L’eleganza nella musica: la cantante Popa e il suo album “Arte e finanza”

Canzoni che ricordano la musica anni '60, cliché di un’Italia ormai inesistente e abiti bon ton: questa è Popa e il suo primo album

Alta, capelli lunghi, avvolta da abitini o giacche bon ton: è Popa (Klaipeda, 1989), nome d’arte di Maria Popadnicenko, stilista e cantante lituana che ammicca al mondo dello showbiz d’altri tempi, quello dedito a bon vivant e grandi amori, noia e trepidazione, grandi soirèe e doom scrolling sul divano, messaggi ricevuti alle tre di notte e meditazione, carte dei tarocchi e rotocalchi.

L’album “Arte e finanza” di Popa

Sono gli stessi elementi alla base del suo primo album, Arte e finanza, scritto e prodotto da Popa e Gaetano Scognamiglio, musicista e autore di Calcutta e Alan Sorrenti.

All’interno, 10 brani tra cui i due inediti Arte e Finanza (dal quale prende il nome l’album) e Bugie, perfetta rappresentazione di una carriera musicale incentrata su canzoni satiriche, sonorità anni ’60 con percussioni e orchestrazioni di archi e fiati, e anche sull’ambizione di vivere giornate à la page.

I brani sono dei “bozzetti impressionistici sull’Italia vista dalla mia prospettiva ironica, leggera e baltica. I lupi di finanza in giacca e cravatta in piazza d’affari, galleristi e artisti, le sciure Milanesi chic e misteriose, i bon vivant vanno a braccetto con Carrà, Boncompagni, Malgioglio e Battisti.

La simbologia di Popa

“Nelle mie canzoni cerco di raccontare la vita quotidiana di adesso ma paragonandola con dei esemplari di personaggi affascinanti italiani quasi in estinzione”, rivela l’artista.

“La ricerca della pop culture italiana mi serve come punto di riferimento per capire l’Italia oggi. Non essendo italiana e non avendo passato la mia infanzia qui, questo è un modo per comprendere il concetto contemporaneo di dolce vita: esiste o non esiste?”.

La musica di Popa: satira, celebrazione o arte?

Insomma, cliché di un’Italia relegata a pochissimi salotti, a volte milanesi. E anche se mette in risalto, con espressioni dall’ironia pacata, costumi o atteggiamenti tipici di una categoria, lei ritiene che non si tratti né di satira né di una celebrazione dell’inesistente, “ma sono sogni a occhi aperti, una forma cantata e visiva di psicomagia” che disegnano “una psico-geografia di leggerezza e di eleganza. Un mappamondo champagne pop del jet-set tra Londra, Los Angeles, New York, St Moritz, St Tropez e Positano”.

Con l’aggiunta di riferimenti cinematografici e letterari che vanno da Flaubert ai film dei fratelli Vanzina, partendo da Milano (Linate).

La moda secondo la cantante Popa

Invece, qual è il modo di vestire di Popa? La cantante dice che nella sua ricerca usa “tanta iconografia della moda contemporanea ma anche molta del passato, per cercare di tradurre al meglio la mia visione della musica. Mi piacerebbe riportare più eleganza nella musica di oggi, è molto importante per me che ci sia sempre dello chic e del glamour in quello che faccio”.

Infatti ammette di unire l’arte alla moda, e viceversa, perché ama “sperimentare con l’arte stessa, in tutte le sue forme”.

Giulio Solfrizzi

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Giulio Solfrizzi

Giulio Solfrizzi

Barese trapiantato a Milano, da sempre ammaliato dall’arte del vestire e del sapersi vestire. Successivamente appassionato di arte a tutto tondo, perseguendo il motto “l’arte per l’arte”. Studente, giornalista di moda e costume, ma anche esperto di comunicazione in crescita.

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