcellona. Tra i suoi prossimi impegni, la mostra Metamorphoses, che si inaugura in marzo al Castello di Rivoli.

Futuro, la sezione a cura di Chus Martinez

Futuro, la sezione a cura di Chus Martinez

LE PARTECIPAZIONI

La sezione #Futuro riunisce opere di artisti di generazioni, provenienze geografiche e linguaggi artistici diversissimi fra loro. Dai meravigliosi quanto sconosciuti bozzetti di moda di Salvador Dalí alla poetica installazione in ferro battuto e banchi di scuola del giovane artista kossovaro Petrit Halilaj, premio Mertz 2017; dalla serie di frottage informali del croato Goran Trbuljak agli ironici interrogativi concettuali dello slovacco Julius Koller (1939-2007), fino alle multicolori installazioni di matrice fortemente latinoamericana del collettivo brasiliano Opavivará e della cilena Patricia Dominguez. Due le gallerie italiane selezionate dal team curatoriale. Laveronica, spazio di Modica, espone Product Recall: an Index of Innovation, interessante lavoro della pachistana Maryam Jafri (1972) che tratta con delicatezza il tema della caducità dei prodotti del consumismo ritirati dal mercato. Il gallerista napoletano Umberto Di Marino presenta invece a Madrid il YWY The android, video dello scrittore e artista portoghese Pedro Neves Marques (1984) che riflette sulla capacità di adattamento dell’essere umano ai mutamenti della natura che l’uomo stesso ha provocato.

Com’è nata l’idea di dedicare una sezione al futuro?
La direzione di Arco ha espresso la volontà di un cambio, di prescindere da un’idea geopolitica per creare un contesto diverso, dentro e fuori dalla fiera. Il futuro è un concetto che, nell’arte contemporanea, potrebbe sembrare ovvio, ma sul quale in realtà è molto complicato riflettere, con gesti e mezzi peraltro minimi. Non si può pensare al futuro solo in termini di temporalità, ma anche come forma di intendere la relazione tra ciò che facciamo e il mondo di aspettative che si apre davanti a noi attraverso una pratica determinata, in questo caso quella artistica. Il futuro non è una prospettiva univoca, come suggerisce la logica dell’industria, ma ci sono tanti futuri quanto sono le diverse individualità.

Futuro, la sezione a cura di Chus Martinez

Futuro, la sezione a cura di Chus Martinez

Quali sono le caratteristiche dell’allestimento, firmato dall’architetto Andrés Jaque?
Abbiamo pensato insieme, come in un gioco di ping pong fra le idee, di costruire un concept spaziale ben identificato, con un pavimento sopraelevato per portare le opere più vicino all’illuminazione e creare così un effetto di maggiore intimità, per meglio contestualizzare l’arte e permettere che i lavori dialoghino fra loro. Qui il pubblico sembra addentrarsi con piacere, perché la fruizione è più immediata, più viva. Sarebbe bello ripetere l’esperimento in futuro, magari ampliando i metri quadrati a disposizione.

Futuro, la sezione a cura di Chus Martinez

Futuro, la sezione a cura di Chus Martinez

I galleristi invitati sono presenti accanto alle opere degli artisti che rappresentano. Ma la maggior parte non hanno uno stand in fiera. Si tratta di una nuova formula?
Alcune delle opere che abbiamo selezionato, come l’enorme olio su tela raffigurante un dinosauro di Hugo Canoilas o il Teatro Impossibile di Álvaro Urbano, sono state pensate site specific per la sezione #Futuro. Altre sono in dialogo fra loro, come i grandi acrilici di Adriana Minoliti, giovane pittrice argentina che si ispira alla cultura digitale, e le fotografie di Barbara Kasten, che ha sempre lavorato con l’analogico per arrivare poi al digitale. Pochi sanno invece che Dalí era un appassionato di fisica quantica e alla fisica quantica si ispirano i disegni commestibili, come il Corpo di Cristo, su carta di riso di Eduardo Navarro. Poi ci sono le performance (di Ramaya Tegegne e di Alvaro Urbano), realizzate in occasione del seminario “Il futuro: oltre la sfera di cristallo”. Abbiamo scelto perciò di presentare non solo lavori usciti dai magazzini delle gallerie, ma di offrire al pubblico un contesto espositivo insolito, dove i galleristi si presentassero al fianco delle installazioni in maniera diversa, quasi informale e più aperta. 

-Federica Lonati

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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