La celebre massima di Picasso secondo la quale “i buoni artisti copiano, mentre i grandi artisti rubano”, deve essere presa con le pinze, soprattutto oggi. In un’epoca in cui i social network sono una grande fonte di ispirazione per i creativi di tutto il globo è opportuno considerare anche quanto sia forte l’idea di community. Seguendo questo ragionamento si può comprendere facilmente il processo che si innesca quando, al primo passo falso, si finisce per subire una specie di gogna mediatica. È successo a Chris Brown, celebre rapper statunitense, classe 1989, che già lo scorso anno era stato costretto a eliminare dai suoi account la sua versione di una vignetta dell’illustratore brasiliano Gabriel Picolo, pubblicata per promuovere la propria casa di abbigliamento.
Pomo della discordia questa volta è il videoclip del brano Wobble Up, che comprende anche un featuring con Nicki Minaj e G-Eazy, un filmato popolato da molteplici espedienti visivi che non sono passati inosservati agli occhi del popolo di Instagram. L’intero video (una specie di coloratissimo monumento non solo alla pratica del twerking, ma ai glutei femminili in generale), è infatti costellato da immagini che attingono dalle opere di alcuni artisti che vantano un certo seguito sui social. Il primo a notare la somiglianza tra una sua elaborazione grafica (un fondoschiena/isoletta, con tanto di palma) e gli elementi scenografici del suddetto video è stato il fotografo tedesco Marius Sperlich che, scoperto il misfatto, non ha esitato a denunciare l’accaduto tramite post e stories su Instagram, stimolando la scoperta di altri “furti” ai danni di diversi creativi, come il giovane graphic designer Tony Futura e l’art director inglese Vanessa McKeown. La risonanza che ha avuto questa vicenda continua a espandersi a macchia d’olio, spronando artisti ed esperti di comunicazione visiva a chiedere, a fronte delle recenti modifiche delle normative sul copyright, una maggiore tutela delle proprie idee attraverso l’hashtag #changeindustry.
– Valerio Veneruso