Elad Lassry, una retrospettiva al PAC di Milano. Intervista ad Alessandro Rabottini

Al PAC di Milano arriva la prima retrospettiva in Italia dell’israeliano Elad Lassry Tra rigore e attitudine alla seduzione, l’artista gioca con la storia delle immagini ed il loro potenziale ambiguo. Ce ne parla il curatore, Alessandro Rabottini...

intervista, riprese e montaggio: Francesco Sala
produzione: Artribune Television

About Elad Lassry. L’ambiguo, l’algido e l’erotico

Al PAC di Milano, fino al 16 settembre 2012, è in corso la prima retrospettiva in Italia dell’israeliano Los Angeles based Elad Lassry, a cura di Alessandro Rabottini. Tra rigore, sintesi, freddezza e insieme attitudine alla seduzione, l’artista gioca con la storia delle immagini e il loro potenziale ambiguo, spingendo la percezione fino a una soglia sottilmente spaesante, appena disturbante. L’eros sprigionato dal visibile è subito negato nell’invisibilità del codice più astruso.
Il gioco del remix tra elementi eterogenei, accostati con estremo senso estetico e con una certa attitudine allo straniamento, è orientato al mancato disvelamento del senso: nessuna verità si dischiude, nessuna storia si compone, nessun indizio giunge a mettere ordine tra armonie ed equilibri ossessivi, sia geometrici che cromatici. Un concettualismo senza origine né destino.
Le immagini sono cose: si mescolano, si giustappongono, si negano, si specchiano, si combinano in uno schema irrisolto ed attuale. Senza però esaurirsi nella fisicità del presente. Forme, hic et nunc: oltre la narrazione, oltre l’informazione, ma sempre lungo l’onda lucida e leggera di un passato in fuga.
Non solo spazio dunque, ma anche tempo. Linee oblique della storia, linee orizzontali di un set espositvo. E viceversa.
Schiaccia l’occhio alla publicità Elad Lassry, scivolando con compiaciuto indugio sulla superficie del visibile. Ma non ci dice mai se alla pubblicità è davvero interessato. La bellezza, qui, raggiunge un fastidioso ed intrigante grado di durezza, di opacità. Attraente e respingente insieme. Vietato abbandonarsi, impossibile andare oltre una certa soglia: le immagini le puoi spiare, ma mai possedere. Oniriche, fantastiche, poetiche, ma al contempo classiche, senza smettere di essere fashion. Il tentativo di conquistarle, cercandone il fuoco, condurrebbe necessariamente a un cortocircuito percettivo. Tanto candide, quando pericolose.

– Helga Marsala

www.comune.milano.it/pac/

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Elad Lassry

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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