La Maddalena, il buco nero. Parla Stefano Boeri

Dopo cinque anni non è cambiato nulla. L’ex Arsenale de La Maddalena è ancora una grande architettura abbandonata, senza futuro. Ne abbiamo parlato con Stefano Boeri, architetto del complesso, che vede nel G8 del 2017 la sua unica chance.

I fatti de La Maddalena stanno in un intreccio di cose perverse tra potere pubblico, interesse pubblico e interesse privato. Considero questo come un mio insuccesso, perché come architetto ho accettato di farne parte. Ho fino infondo sperato che, nonostante avessi cominciato a cogliere che ci fossero delle compromissioni, sarebbe stato possibile portare a termine un progetto utile per il territorio”. Così Stefano Boeri parla oggi della sua Maddalena, di quel complesso dell’area dell’ex Arsenale che nel 2009 avrebbe dovuto ospitare il G8 e che è costato allo Stato 327 milioni di euro. Una vicenda incresciosa, al limite della legalità, che ha portato oggi a un unico risultato: un’architettura mai utilizzata e lasciata in completo stato di abbandono. Una storia per cui si aspetta ancora una soluzione. Ed è Boeri stesso a fare oggi mea culpa: “Non voglio nascondere il fatto che sono stato partecipe attivo di una vicenda che all’oggi è un sostanziale insuccesso. Direi quasi una truffa. Adesso come adesso sento questa storia come un buco nero nella mia storia professionale e personale”.

La Maddalena - ex Arsenale

La Maddalena – ex Arsenale

È la prima volta che l’architetto milanese si esprime in questi termini. Una cosa rara per un progettista. Tutto è documentato nell’ultimo film di Ila Beka e Louise Lemoine presentato all’ultima Biennale di Architettura di Venezia. Boeri, quasi sempre di spalle, con lo sguardo basso si aggira tra gli edifici abbandonati, deserti e desolati. Il rumore dei vetri sotto le scarpe, il profilo degli edifici interrotto da pezzi caduti, il silenzio più assoluto.
Cos’è successo in questi cinque anni? Perché la situazione non si sblocca? Andiamo con ordine. La vicenda era partita male, in ritardo. Si decide infatti di mettersi in moto solo sedici mesi prima, senza un concorso pubblico. Si dirà per motivi d’urgenza e l’incarico della maggior parte dei lotti viene affidato a Boeri, chiamato da Guido Bertolaso (allora capo della Protezione Civile) e da Renato Soru (presidente della Regione Sardegna). A fine maggio del 2009 il complesso è pronto per ospitare Obama, la Merkel e gli altri grandi della Terra. Poi l’improvviso terremoto de L’Aquila fa prendere, all’allora premier Berlusconi, la decisione di spostare il G8 in Abruzzo.

La Maddalena - ex Arsenale

La Maddalena – ex Arsenale

Una decisione seguita dalle rassicurazioni per il futuro delle opere realizzate: sarebbero diventate un polo nautico completo di hotel, yacht club e zone commerciali, per un totale di oltre 500 posti di lavoro. Gli spazi sarebbero stati gestiti dalla Mita Resort, società di Emma Marcegaglia, e l’ex Arsenale de La Maddalena sarebbe diventato meta del turismo di lusso. Ma nulla è andato come doveva. Indagini e rinvii a giudizio, nei confronti di chi avrebbe dovuto bonificare la porzione di mare antistante l’ex Arsenale, hanno tenuto banco negli anni successivi. L’area era risultata infatti ancora contaminata, nonostante i lavori. La Mita Resort non si è mai messa all’opera. A detta loro, per non aver mai avuto i verbali di collaudo e per non avere mai avuto certezze sulla bonifica. Motivo per il quale hanno anche avanzato richiesta di risarcimento danni.
Oggi la palla è passata dalla Regione al Comune, grazie al Ministro dell’ambiente del governo Monti, Corrado Clini, che ha pensato che un’amministrazione locale di appena 15mila anime potesse farsi carico di una situazione così complessa.
Tutto è ancora in fase di stallo. Bisognerà aspettare un arbitrato – che terminerà a fine ottobre 2014 – che coinvolge Protezione Civile, responsabile della mancata bonifica, e Mita Resort. Ma qualunque sia l’esito, le condizioni delle strutture non ne permetterebbero comunque l’utilizzo immediato.

La Maddalena - ex Arsenale

La Maddalena – ex Arsenale

Parti del rivestimento della facciata della Casa del Mare sono crollate a causa del vento, così come alcuni pannelli della copertura dell’altro nuovo edificio, la Stecca. Mentre molte colonne sono completamente arrugginite e tutto versa nell’incuria più totale. In cinque anni e senza la minima manutenzione è normale, sostiene sicuro Boeri, che ci racconta di aver fatto fare una valutazione per rimettere tutto a posto: “Stiamo parlando di 7-800mila euro, non una grande cifra considerando il contesto ampio di edifici. Si tratta di intervenire sulle facciate esterne, non sulle strutture né sugli interni”.
Quale sarà quindi il futuro di questi spazi? Boeri lancia l’ennesima soluzione che sa di provocazione: “Ogni tanto, nella disperazione, penso che l’unica possibilità che ha La Maddalena di rinascere sia – mi vien da ridere, sembra paradossale – il G8 del 2017. Ho detto tutto. Dopo otto anni, l’Italia torna ad avere il G8 e qui c’è una struttura pronta, costruita”. Un sogno impossibile, vista la determinazione del premier Renzi di portarlo nella propria Firenze?
In fondo la storia de La Maddalena è la storia del nostro Paese. In grado di fare bene e disfare ancora meglio. Intrappolato nelle lungaggini, nella corruzione, tra logiche mafiose e clientelari. In cui lo Stato ricopre il doppio ruolo di vittima e carnefice. Da un lato perpetuando le dinamiche corrotte, dall’altro pagandone le spese. Senza riuscire, beffa delle beffe, a trovare una soluzione.

Zaira Magliozzi

Articolo pubblicato su Artribune Magazine#21

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Zaira Magliozzi

Zaira Magliozzi

Architetto, architecture editor e critico. Dalla sua nascita, fino a Marzo 2015, è stata responsabile della sezione Architettura di Artribune. Managing editor del magazine di design e architettura Livingroome. Corrispondente italiana per la rivista europea di architettura A10. Dal 2006…

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