Patrik Schumacher? No grazie. Lo Studio Zaha Hadid ripudia le idee reazionarie del suo direttore

Non riflette il passato di Zaha Hadid e non sarà il nostro futuro. Lo studio londinese boccia le affermazioni reazionarie del proprio direttore: “abolire l’edilizia sociale, privatizzare lo spazio pubblico”

Non occorrevano certo doti oracolari, per prevedere che affermazioni tanto forti e tranchant avrebbero scatenato un inferno di reazioni, accuse, prese di distanza. Affermare davanti a una platea foltissima ed altamente specializzata la necessità – ve lo raccontavamo nei giorni scorsi – di “abolire l’edilizia sociale, i piani regolatori, promuovere la privatizzazione dello spazio pubblico” non poteva passare tanto presto nel dimenticatoio: specie se a farlo è un personaggio celebre come l’architetto Patrik Schumacher, direttore di uno studio ancor pià celebre come Zaha Hadid Architects. E infatti la ridda di repliche è partita fin da subito in tutto il mondo, con commenti indignati, scandalizzati, spesso decisamente violenti. Quello che ora colpisce è che a prendere le distanze dall’incauto – questo è certo – Schumacher è il suo stesso team di Zaha Hadid Architects, che si incarica di difendere la memoria dell’architetta iracheno-britannica scomparsa a Miami nella scorsa primavera con una lettera aperta che lascia pochi dubbi (forse ne lascia sul futuro del direttore). La trovate di seguito in versione integrale…

Lettera aperta di Zaha Hadid Architects

L’urban policy manifesto di Patrik Schumacher non riflette il passato di Zaha Hadid Architects e non sarà il nostro futuro.
Zaha Hadid non ha scritto manifesti. Lei li ha costruiti.
Zaha Hadid Architects ha consegnato 56 progetti destinati alla collettività in 45 città di tutto il mondo.
Rifiutando di essere confinata da limiti o frontiere, Zaha non ha mai riservato le sue ideologie per i proclami pubblici. Lei le ha vissute.
Ha profondamente creduto nel forte collaborazione internazionale e siamo molto orgogliosi di avere nel nostro ufficio di Londra un team di grandi talenti di 50 nazionalità diverse, compresi quasi tutti i paesi dell’UE. Il 43% degli architetti di ZHA appartengono a una minoranza etnica e il 40% dei nostri architetti sono donne.
Zaha Hadid non solo ha frantumato tutte le barriere, ma ha invitato i frantumi – di qualsiasi razza, sesso, religione o orientamento fossero – a unirsi a lei nel suo viaggio.
Innestando la cultura della ricerca collettiva in ogni aspetto del nostro lavoro, Zaha ha costruito una squadra di talenti e discipline diversificati, e noi continueremo ad innovarci verso un’architettura di inclusività.
Architetti di tutto il mondo stanno lanciando appelli perché la professione diventi più inclusiva. Anche la stampa nazionale e internazionale ha fatto un ottimo lavoro mettendo in evidenza le criticità del tema degli alloggi e le minacce per gli spazi pubblici vitali.
Attraverso la sua determinazione e il duro lavoro, Zaha ha mostrato a tutti noi che l’architettura può essere democratica. Lei ha ispirato nuove generazioni in tutto il mondo a interagire con il loro ambiente, a non smettere mai di mettersi in discussione e di aprirsi all’immaginazione.
Collaborando con committenti e comunità di tutto il mondo che condividono questa visione, tutti i membri di Zaha Hadid Architects sono impegnati ad onorare l’eredità di Zaha, lavorando con passione e impegno per progettare e fornire progetti più progressivi per tutti.

Zaha Hadid Architects

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Redazione

Redazione

Artribune è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea, nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria, del giornalismo e delle nuove tecnologie.

Scopri di più