Shadi Ghadirian: vi racconto una favola iraniana

A pochi mesi dalle elezioni che in Iran hanno portato alla vittoria di Rohani, sostenuto dal partito dei moderati e dei riformisti, abbiamo intervistato la fotografa Shadi Ghadirian.

Svelando un’inedita prospettiva sulla condizione femminile nella società contemporanea, Shadi Ghadirian (Teheran, 1974) si è imposta come artista di rilievo internazionale. Dalla famosissima Like Every Day (2002) alla più recente Miss Butterfly (2011), presentata ad Artribune in questa intervista, le serie fotografiche della Ghadirian sono caratterizzate da uno sguardo delicato, raccolto e al contempo tagliente che sa fondere la rilevanza della tradizione alla veemenza del presente. La tensione che propaga da queste figure femminili si articola nell’incantevole racconto visivo di una dimensione umana che vive di contrasti e complessità.

La tua produzione artistica è riconosciuta a livello internazionale come fondamentale nell’analisi e nella ricerca sulla condizione femminile. Come hai scoperto la fotografia?
Ho iniziato a studiare fotografia all’università. È stata una grande opportunità per incontrare artisti e fotografi professionisti, come Bahman Jalali e Kaveh Golstan, che hanno cambiato il corso della storia della fotografia. In seguito siamo diventati amici, e questo mi ha permesso di intuire ancora meglio il potere delle immagini. Così, ho iniziato a raccontare le mie storie.

Cosa significa essere donna oggi, in particolare in Iran?
Credo servano ancora grandi cambiamenti, e quello che spero di fare con il mio lavoro è indicarne almeno una piccola parte. Questo è il mio principale obiettivo: mostrare e far parlare dei problemi. La condizione delle donne è nettamente migliorata, e in un modo o nell’altro questo ci incoraggia a chiedere ancora di più.

Shadi Ghadirian, Domestic Life #61, 2002

Shadi Ghadirian, Domestic Life #61, 2002

In Miss Butterfly alcune donne che tessono ragnatele…
Miss Butterfly è un’antica favola iraniana che raccontavo sempre a mia figlia, finché un giorno mi sono accorta che, anche se si trattava di una storia antica, ci trovavamo di fronte agli stessi problemi. Eccone un breve riassunto: “Miss Butterfly vuole incontrare il sole, ma cercando una via per raggiungere la luce finisce nella tela di un ragno. Il ragno, mosso da compassione dopo aver visto tutta la grazia e la delicatezza di Miss Butterfly, decide di fare un patto con lei. Deve portargli uno degli insetti della scura cantina e imprigionarlo nella sua tela. In cambio, il ragno la condurrà verso la via della luce. Ma dopo aver ascoltato le storie degli insetti, Miss Butterfly provò pietà per loro e ritornò dal ragno a mani vuote e con le ali ferite, e si fece lei stessa prigioniera della tela, pronta a diventare il suo cibo. Saputa la verità, il ragno decise di liberare Miss Butterfly e di mostrarle la via verso il sole. Miss Butterfly chiamò allora tutti gli altri insetti della cantina, per condividere con loro la sua libertà, ma questi non risposero. Allora, frustrata per la loro reazione, aprì le ampie ali ferite e volò verso il sole”.

La tua produzione si concentra sul ritratto. Qual è la sua valenza nella storia iraniana e all’interno del tuo lavoro?
Il ritratto fu proibito nei Paesi islamici duecento anni fa, ma sono ormai più di 150 anni che in Iran ci sono ritratti fotografici. Per me è davvero affascinante pensare che le persone vogliano immortalare i loro volti, e soprattutto vedere che nella maggior parte delle fotografie non sembrano nemmeno loro. I visi hanno un significato speciale per me: appena vedo qualcuno riesco a capire che tipo di persona è, se mi piace o no.

Qual è il tuo punto di vista sul panorama artistico iraniano contemporaneo?
Oggi c’è una nuova generazione di artisti, più coraggiosi rispetto alla mia generazione, che possono esporre e lavorare facendoci scoprire inediti punti di vista. Vedo un futuro roseo per l’arte iraniana: gli artisti possono viaggiare e questo permette di avere nuove ispirazioni che erano difficilmente raggiungibili da noi. A Teheran oggi il panorama è vivace, ci sono molte gallerie e alcune lavorano solo sulla fotografia, come la galleria con la quale collaboro [la Silk Road Gallery, N.d.T.].

Shadi Ghadirian, Nil Nil #04, 2008

Shadi Ghadirian, Nil Nil #04, 2008

Uno degli artisti che apprezzi maggiormente?
Mi piace molto il lavoro di Erwin Olaf, anche se in generale sono più interessata all’arte indiana, cinese e dell’Estremo Oriente. Forse perché la sento più vicina. Mi interessa molto anche la fotografia documentaristica.

Credi che abbia ancora senso oggi parlare di arte orientale e occidentale?
Sì, sono due mondi diversi. Anche se oggi siamo più vicini, veniamo e viviamo in aree e culture differenti.

Cosa pensi della vittoria di Rohani alle elezioni iraniane?
Ne sono contenta, credo che le cose adesso miglioreranno.

Qualche esposizione in arrivo in Italia?
Non per adesso, ma chissà, speriamo presto!

Greta Travagliati

http://shadighadirian.com/

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Greta Travagliati

Greta Travagliati

Greta studia semiotica a Bologna e si laurea con una tesi sul concetto di rappresentazione nell'arte contemporanea. Appassionata di Maigret, scappa a Parigi dove inizia a lavorare nel campo della comunicazione e delle ricerche di mercato. Non sa scrivere autobiografie.

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