Comunicare l’arte. O no? Parlano i protagonisti (II)

Uffici stampa, giornalisti, curatori, soprattutto artisti, rispondono in questa seconda puntata al quesito. È il mondo dei social network a essere messo sotto la lente, indagato sia come “vetrina” che come oggetto della propria pratica artistica, ma anche nei suoi risvolti negativi. Undici opinioni, provenienti da tutta Europa, per il nostro talk show.

ELISA GIARDINA PAPA
artista

Nell’attuale economia digitale, produzione, circolazione e comunicazione convergono. Le opere d’arte circolano velocemente sotto forma di immagini, si comprimono e si adattano ai formati dei social network, sono sostenute da like e smile, e infine sostituite dal post successivo. Le nuove generazioni di artisti conoscono queste regole e fanno arte che si adatta fluidamente alle piattaforme digitali; producono pensando già alla comunicazione e alla documentazione dell’opera – sanno che molte più persone vedranno il loro lavoro online invece che in una galleria. Curano i loro profili social, creano audience e accumulano capitale sociale quantificato in follower, view e share.
Da un lato le abilità comunicative possono annullare i tradizionali svantaggi geografici – un artista che vive in una piccola città può avere una visibilità maggiore di un artista newyorchese – dall’altro lato saper usare questi canali significa anche adattarsi alla loro logica: trasformare vita, lavoro e desideri in messaggi e immagini con cui cercare consenso.
http://www.elisagiardinapapa.com/

Alessandra De Antonellis

Alessandra De Antonellis

ALESSANDRA DE ANTONELLIS
ufficio stampa – DDL Studio

Nel contesto attuale, caratterizzato da un eccesso di comunicazione e dalla continua nascita di strumenti sempre più interattivi, è diventato fondamentale per la buona riuscita dei progetti culturali attivare sin dalle prime fasi di progettazione un approccio integrato e strategico fra ideazione e comunicazione. È un peccato vedere talvolta come iniziative di qualità non abbiano valutato con attenzione aspetti addirittura banali – legati ad esempio alla tempistica o a sovrapposizioni di eventi – che tuttavia hanno un impatto fondamentale.
Condividere strategia e contenuti fin dall’inizio significa poter ottenere un riscontro di visibilità ottimale a beneficio di tutti gli attori coinvolti. In questo senso, se da un lato gli spazi dedicati alla cultura sui media tradizionali si sono ridotti, i new media hanno invece creato nuove opportunità di divulgazione oltre il circuito degli specializzati. L’arte contemporanea continua a generare interesse e attenzione, anche se spesso prevalgono i contenuti più provocatori o i grandi nomi a discapito degli artisti più giovani.
http://www.ddlstudio.net/

Gretta Louw

Gretta Louw

GRETTA LOUW
artista

Da una parte ci sono la comunicazione e l’uso dei social network come modo e luogo di creazione artistica. Nel mio progetto Disbursing the Cloud, uso le reti online come mezzo per distribuire la mia storia personale e digitale – quest’opera è sia sulla idea di network che sulla comunicazione e, inoltre, utilizza gli strumenti che Internet e il 2.0 offrono come parte di una strategia personale per commentare la prevalenza di queste tecnologie nella società contemporanea. Dall’altra parte, stanno crescendo rapidamente e sempre di più expertise che gli artisti che lavorano in maniera professionale e i producer del settore culturale sono tenuti ad avere al fine di sostenere la propria pratica.
Non solo il lavoro è importante, ma anche come e quanto frequentemente è comunicato e di quanto marketing (in mancanza di una parola migliore) su social media ha beneficiato. Molti artisti contemporanei di successo hanno profili vivissimi sui social media, o addirittura una sorta di “social persona” online, con l’intento di promuovere non solo il loro lavoro, ma anche i concetti, gli interessi, le immagini, il lifestyle e loro stessi come un brand.
http://www.grettalouw.com/

Guido Segni - Selfie-with-Photoshop-Paint-Brush

Guido Segni – Selfie-with-Photoshop-Paint-Brush

GUIDO SEGNI
artista

Forse, come sostiene qualcuno, comunicare fa male. Ma è in molti casi un male necessario, specie oggi. Ed è ovviamente un male necessario anche per quanto riguarda il mondo dell’arte, dove il processo di produzione va sempre più di pari passo con la sua narrazione sociale attraverso i canali di comunicazione (web, social media, riviste di settore).
Personalmente, pur non essendo un entusiasta sostenitore delle teorie sullo storytelling che tanto impazzano oggi sui manuali di comunicazione, non posso negare che il mio stesso modo di produrre e presentare il mio lavoro sia notevolmente cambiato a contatto con il mondo dei social media e che richieda da parte mia una sempre maggiore presenza su questo tipo di piattaforme. Nonostante tutto, però, riesco a vedere in questo crescente fenomeno di sublimazione del prodotto artistico nella sfera dell’immateriale i margini per una sperimentazione sulla natura stessa dell’aura dell’opera/azione artistica.
http://guidosegni.com/

David Horvitz - photo by Cameron Blaylock

David Horvitz – photo by Cameron Blaylock

DAVID HORVITZ
artista

È una questione estremamente complessa, perché la comunicazione è uno dei soggetti preponderanti del mio lavoro. Tra le mie opere c’è Mood Disorder, nella quale mi autoritraggo nell’atto di piangere. Ho messo questa fotografia su Wikipedia, nella sezione “disturbo dell’umore”. Il copyright dei contenuti di Wikipedia è libero, quindi la mia immagine ha cominciato a circolare. Dopo un anno, ho usato una ricerca inversa e mi sono accorto che oltre cento siti sulla salute mentale usavano la mia foto per descrivere la depressione.
Il lavoro in tal senso è stato proprio quello di usare gli strumenti della comunicazione e le reti come soggetto e come medium, creando un discorso sul movimento delle immagini, sul copyright/pubblico dominio. Naturalmente, in nessun luogo questa immagine è stata comunicata come arte. Quando ho cominciato a promuoverla come tale, è stata rimossa da Wikipedia perché hanno capito che era un’opera. Quindi comunicarla in tal senso è stato di fatto sabotarla.
http://www.davidhorvitz.com/

Amalia Ulman

Amalia Ulman

AMALIA ULMAN
artista

Se parliamo di comunicare, mi sento a mio agio se si tratta di narrazioni e dell’arte di per sé. Sono invece meno indulgente sull’idea di artista “promotore di se stesso”. Non ho aggiornato il mio sito web dallo scorso agosto e non ho nemmeno parlato realmente dei prossimi eventi o delle uscite sulla stampa sui miei social media.
La maggior parte delle persone che visitano il mio ufficio in studio generalmente non ha idea di dove il mio lavoro sia stato mostrato o di quello che è grosso modo la mia pratica artistica. Non è qualcosa di cui sono orgogliosa, ma mi sento meglio a comunicare le cose non in modalità strategica e commerciale, come se stessi ad esempio dicendo che libro sto leggendo.
http://amaliaulman.eu/

Maria Cristina Ferraioli

Maria Cristina Ferraioli

MARIA CRISTINA FERRAIOLI
curatore e giornalista

Pur essendo cresciuto in maniera esponenziale il numero delle mostre e gli strumenti a disposizione nel campo della comunicazione, lo spazio dedicato all’arte al di fuori della stampa di settore è, in Italia, piuttosto scarso. L’arte contemporanea paga il dazio della poca attenzione che i media dedicano alla cultura, sempre più declinata come forma di intrattenimento e sempre meno come sistema di costruzione ed elaborazione di significati. Nei piccoli budget che spesso si hanno a disposizione per costruire un progetto, è proprio la comunicazione il più delle volte a pagarne le conseguenze.
La comunicazione non può più essere considerata l’aspetto effimero nel processo di costruzione del progetto, ma deve esserne parte integrante fin dalla sua ideazione. La nuova sfida è quella di lavorare su un’idea di progettualità integrata che includa anche una forma di comunicazione meno transitoria e più articolata. Comunicare bene una mostra è, infatti, una grande opportunità non solo per “fare cassa”, ma è anche uno strumento incisivo per fare in modo che il lavoro svolto, la ricerca, le opere sopravvivano alla bulimia effimera dell’evento. Paradossalmente, in questo senso i social network possono contribuire alla ridefinizione di una nuova lettura critica del contemporaneo.

Paolo Cirio

Paolo Cirio

PAOLO CIRIO
artista

Nella creazione di ogni progetto dedico la maggior parte delle risorse e del tempo nelle strategie di comunicazione. Il mio obiettivo principale è raggiungere un pubblico diverso rispetto a quello del mondo dell’arte, ed eventualmente che possa partecipare alle mie performance online. Per questo bilancio il linguaggio dei contenuti per diversi target, rispettivamente dedicato ai mainstream, al mondo dell’arte, a un pubblico generico, e anche per avere un dialogo con il soggetto principale del lavoro. Tuttavia questi linguaggi si articolano nell’insieme perché ognuno di questi pubblici possa condividere il messaggio ultimo che creo per l’opera.
L’arte contemporanea dovrebbe affrontare tematiche e gusti vicini al pubblico: credo che l’isolamento del mondo dell’arte sia destinato a finire presto, considerando la sempre maggiore condivisione di immagini e idee con Internet e al di fuori dei canali ufficiali.
https://www.paolocirio.net/

Chrischa Oswald

Chrischa Oswald

CHRISCHA OSWALD
artista

L’arte è una forma per esprimere, comunicare qualcosa – diversa dal solito modo di comunicare. L’arte comunica ma, sì, in questo mondo competitivo ha bisogno di essere promossa maggiormente per avere la possibilità di ottenere attenzione, al fine di essere guardata, ascoltata, di farsi sentire, di essere ricevuta in ciò che vuole dire al mondo. Comunicare arte online, ad esempio nelle reti sociali, è diventato parte della mia vita di artista: si tratta di un’opportunità (posso spiegare e mostrare il mio lavoro, e online è gratis) ma anche di un problema, perché richiede tempo, perché mi interrogo sul giusto equilibrio, perché c’è già molto chiacchiericcio… Perché l’arte è esattamente la pausa da tutto ciò che è “troppo”, ti offre la chance per un dialogo intenso, diretto, che è super prezioso.
Perciò la comunicazione più desiderabile per me è ancora questo incontro diretto e preferisco che altri si occupino della promozione, così che io possa maggiormente concentrarmi sull’arte.
http://www.chrischa-oswald.com/

Giuseppe Stampone

Giuseppe Stampone

GIUSEPPE STAMPONE
artista

In un mondo sempre più globalizzato, la comunicazione svolge un ruolo fondamentale: è una vera e propria arma strategica che ridefinisce completamente l’approccio di un artista al proprio lavoro, o almeno è così che dovrebbe essere. In realtà, soprattutto in Italia, il mondo dell’arte è fuori sincrono rispetto alla realtà: sembra che lo tsunami di Internet e dei social media, che ha ridefinito i confini nazionali disintegrandoli, non abbia ancora colpito.
Esperienze come il crowdfounding e le produzioni indipendenti, che nel campo del cinema o della musica, ad esempio, sono pratica ormai comune, nell’arte, esclusi sporadici episodi, fanno fatica a prendere piede. È il canto del gallo della vecchia classe dominante che non vuole perdere potere, ma la realtà è che gli artisti che non saranno in grado di innovare e rinnovarsi saranno spazzati via, senza la coscienza della contemporaneità si è fuori…. Il cartaceo? È l’eroina delle star: ne vediamo la luce, ma è morta da anni.
http://giuseppestampone.com/

Lara Facco

Lara Facco

LARA FACCO
ufficio stampa

Qualcuno sostiene che, a dispetto della saggezza popolare, l’abito faccia il monaco. In un mondo in cui “far sapere” conta spesso più del “fare” stesso, questa affermazione rischia di apparire plausibile, ma non per forza condivisibile. Può sembrare strano detto da chi si occupa proprio di quella diffusione di informazioni e suggestioni che quell’abito lo tagliano, ma in un lavoro come quello della comunicazione è oggi più che mai necessario porre, come fondamento del proprio agire, il principio per cui “fare” e “comunicare” non sono semplicemente due aspetti distinti da correlare in base alla necessità. In un contesto fluido come quello contemporaneo, tutte le componenti devono interagire come variabili di un sistema complesso, in cui solo la capacità di interagire e adattarsi reciprocamente, con un continuo scambio di influenze e informazioni, permette al sistema stesso di esistere e di svilupparsi.
Si può entrare nel tecnicismo parlando del ruolo dei nuovi media, delle strategie sempre più raffinate o dei fondamentali aspetti relazionali del fare comunicazione. Ma la questione è paradigmatica, prima che tecnica. La diffusione e l’accessibilità del comunicare oggi sono un’arma a doppio taglio, che permette a tutti di farsi sentire, creando però un rumore di fondo che rende la maggior parte delle voci indistinguibile e, di conseguenza, inutile. Solo interagendo in modo sistematico in tutte le fasi di costruzione dell’oggetto del comunicare è possibile non solo emergere da quel costante white noise, ma anche e soprattutto contribuire alla costruzione di progetti sensati, approfonditi, corposi. A far sì che, nel comunicare, ci sia qualcosa da dire, aspettandosi che, di nuovo, a fare il monaco non sia l’abito, ma la persona che lo indossa.
http://www.larafacco.com

a cura di Santa Nastro

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #29

Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua 
inserzione sul prossimo Artribune

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

Scopri di più