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Inizia con un giro in Croazia la nostra inchiesta sull’arte contemporanea in area balcanica, che sul nuovo numero di Artribune Magazine transiterà in Bosnia. Spalato, Zagabria, Fiume e Dubrovnik, ma anche molti centri minori, si stanno popolando di gallerie e musei. L’arte e la cultura possono diventare strumento di rinascita e ricerca di una nuova identità? Forse sì. In attesa dell’entrata in Europa, prevista per il 2013.

Negli ultimi dieci anni, il tradizionale divario tra centro e periferia sta subendo una riconfigurazione, influenzato da profondi cambiamenti socio-politici e da una decisa restaurazione degli equilibri di potere. Trasformazioni che hanno prodotto, nella futura Europa orientale, visioni culturali basate su un rinnovato senso della collettività. Fra queste nazioni emerge la Croazia, che entrerà in Europa solamente nel 2013.
Dal 2004, però, in vista di questa lenta inclusione, i maggiori siti dedicati all’arte contemporanea hanno cambiato assetto, modificandosi di pari passo alla ricomposizione e al rafforzamento dell’identità nazionale. Non è un caso poi che oltre un quinto dei suoi quattro milioni e mezzo di abitanti risieda nelle città di Zagabria, Spalato e Fiume. Avamposti nei quali la coscienza del contemporaneo e la divulgazione delle arti visive stanno crescendo come indici di un “attivismo estetico” esordiente ma già radicato.
Nei centri urbani di Zagabria, Spalato, Zara, Fiume e persino Dubrovnik (punta estrema del Paese) la densità di giovani artisti, gallerie, spazi pubblici, istituzioni, accademie, enti e musei corrisponde alla creazione di nuove energie, alla ricerca di conferme extra-territoriali. Ne è prova, ad esempio, il Padiglione croato alla 54. Biennale di Venezia. Qui, il gruppo di curatrici WHW ha demandato all’eredità artistica di Antonio G. Lauer (a.k.a. Tomislav Gotovac) la messa in scena di un discorso critico necessariamente attuale. Un linguaggio basato sulla tematizzazione delle procedure legate alle modalità dell’essere spettatori, uno status che fa emergere la continuità come dimensione costante tra le politiche dell’attenzione e il superamento di atteggiamenti convenzionali legati allo smascheramento del corpo.

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Francesco Jodice - Babel - veduta della mostra presso il MSU, Zagabria 2011

Il team di WHW ha al proprio attivo un’agenda di eventi artistici considerabili al pari di manifesti socio-politici, tra cui Broadcasting, Side Effects e Looking Awry presso la Apex Art di New York. E restando a New York, vale la pena di ricordare come lo scenario dell’arte croata aveva già cominciato a diventare rimarcabile dieci anni fa, interessando anche un osservatore d’eccezione come il MoMA. Nella collettiva Here Tomorrow, l’arte contemporanea croata e i suoi sceltissimi trentacinque rappresentanti (tra i quali Sanja Ivekovic, Sandra Sterle, Ivan Faktor, Igor Grubic e Ana Opalic), seppure ancora necessariamente legati agli sconvolgimenti dei conflitti nei Balcani, hanno funto da preludio alla comparsa di un certo attivismo intellettuale come spinta verso la rinascita. Da ricordare a questo proposito le presenze istituzionali di artisti come Ivan Kozaric, Andreja Kulundic, Sanja Ivekovic (alle scorse edizioni di Documenta), Igor Eskinja (a Trento per Manifesta) e il gruppo di artisti croati maggiormente attivo in Europa rappresentato da Matko Vekic, Tomo Savic Gecan, Dan Oki, Leo Vukelic e Iva Matija Bitanga.
Ma oggi, dopo l’affermazione di gallerie cardine per l’arte contemporanea croata (la Galerija NOVA a Zagabria, la Miroslav Kraljevic Gallery, la Gallery of Extended Media, la C.A.Galerija, la Galzenica Gallery a Velika Gorica e la Galerija Umjetnina a Dubrovnik) e dopo la famosa Blood and Honey, mostra sull’arte balcanica curata nel 2003 da Harald Szeeman, la Croazia mostra nuovi centri e nuovi equilibri.

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Non permanent exhibition #1 - veduta della mostra presso il Lauba, Zagabria 2011 - photo Damir Zizic

Attualmente, ad esempio, la maggioranza di musei e istituzioni indipendenti dedicate all’arte contemporanea è diretta da donne. Prima su tutte Snjezana Pintaric, direttrice del Museo per l’Arte Contemporanea di Zagabria (MSU) che, dopo un investimento di 60 milioni di euro, nel 2009 ha inaugurato una nuova sede e ha all’attivo centinaia di migliaia di visitatori e oltre 360 eventi tra mostre, conferenze, concerti, performance, contest e workshop. Di rilievo anche la giovanissima Vanja Zanko, direttrice artistica del Lauba, neonato spazio espositivo con sede in una ex caserma della cavalleria austro-ungarica, oggi simbolo della nuova offerta culturale nella capitale. Il Lauba, pur mantenendo una programmazione di mostre che alternano opere di artisti giovanissimi a quelle di maestri già noti, cresce come effetto della Filp Trade Collection (1991). Si tratta della più rappresentativa collezione privata d’arte croata, dagli anni ‘50 a oggi, una fondazione che offre supporto organizzativo e finanziario a progetti d’arte indipendenti, artisti free-lance e istituzioni culturali.

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Labin Art Express

Un’altra tendenza del mondo dell’arte contemporanea croato, indice di un superamento quasi antropologico della cosiddetta questione balcanica, è la forte collaborazione con i curatori, gli artisti e gli spazi espositivi di Slovenia e Serbia. Lo stesso staff del Lauba, ad esempio, con Stereo Exhibition (2010), a Nova Gorica, ha affiancato lavori di artisti croati a quelli di artisti sloveni. Così come la Galleria ArtPoint di Vienna, che ha di recente esposto una ricercata collettiva di artisti croati e serbi che hanno lavorato assieme in residenza, per alcuni mesi, presso il KulturKontakt Austria. Artisti come Ivan Fijolic, Kristina Lenard, Ines Matijevic-Cakic, Zlatan Vehabovic, Ivana Franke, Puma 34, Oko, Marko Tadic, Andreja Kuluncic e Lovro Artukovic hanno la capacità di superare le barriere create dalla politica, per dare risalto alle capacità narrative di una nuova generazione dedita a sperimentare nuove espressioni, soprattutto nel campo della mass-medialità.

Ginevra Bria

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Articolo pubblicato su Artribune Magazine #3


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Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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