Metti una sera, a casa del boss

C’erano una volta due case, nel cuore della Sicilia occidentale. Così vicine, così lontane. E c’era chi ci abitava, come abitando ai poli opposti del mondo. Qui la morale, lì l’abiezione; qui la mafia, lì l’onestà. C’erano una volta Peppino Impastato e Tano Badalamenti. E c’è oggi una mostra, firmata Laboratorio Saccardi, che parte proprio da questa storia. E da una grande casa fantasma.

Cento passi. Pochi metri d’asfalto, consumati oggi tra l’indignazione e l’indifferenza, tra la malinconia e la dimenticanza. Da qui a lì, lungo quella vecchia linea invisibile che congiunge il bene al male. Cinisi, venti chilometri da Palermo: casa di Gaetano Badalamenti, casa di Peppino Impastato. Il mafioso e l’attivista, il boss e il sognatore, il marcio del crimine e la purezza dell’onestà. L’assassino e l’eroe. E allora due case sono come due serbatoi di energie sepolte, frammenti di una storia che si continua a raccontare, a custodire. Nel cinema, nell’arte, tra le pagine dei libri, di bocca in bocca, di ricordo in ricordo.
Don Tano aveva costruito la sua reggia pacchiana nel cuore del paesello: un trionfo di marmi, scalinate, balaustre lignee, carte da parati, ceramiche ordinarie e sanitari futuristici, con tanto di videocitofono e forno a legna. Roba che a quei tempi profumava di soldi, di volgarità e di crassa provincia. Confiscata alla mafia, la tana popolar-kitsch di Mr. Pizza Connection è una presenza sinistra, residuo spettrale di una vicenda scritta col sangue e con quintali di polvere bianca.
Vuoto, perfettamente integro, l’appartamento è ancora là, distante cento passi dalla casa di Peppino: un covo silenzioso di misteri e misfatti intrappolati nel cemento.

Oggi il Laboratorio Saccardi ottiene il permesso di occuparlo per qualche settimana. L’idea? Aprire al pubblico la piccola fortezza e tramutarla in una galleria temporanea. Un’altra funzione, un altro destino, un volto nuovo per il quartier generale del boss “Tano Seduto”. Efficace il gesto, che consegna a sguardi estranei i due piani della perturbante dimora, non-luogo sospeso tra familiarità e inquietudine. Qui la normalità dischiude la potenza del rimosso, del minaccioso: è una casa come tante, simile a certe che abbiamo conosciuto nei lontani anni ‘80; ed è una casa come nessuna, con tutto quell’orrore rappreso tra le intercapedini dei muri.
Il progetto si intitola provocatoriamente Casa Aut, dal nome della radio indipendente fondata nel ’76 da Impastato. Opere disparate occupano l’intera abitazione, a formare un’unica installazione targata Saccardi. Settantaquattro gli artisti, tutti siciliani o per qualche ragione legati alla Sicilia; ma a contare qui non è la singola opera, non il singolo nome. La mostra ecumenica e super-inclusiva non è altro che un’azione di riscrittura, un rituale collettivo, una strategia di sfondamento, una maniera per ridestare un luogo di confine, straordinariamente simbolico.

Casa Aut exhibition view¯ Metti una sera, a casa del boss

Casa Aut – veduta della mostra presso l’ex Casa Badalamenti, Cinisi 2011

È lei la vera protagonista: la casa che inghiotte e depotenzia ogni opera, imponendosi come vero capolavoro. La realtà contro l’artificio, la cronaca contro l’immaginazione. Casa Aut è un grande, vertiginoso ready made. Resuscitato, galvanizzato, capovolto e minacciato dalle energie liete ed inquiete dell’arte.

Helga Marsala

Cinisi // fino al 27 novembre 2011
Casa Aut
a cura del Laboratorio Saccardi
EX CASA BADALAMENTI

Corso Umberto I 183
[email protected]

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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