Milano. Una città che sale ancora?

Abbiamo chiesto agli editori di analizzare con noi presente e futuro di Milano, la città che sembra essere in crescita più di altre, soprattutto per ciò che riguarda l’immaginario culturale. Quali le prospettive? E le opportunità? Gli editori rispondono con voci dentro e fuori da quel coro che identifica Milano come una città che sale.

GIOVANNA SILVA – HUMBOLDT BOOKS

Giovanna Silva (Humboldt Books)

Giovanna Silva (Humboldt Books)

È uso comune dire che Milano vive un momento molto positivo, che sta diventando una scelta di vita per molti che vengono da fuori. Può darsi. Noi a Milano siamo nati e cresciuti e qui nel 2012 abbiamo fondato Humboldt Books con una prospettiva internazionale, ma con forti radici locali.
Di questa Milano ci piace la voglia di fare, la possibilità di trovare alleanze trasversali, la disponibilità di molte persone ad aprire le porte, l’attitudine a guardare in ogni caso verso il futuro. Meno ci piace un certo conservatorismo delle istituzioni, il mantra “non ci sono soldi” (non è vero!), la difficoltà a distinguere i metalli preziosi dalla fuffa. Vorremmo sponde istituzionali più salde, aziende pronte ad ascoltare nuovi progetti di comunicazioni, spazi meno provvisori per mostrare e presentare i nostri libri.

www.humboldtbooks.com

EDOARDO BONASPETTI – MOUSSE

Edoardo Bonaspetti (Mousse)

Edoardo Bonaspetti (Mousse)

È una consapevolezza ormai condivisa: stiamo vivendo un periodo migliore. I fattori sono molteplici: dalle risorse economiche al generale clima di rinnovamento culturale. Purtroppo parte di questa energia è stata assorbita dal ristagnamento di un Paese che ha spinto attività e imprese a trasferirsi a Milano in cerca di un terreno più favorevole. Sarebbe auspicabile che questa energia centripeta si consolidasse e potesse irradiarsi presto in altre città.
Il contesto milanese è anche il risultato del lavoro virtuoso di molti soggetti. Penso ai programmi e agli investimenti delle Fondazioni (Prada, Pirelli HangarBicocca, Trussardi…), alla fiera miart, allo storico sistema privato delle gallerie e a quello pubblico. Tuttavia è ancora debole la spinta dal basso: di giovani gallerie ne aprono troppo poche, anche se fa ben sperare la crescita di realtà non profit come Fanta o Armada. In questo senso, bisogna spingere su un’economia culturale più consapevole e diffusa, incentivando l’educazione al contemporaneo che integri nuovi modelli di collaborazione tra gli artisti e la committenza.

http://moussemagazine.it

MICAELA ACQUISTAPACE – JOHAN AND LEVI

Micaela Acquistapace (Johan and Levi)

Micaela Acquistapace (Johan and Levi)

Milano sta vivendo un momento di grande respiro, nuovo vero centro della vita culturale italiana in grado di catalizzare attorno a sé energie e stimoli che non trovano in altre città un terreno altrettanto fertile. Il Comune di Milano sta sostenendo in modo proficuo la grande offerta proveniente dai privati, che hanno effettivamente cambiato in pochi anni il volto della città, e si confronta con le difficoltà di un’apertura territoriale alla nuova entità “metropolitana”, forse il punto più critico per creare veramente valore culturale in uno scambio continuo.
Ci sono quindi occasioni da non perdere per rendere ancora di più Milano un polo internazionale che parli a tutti e rappresenti tutto il Paese. La crescita delle fiere e degli eventi culturali con base a Milano (miart, bookcity, museocity, la nuova fiera Tempo di libri, solo per citarne alcune) sono lo specchio di questo fervore. La vera sfida sarà dar loro vita duratura e solida, senza cadere in una bulimia senza qualità.

www.johanandlevi.com

GIANNI ROMANO – POSTMEDIA BOOKS

Gianni Romano (Postmedia Books)

Gianni Romano (Postmedia Books)

Il futuro di Milano sembra sempre più in direzione di una città davvero contemporanea, che dialoga alla pari con altre città europee. Il Salone del Mobile e le tante Fashion Week ormai sono eventi che hanno superato la tipologia fieristica, sono quasi momenti ludico-turistici in cui l’eccellenza risplende, le nuove architetture milanesi vincono premi dappertutto, Fondazione Prada e HangarBicocca continuano una programmazione di livello, ma… a livello pubblico è rimasto solo il PAC come centro di resistenza dell’arte contemporanea. Think Culture is Expensive? Try Ignorance.
Milano è contemporanea sotto molti aspetti, tranne che nella fruizione dell’arte. Soffriamo ancora l’eredità di mentalità antiche che chiamano a gestire i programmi culturali persone che rincorrono grandi nomi e grandi eventi, che ignorano il semplice fatto che tutta l’arte è stata contemporanea, che l’ignoranza si sconfigge con l’educazione, sono quelle stesse persone che confondono i mediatori culturali con gli stagisti, che pensano alla cultura solo in termini di costi superflui e che non capiranno mai come intraprendere cultura, incapaci di capire che lo sviluppo di nuove professionalità nel campo dei beni culturali significa benessere e profitto. Valorizzare la capacità di fare cultura è l’unica chiave per pensare contemporaneamente a un futuro.

www.postmediabooks.it

GIULIA BRIVIO – BOÎTE EDITIONS

Giulia Brivio (Boîte Editions)

Giulia Brivio (Boîte Editions)

Milano, oggi più che mai, è una città che sale. Dall’Expo in poi, con frequenza incalzante, aprono nuovi spazi e inaugurano nuovi progetti, spesso ideati e guidati da professionali ed efficienti giovani artisti o curatori. Da Clima Gallery a Xenia Project, passando per Tile Project Space, Edicola Radetzky e il festival Studi, fino al più radical chic e ancora in via di definizione Base (Spazio Ex-Ansaldo), solo per citarne alcuni.
Nonostante la tendenza sembri essere quella individualistica di aprire il “proprio” spazio, è interessante la commistione di generi che le realtà milanesi propongono: design, editoria, arte, cucina, musica… eventi che mescolano e attraggono, si spera, sempre più pubblico. Il pericolo è che le molteplici proposte non riescano a consolidarsi, non riescano a diversificarsi da un lato e a fare rete dall’altro, e abbiano vita breve, spesso per la mancanza di sostegno da parte delle istituzioni pubbliche. Credo che ora l’urgenza sia di attivare un polo di ricerca / luogo di incontro / residenza davvero internazionale.

www.boiteonline.org

ERIC GHYSELS – FIVE CONTINENTS

Eric Ghysels (Five Continents)

Eric Ghysels (Five Continents)

Da “italiano d’adozione”, vivo ancora oggi l’Italia e soprattutto Milano, la città in cui ho scelto di vivere con la mia famiglia e di fondare la casa editrice 5Continents Editions, con stupore ed entusiasmo. Stupore per le meraviglie che quotidianamente incontrano il mio sguardo dal punto di vista architettonico, artistico, paesaggistico; entusiasmo per la sua energia coinvolgente e per la voglia di far fronte alla difficile situazione che stiamo vivendo.
La città è in fermento, genera energia positiva ed è desiderosa e capace di rinnovarsi grazie a imprenditori determinati e idealisti e a soggetti stranieri che amano le eccellenze italiane – io sono tra questi! Penso alla Fondazione Feltrinelli inaugurata recentemente, che avrà la forza di diventare un punto di riferimento culturale della città con respiro internazionale; una sfida imprenditoriale coraggiosa, specie in una congiuntura in cui gli investimenti sulla cultura sono estremamente ridotti, che sarà coronata da meritato successo e aprirà nuovi scenari.

www.fivecontinentseditions.com

CHRISTIAN MARINOTTI – MARINOTTI EDIZIONI

Christian Marinotti (Marinotti Edizioni)

Christian Marinotti (Marinotti Edizioni)

Milano è sulla strada giusta. Bisogna riconoscere che le due ultime amministrazioni cittadine hanno molto ampliato l’offerta culturale della città, sia in termini di quantità che di varietà della proposta. Buona poi – in termini gestionali e organizzativi – è l’idea di suddividere i musei civici in quattro poli autonomi.
Tuttavia permangono alcune questioni irrisolte. In ordine crescente di importanza: 1. La qualità delle mostre, che mediamente non è eccellente, e comunque mai al livello dell’offerta espositiva privata (HangarBicocca e Fondazione Prada su tutte); 2. Quale l’identità del Mudec? Va chiarita bene e resa immediatamente riconoscibile la fisionomia e la conseguente “mission” di questo nuovo museo delle culture: ma di quali culture si sta parlando, tra dinosauri argentini e Basquiat, tra Gauguin e Homo sapiens? 3. Va risolto una volta per tutte l’annoso e spinoso problema del Museo di arte contemporanea. Milano, polo della creatività italiana, non può non avere un museo d’arte contemporanea. Il visitatore straniero che viene a Milano è anche questo che si aspetta di trovare. Prim’ancora che un’opportunità di ricerca, formazione e intrattenimento che si offre alla cittadinanza, il Museo di arte contemporanea rappresenta un indispensabile tassello dell’offerta turistica della città. E perché allora non farlo al Mudec, ora museo senz’anima?

www.marinotti.com

RICCARDO BELLO ROMANI – LAZY DOG

Riccardo Bello Romani (Lazy Dog)

Riccardo Bello Romani (Lazy Dog)

Milano continua a essere un modello culturale di riferimento e di tendenza. Quanto meno nel panorama italiano. A cominciare da ciò che è stato creato attorno al Salone del Mobile, si è via via affermato un coinvolgimento sempre maggiore delle realtà locali, per una valorizzazione della città intera e dei suoi tesori attraverso le peculiarità dei singoli quartieri. Una volontà di recupero delle zone un tempo degradate attraverso la creazione di centri di aggregazione ricchi di iniziative, che hanno permesso di rivalutare non solo i luoghi, ma anche il modo di fare cultura. Penso ad esempio al quartiere Isola, al Corvetto, ai Navigli, solo per citare alcuni dei nuovi poli d’attrazione.
C’è una spiccata sensibilità nei confronti del design, dell’artigianato in genere (i famosi makers), ma anche dello stare assieme in maniera costruttiva ed edificante, dell’occupare il tempo libero aderendo a proposte oggettivamente valide e di qualità, con un approccio positivamente critico alle proposte culturali avanzate. Si sente il bisogno di tornare a dare un senso al fare, ecco quindi che – per rimanere nel nostro territorio – viene riscoperta la tipografia, la calligrafia, l’illustrazione, attorno a cui sono sempre più frequenti eventi davvero interessanti. Senza timore di pescare nel passato, a cui si guarda con occhi e spirito nuovi.

https://lazydog.eu/

BERTRAM NIESSEN – CHEFARE

Bertram Niessen (cheFare)

Bertram Niessen (cheFare)

Milano ha bisogno di mettersi in discussione oltre le retoriche del marketing urbano: landmark iconici; efficientismo lombardo; grandi eventi. Mettere a sistema i valori creati negli ultimi anni (ammodernamento ed efficientamento della PA; sviluppo di processi partecipativi; generazione di nuovi spazi culturali; capacità di produrre ricchezza e lavoro) vuol dire andare oltre le bolle autoreferenziali che si sono prodotte, lavorando con quelli – forse i più – che non fanno parte del “nuovo mito di Milano”.
È cruciale internazionalizzare Milano, una città economicamente cosmopolita ma culturalmente provinciale che si misura continuamente con Roma sapendo pochissimo dell’Europa e quasi nulla del mondo. È fondamentale, infine, affiancare all’innovazione organizzativa e procedurale emersa in questi anni soluzioni solide, lungimiranti e ambiziose dal punto di vista della produzione di contenuti, che sono l’ingrediente base e non le decorazioni della vita culturale.

https://www.che-fare.com

ANDREA AMICHETTI – ZERO

Andrea Amichetti (Zero)

Andrea Amichetti (Zero)

La città è cambiata profondamente negli ultimi vent’anni, com’è cambiata tutta l’Italia. Ma negli ultimi tre anni è diventata il catalizzatore del Paese: ad esempio, attira moltissimi giovani, che scelgono di andare all’estero oppure di venire a Milano. Dal punto di vista pubblico, il suo cavallo vincente è il Fuori Salone: un modello nato inconsapevolmente negli Anni Novanta, che si sta replicando e che coniuga l’oggetto fiera con l’oggetto evento-in-città. Si passa così alla progettualità, con miart che si avvicina al Salone del Mobile e adotta lo stesso modello, e così sarà per la fiera del libro, per il cibo, per la musica ecc. Eventi diffusi che si agganciano alle fiere e durante i quali è la citta stessa a diventare un medium. E si arriverà al punto che non sarà più nemmeno necessaria la fiera trainante.
Milano ha un passo diverso perché ha una regia e ha le aziende dei vari comparti merceologici. In fondo, ogni Paese ha bisogno di una grande città, e in Italia manca. Per cui: Roma non vuole fare le Olimpiadi? Le facciamo noi! E a livello europeo, complice la Brexit, abbiamo una grande opportunità, che va colta attraendo energie e capitali dall’estero. E riservando una maggiore attenzione all’aspetto produttivo – che ad esempio nella musica ha grandi lacune – e all’annosa questione della mancanza di un museo d’arte contemporanea.

http://edizionizero.com

– a cura di Santa Nastro

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #36

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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