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Si apre finalmente per il design milanese un nuovo scenario collettivo basato sull'arte del saper fare; a sancirlo, durante il Fuori Salone 2012, più di una esposizione dedicata esclusivamente all'autoproduzione.

Sul numero 5 di Artribune Magazine abbiamo parlato ampiamente del ritorno, in epoca digitale, a un artigianato che si affianca alla produzione industriale. I designer hanno ritrovato il desiderio di partire da una progettazione pratica fatta di prototipi e collaborazione con le maestranze. Non siamo i soli ad essercene accorti: Alessandro Mendini in primis ha capeggiato una nuova associazione, Misiad, vede il suo battesimo alla Cattedrale della Fabbrica del Vapore con più di duecento designer; e l’Archivio Giovanni Sacchi, sposando spirito e idee del suo fondatore, espone altri trenta esordienti con workshop a tema. A dimostrazione del fatto che, in un’era digitale, l’arte del fare è ancor più preziosa.

Valia Barriello

°Archivio Giovanni Sacchi partecipanti Autoproduzione duepuntozero

I partecipanti alla mostra dell'Archivio Giovanni Sacchi durante il Fuori Salone, Milano 2012

Misiad: il nuovo status del design milanese
Nella cattedrale della Fabbrica del Vapore di via Procaccini sono esposte oltre 200 opere di designer celebri ed esordienti con un solo punto in comune: l’autoproduzione. Il progetto è targato MISIAD – MilanoSiAutoproduceDesign, neonata associazione milanese fondata da Alessandro Mendini, Camillo Agnoletto, Laura Agnoletto e Cesare Castelli, per promuovere le eccellenze creative milanesi.
Un ampio salone con gli spazi espositivi suddivisi solo da una segnaletica orizzontale, e un percorso costituito da corsie, quasi stradali, che permettono di accostarsi a ogni singolo progetto: è l’unico allestimento della mostra-laboratorio. L’obiettivo dell’esposizione va ricercato tra le righe del Manifesto Misiad: “La mano. Artigianato digitale. Creatori bravissimi lasciati soli, dissociati, giovani e non giovani. Un patrimonio che agisce in solitudine. Ma è da questo humus che deve emergere la nuova diversa stagione del design milanese”.
Fra arte e artigianato, spesso senza linea di confine. Tra i creatori sono elencati fabbri e falegnami, decoratori, tessitori e vasai: una lunga la lista, così come per i materiali, con metalli e gomma, legno e carta, terra e cose riciclate. Per gli oggetti, arredi e casalinghi, tappeti e ricami, con il tradizionale che dialoga meravigliosamente con la ricerca contemporanea, evidente in particolare negli esempi di lavorazione, dal tornio al laser, dal pantografo al controllo numerico.
Il sogno è di riuscire a trasformare Milano in un luogo dove “affermare se stessi attraverso il proprio lavoro”. L’idea di fondo è quella di fare sistema, per rendersi più visibili, certo, ma anche per provare a rinnovare le energie, moltiplicarle, lavorando insieme, a partire dal censimento ma arrivando ad avere una sede sociale comune, uno sportello unico, e così via. ”Ora a Milano questi autori da soli sono frantumati… Invece, se visti assieme formano una prospettiva ricca di fascino, un organismo pulsante”.

Valeria Ottolenghi

milanosiautoproducedesign.com

Archivio Giovanni Sacchi Autoproduzione duepuntozero

Archivio Giovanni Sacchi - Sesto San Giovanni

L’archivio? Non è roba per vecchi
È alla prima edizione Non aspettare di diventar vecchio per finire in un archivio. Cos’è? Un’iniziativa realizzata dall’Archivio Giovanni Sacchi di Sesto San Giovanni, dove viene conservato tutto il materiale donato dal grande designer. Oltre al lavoro di conservazione, l’archivio offre spazi e opportunità ai giovani designer, come era nelle volontà di Sacchi. Nelle giornate del Salone sono quindi ospitati una trentina di nuovi talenti creativi, che mettono in mostra i propri progetti e creazioni legati ai molteplici aspetti del design.
L’evento è anche un’opportunità di sperimentazione grazie all’allestimento di due laboratori: l’Officina tipografica Novepunti, (quattro giorni di stampa a caratteri mobili, dove grafici da tutta Europa sono chiamati a cimentarsi con i vincoli e le possibilità dell’autoproduzione); e Si Segno Italiano (l’artista Paolo Polloniato, supportato dal designer Paolo Tarulli, segue dieci designer nella realizzazione di un decoro a mano su forme originali in ceramica della manifattura veneta Ceramiche d’Este).
Eterogenea la scelta dei partecipanti e dei loro progetti: Walter Thaler e il suo San Sebastiano, Laura Affinito che presenta la sua ricerca nel campo del tessuto, Vito Squicciarini e i suoi oggetti dismessi che trasforma in arredi; e ancora, TomAKE con i risultati della ricerca arte/design; Roberto Tonoli in arte IMEN, writer che realizza lettere dell’alfabeto tridimensionali. Sono presenti, inoltre, Re.Ruban con il progetto SEME30° Design discount; Züffdesign con il progetto di costruzioni Cité à porter per grandi e piccini; Ddpstudio presenta la collezione Almove, con oggetti per l’uomo nomade; Serena Leonardi propone un innovativo sistema di parcheggio per biciclette; I Pupazzi con scatole-contenitori laccate dalle sembianze bizzarre; GAS che vuole poter sorreggere ogni cosa, cappotti, giornali, ombrelli; Martín Rubiño Garcías, Davíd García García e Davide Trimarchi che hanno lavorato sulla congiunzione di estetica e funzionalità in alcuni oggetti di cucina, e per finire MS1 di Mine Sweeper One, un robot low-cost progettato per individuare le mine nei terreni del sud del Libano.

Francesca Duranti

nonaspettare.archiviosacchi.it

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