Pittore sensibile e violento. Sulle orme di Goya al cinema

Dal 6 al 8 marzo al cinema c’è il film su Francisco de Goya. Un racconto documentario che si destreggia perfettamente tra arte e cinema, realizzato in Spagna poco prima della pandemia

Jean-Claude Carrière, storico amico e collaboratore di Luis Buñuel, sceneggiatore, scrittore, attore e regista, scomparso nel 2021, si muove ripercorrendo le orme di uno dei giganti della storia dell’arte. José Luis Lopez-Linares firma la regia di L’ombra di Goya, docu-film presentato con grande successo al 75esimo Festival di Cannes, che arriva come evento nelle sale italiane il 6, 7, 8 marzo. Il film rientra tra la Grande Arte al Cinema del 2023 distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.

L’IMPATTO DI ALCUNI AVVENIMENTI SULLA VITA E ARTE DI GOYA

L’ombra di Goya racconta della vita dell’artista e dei suoi dipinti, entrambi avvolti in un interessante alone di mistero. Come è noto, Goya, di punto in bianco divenne sordo e, trovandosi ad improvvisare, dovette imparare a comunicare in un modo che non conosceva e quindi attraverso il linguaggio dei segni. “È interessante vedere come nel Ritratto della Duchessa d’Alba il gesto che compie con la mano ricalchi la lettera G nel linguaggio dei segni. Alcuni dei disegni di Goya raffigurano persino l’intero alfabeto della lingua dei segni”, aveva sottolineato tempo fa José Luis Lopez-Linares. Con L’ombra di Goya il suo intento è proprio quello di mostrare e riflettere sul grande impatto che aveva avuto questo cambiamento, non tanto sulla vita dell’artista, quanto sulla sua pittura. Non solo la sordità, ma anche la Rivoluzione francese ha scombussolato il suo lavoro e la sua arte. Goya infatti era un pittore che si guadagnava da vivere nelle corti dei re. Due avvenimenti che in un certo senso diventano elementi chiave nella pittura di Goya: la sensibilità e la violenza.

JEAN-CLAUDE CARRIÈRE, L’ALTRO PROTAGONISTA

Francisco José de Goya y Lucientes, nel suo nome esteso, non è il solo protagonista del docu-film. Accanto a lui, o meglio dietro di lui, c’è un suo attento osservatore molto apprezzato nel mondo del cinema. “Avevo collaborato con Jean-Claude nell’ambito di un documentario che avevo realizzato su Luis Buñuel e inoltre il mio film Bosch, il giardino dei sogni (Le mystère Jérôme Bosch) era stato accolto molto bene. Così ho deciso di contattare nuovamente Jean-Claude per fare un film su un altro pittore, Goya”, racconta il regista José Luis Lopez-Linares al Festival di Cannes. “Ha trascorso con noi 10 giorni in Spagna, ci ha  seguito mentre ripercorrevamo la vita di Goya, dal museo del Prado al villaggio di Fuendetodos, vicino a Saragozza, dove il pittore è nato. Era sufficiente che Jean-Claude guardasse un dipinto di Goya, o si trovasse davanti alla casa di Goya, perché il momento lo ispirasse. Poi ci raccontava subito una storia, era straordinaria. Forse è per questo che il film sembra così naturale, mi è bastato seguirlo con le telecamere”.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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