Fruit, Setup e Paratissima: tutte le immagini delle fiere collaterali ad Arte Fiera Bologna

Abbiamo visitato per voi le fiere collaterali ad Arte Fiera Bologna. Ecco le immagini e il nostro punto di vista sulle manifestazioni che arricchiscono il panorama dell’art week emiliana.

La prima a rompere “il monopolio” a Bologna è stata Setup, poi nel frattempo sono arrivate le altre, Fruit e Paratissima, tutte con taglio differenti e molte novità in programma.

SETUP

Ha giovato, ad esempio, il cambio sede di Setup, migrato dagli spazi tristanzuoli dell’Autostazione allo storico palazzo bolognese Palazzo Pallavicini, che a detta di alcuni espositori “è più gioioso e godibile”, permettendo alle proposte di qualità di emergere rispetto a quelle dimenticabili. Collocato nel cuore del centro storico di Bologna, in via San Felice, a due passi dalle due Torri e da Piazza Maggiore, l’edificio è un’elegante dimora settecentesca originaria del XV secolo che, nonostante la forte connotazione, ha saputo accompagnare in maniera discreta nelle sue tredici stanze 39 espositori (un taglio drastico rispetto ai 60 partecipanti dell’anno scorso), di cui 34 gallerie d’arte e 5 fra case editrici, fondazioni e altre realtà che supportano la cultura e l’arte in Italia come Fondazione Tiziano Campolmi (Bologna), Fondazione Rocco Guglielmo – MARCA Museo delle arti di Catanzaro (Catanzaro), Il Rio Edizioni (Mantova), Kooness (Milano), NFC (Rimini). Da segnalare il percorso diffuso tra gli stand Break, concepito dalla curatrice Manuela Valentini come “una mostra che vuole rompere con l’abitudine di creare format espositivi in dialogo col luogo che li ospita”: infatti, ogni opera scelta nella rosa degli artisti proposti dalle gallerie espositrici non aveva niente a che fare col tema della fiera, cioè l’attesa.

PARATISSIMA

Accanto a SetUp – dedicata alla promozione delle gallerie che investono su talenti emergenti – formato ridotto anche per l’assoluta novità del panorama fieristico bolognese, Paratissima che, direttamente da Torino, ha deciso di testare la piazza di Bologna per provare a fare un salto di qualità. Su 130 candidature ricevute, la selezione della direzione artistica di Francesca Canfora ha dato una sforbiciata considerevole al numero di artisti emergenti, raggiungendo la quota di 87. La location dello IAAD, proprio accanto all’Autostazione, ha poi sicuramente dato un valore aggiunto alla presentazione della proposta artistica: un open space di 1000 mq completamente riconfigurato con stand tagliati su misura. Da segnalare l’apertura ai talenti emergenti di altre discipline come la musica: Off the Corner, un format di live sessions in versione semi-acustica di band locali; e la performance materico-musicale Dynamic Noise dei bolognesi Rumore Bianco con reazioni e ri-creazioni di liquidi e materie cromatiche e musica dal vivo.

FRUIT

Con l’edizione numero sei di Fruit Exhibition, il “formato libro” passa definitivamente in minoranza. Pochi, pochissimi gli oggetti inquadrabili in questa definizione e, anche laddove la presenza di un dorso, una prima e una quarta di copertina possono ingannare, basterà sfogliare il “libro” per scoprire che per esempio è un raccoglitore, come nella pubblicazione fotografica sullo sviluppo urbano curata da Matt Pleizer di Monorhetorik, di fatto un faldone di poster perfettamente ripiegati. Anche magazine e pubblicazioni periodiche risentono di un’analoga destrutturazione; in tal senso esemplari sono i due numeri di Kulturfolger, in cui il primo è un’esplosione visiva di bandelle e pagine ripiegate come un libro a fisarmonica – o leporello, per restare nella terminologia editoriale – mentre il secondo è un esercizio tutto tipografico, dove scelta e dimensioni del carattere definiscono anche il “peso” del contenuto. Dai fumetti autoprodotti – imperdibile lo stand di Manticora Autoproduzioni, con una gadgettistica di grande humour e altrettanto appeal – all’architettura illustrata dei veneziani di Studio Saòr; dalle illustrazioni di Giada Fuccelli, che altro non sono se non i singoli frame delle sue animazioni, alla Queer Culture Illustrated Guide – tra le migliori proposte della sezione Let’s Queer, insieme al mensile La Falla dello storico Cassero di Bologna – a sorprendere è l’accuratezza con cui singoli creatori o piccoli gruppi concretizzano progetti editoriali fatti e finiti, spesso di notevole complessità tecnica. Una varietà di proposte che ci porta a rivedere concetti quali “underground” e “fanzine” come sinonimi di approssimazione e inesperienza.

– Claudia Giraud e Caterina Porcellini

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