Venezia Updates: viaggio nel mito del disegno satirico. Un docufilm dedicato all’arte di Pino ZAC, raccontata dalla viva voce dei suoi compagni di strada

Zac, i fiori del MALE, è un documentario firmato da Massimo Denaro dedicato a Giuseppe Zaccaria, in arte ZAC, geniale disegnatore, regista, maestro della satira. Matita di punta di Canard Enchainé in Francia, una volta rientrato in Italia diviene direttore del giornale satirico Il Sale. Ma proprio nel momento in cui la rivista viene acquisita […]

Zac, i fiori del MALE, è un documentario firmato da Massimo Denaro dedicato a Giuseppe Zaccaria, in arte ZAC, geniale disegnatore, regista, maestro della satira. Matita di punta di Canard Enchainé in Francia, una volta rientrato in Italia diviene direttore del giornale satirico Il Sale. Ma proprio nel momento in cui la rivista viene acquisita da un editore in grado di finanziarne il trasferimento a Roma, è costretta a chiudere improvvisamente visto l’out-out dato a ZAC. Dalle ceneri de Il Sale, per assonanza fonetica e grafica nasce così – per iniziativa della redazione che decide di seguire il direttore, “il giornale ce lo facciamo noi” – Il MALE: a Vincino, Vauro, Saviane, Fo, Mannelli, si aggiungeranno più tardi Pasquini, Pazienza, Sparagna. Si inaugura una stagione indimenticabile e unica nel panorama della satira italiana, un giornale lontano dalla militanza e dall’ingessatura delle ideologie “la rivoluzione è legata alla fantasia e non alla rigidità del pensiero e alle armi”. Eppure una rocambolesca serie di eventi apparentemente correlati proprio al coinvolgimento politico, ma di tutt’altra natura, travolge Il MALE.
In breve: ZAC viene lasciato dalla fidanzata Françoise (che è fuggita con l’amministratore del giornale) e per disperazione abbandona da un giorno all’altro la direzione e l’Italia, senza però dimenticare di firmare prima di partire la copertina del numero 3 con un ritratto di Aldo Moro in forma di fallo. Come se non bastasse all’interno del giornale, nell’editoriale di Sparagna, si fa una fanta-lettura della mano dei politici (i palmi fotografati sono in realtà quelli dei disegnatori) e ad Aldo Moro viene prevista la carcerazione e una brutta fine. Il problema è che il numero 3 esce nel Marzo 1978, Moro verrà rapito da lì a pochi giorni, e i disegnatori vengono accusati di affiancare le Brigate Rosse. È il caos, e l’inizio di un lento declino che di lì a pochi anni porterà alla chiusura.
Il documentario si apre e si chiude con le immagini dello studio in un castello abbandonato di Fontecchio, Abruzzo, in cui ZAC ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, finita prematuramente a 55 anni. Montagne di disegni, medicine, ricordi e soprattutto polvere. Lui era troppo impegnato a vivere per pensare alla sua eredità intellettuale, ma per fortuna il comune di Fontecchio ha rilevato l’edificio per realizzarvi un museo in sua memoria e un progetto di housing sociale, che ZAC di certo avrebbe accolto, rispettivamente, con una risata e un sorriso.

Mariagrazia Pontorno

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