L’Ara Pacis non trova pace. Imperativo categorico: tagliare il muro della teca di Meyer. Ed è bagarre. Un milione di euro buttati, grida Croppi; una scelta saggia, dice Mollicone: solo 15 cm? Abbattiamolo tutto!

Vittorio Sgarbi la definì addirittura una  “discarica indecente” e poi, con un’immagine  efficacemente letteraria, “una pompa di benzina texana nel cuore di uno dei centri storici più importanti del mondo”. E non fu solo lui, a criticarla, la struttura progettata da Richard Meier per l’Ara Pacis.  Possente, geometrica e modernissima, aulica teca in acciaio, travertino, vetro e stucco, la […]

Vittorio Sgarbi la definì addirittura una  “discarica indecente” e poi, con un’immagine  efficacemente letteraria, “una pompa di benzina texana nel cuore di uno dei centri storici più importanti del mondo”. E non fu solo lui, a criticarla, la struttura progettata da Richard Meier per l’Ara Pacis.  Possente, geometrica e modernissima, aulica teca in acciaio, travertino, vetro e stucco, la creatura, inaugurata nel 2006 dopo 7 anni di lavori, fu il primo grande intervento architettonico nel centro storico di Roma dai tempi del Fascismo. Un segno radicale di contemporaneità, in un paesaggio urbano saturo di storia e votato alla conservazione. Criticata da molti, però. Invadente, eccessiva, fuori contesto, la “Bara Pacis” – come ironicamente fu bollata dal volgo – la bocciò persino il New York Times. Spaccandosi in due, l’opinione pubblica e il parterre di esperti e autorità di qua lodavano e dillà condannavano.
Voluto da Walter Veltroni, il Museo dell’Ara Pacis trovò poi un acerrimo nemico nel successivo sindaco, Gianni Alemanno. Che si mise in testa persino di smontare la teca e spostarla in periferia: un modo per arginare quell’effetto di luminoso corpo estraneo, straniato tra le vestigia dell’Urbe. Poi, abbandonata l’impresa, si ripiegò su una soluzione parziale: abbassare il muro laterale, inglobato alla struttura e tangente al Lungotevere, che disturberebbe la visuale delle Chiese di San Rocco e San Girolamo. Idea, per altro, approvata – convintamente? Con sufficienza? – dallo stesso Meier. L’annuncio arrivò già nel 2010, con la promessa di modificare l’architettura entro la fine del mandato di Alemanno.

Roma, Ara Pacis

Roma, Ara Pacis

Ed eccolo, il primo cittadino, affrettare adesso le operazioni, per riuscire a mantenere l’impegno. I lavori dovrebbero dunque partire in questo incipit di 2013. Tutti contenti? Macché. Spunta ieri un appello di Umberto Croppi, candidato a sindaco di Roma, che chiede alla comunità degli architetti di mobilitarsi contro questa ostinata volontà di rimaneggiamento: “Un’iniziativa che costituisce un grave attacco all’autonomia del progettista e che rappresenta un inutile spreco di risorse senza nessuna giustificazione”. Quasi un milione di euro – tanto costerebbero i lavori – da gettare alle ortiche, irresponsabilmente, per un “pregiudizio ideologico”. E in effetti, brutto o bello che sia il muro, l’urgenza non pare certo tale da giustificare, nel mezzo di una crisi finanziaria clamorosa, un investimento simile. La petizione, intanto, è arrivata e sta facendo il giro del web.
E però, sull’altra sponda, altri malumori si levano, in senso diametralmente opposto. Severa la nota di Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura di Roma Capitale e candidato alle regionali del Lazio per Fratelli d’Italia: “Se da una parte la volontà di ridurre l’altezza del muro dell’Ara Pacis è un segnale positivo che ammette uno sbaglio commesso in passato, dall’altra reputiamo sia ridicolo abbassarlo di soli 15 centimetri perché non risolverebbe in nessun modo l’impatto prospettico sulla chiesa del Valadier. Il muro andrebbe abbattuto del tutto”. Strano, per un amministratore che si occupa di cultura a Roma: il suo obbiettivo dovrebbe essere quello di catalizzare risorse economiche su produzione culturale e artistica, non sul tetris di muretti, specie se questo tetris costa un milione ai contribuenti. Sperando almeno che il corollario di sprechi, corruzioni e tangenti che hanno caratterizzato praticamente ogni grande appalto dell’amministrazione Alemanno siano compresi nel milione e non vadano conteggiati extra…

La petizione per scongiurare il ridimensionamento del muro

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Redazione

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