Hadid world. Fra nasi che si iniziano a storcere e osservatori annoiati, l’architetta angloirachena continua a mietere successi: dagli aeroporti ai City Centre, alle power list…

È inutile, non ce n’è per nessun altro. Ennesimo inizio d’anno col botto per Zaha Hadid, che sembra continuare imperterrita a spadroneggiare nel panorama architettonico. Fa man bassa di premi, riscuote successi, vince competition, inaugura cantieri. Non si contano quasi i risultati che ha raccolto, con incredibile nonchalance, dal primo gennaio. Insieme ad Atkins e […]

È inutile, non ce n’è per nessun altro. Ennesimo inizio d’anno col botto per Zaha Hadid, che sembra continuare imperterrita a spadroneggiare nel panorama architettonico. Fa man bassa di premi, riscuote successi, vince competition, inaugura cantieri. Non si contano quasi i risultati che ha raccolto, con incredibile nonchalance, dal primo gennaio. Insieme ad Atkins e gli architetti Pascall & Watson si è recentemente aggiudicata l’enorme ampliamento di un hub aeroportuale a sud di Londra, che incrementerà ulteriormente i traffici commerciali inglesi (mantenendo sempre un certo appeal). Ha poi inaugurato in pompa magna l’inizio lavori del Softbridge Building al Saint Antony’s College di Oxford, nuovo polo culturale dedicato all’arte e alla cultura del Medio Oriente (e chi meglio di lei?), voluto dalla società Investcorp con un investimento da 11 milioni di sterline da ultimare nell’estate del 2014.
È entrata di prepotenza come unico architetto – secondo la BBC – nella lista delle 100 donne più influenti della Gran Bretagna (con lei Adele, Stella McCartney e JK Rowling), e per il Gulf Buisness Power tra i 100 arabi più potenti nel Real Estate; ha vinto a Monaco l’Aenne Burda Award per la leadership più creativa, e si è confermata protagonista indiscussa con l’imponente progetto mixed use da 150mila mq per il Culenova New City Centre a Bratislava, Slovacchia. Un progetto che mira a cambiare il volto della metropoli slovacca, con il suo carattere iconico e muscoloso. A convincere non è tanto la foresta di torri ellittiche – viste e riviste – quanto piuttosto il concetto di porosità degli interni e della piastra, affrontato dalla Hadid come nessun altro: un susseguirsi di bucature organiche, di pareti plastiche, di piani inclinati. Uno spazio che possa, anche grazie all’uso del verde e dei servizi, ridare vitalità e trasformare l’identità di una parte di città in caotica espansione. Una visione potente, ispirata, capace di plasmare gli spazi del domani. Se non altro, per una volta, a farlo, sarà una donna.
Qualcuno potrebbe sentirsi affaticato solo ad elencarle, tutte queste cose. Eppure Zaha Hadid non fa una piega, e procede, spedita come una macchina da guerra. Certo, prima o poi forse, il suo stile verrà a noia anche a chi, adesso, la cerca in quanto garanzia di successo. Ma sta di fatto, che per il momento, sembra non avere rivali: il suo studio costruisce di tutto, ovunque e a qualsiasi scala, dalle infrastrutture al residenziale…

Giulia Mura

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Mura

Giulia Mura

Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con…

Scopri di più