De Chirico, Ferrara e la pazzia del mondo

C’è una grande mostra su Giorgio de Chirico a Ferrara. Nel senso che la mostra è a Ferrara e che il soggetto della mostra stessa è de Chirico nei suoi tre anni ferraresi. Siamo tornati a visitarla insieme a Paolo Baldacci, uno dei due curatori.

UN PITTORE IN OSPEDALE
A cosa serve mandare un artista in guerra? A niente. Meglio farlo dipingere”. La questione se la pose il maggiore Gaetano Boschi, medico e ideatore della Villa del Seminario, trovandosi di fronte al soldato Giorgio de Chirico. Non a caso proprio in questo luogo – una struttura ospedaliera d’avanguardia per il periodo e specializzata in malattie nervose da guerra – si strutturarono le basi della Metafisica. Lo racconta Paolo Baldacci, che insieme a Gerd Roos ha curato a Ferrara la mostra De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie (qui potete leggere la nostra recensione).
Per la prima volta dopo cent’anni, la mostra ospita quasi tutta la produzione del pittore nella città estense, tra il 1915 e il 1918, accostandola a un’alta selezione di Carrà metafisici. Nel raccontarci il percorso scelto, Baldacci invita a seguirlo davanti ad alcune delle opere presenti, per scoprire insieme cosa nascondono.

LO SRADICAMENTO E L’ARRIVO A FERRARA
Nella piccola realtà ferrarese, Giorgio de Chirico si ritrova improvvisamente catapultato nel giugno del 1915, dopo aver abbandonato Parigi per arruolarsi nell’esercito italiano col fratello minore, Alberto Savinio. “È alla ricerca costante della sua identità. Nato in Grecia, vive a lungo nell’impossibilità di realizzare appieno le sue origini italiane”, spiega Baldacci, tra i massimi esperti dell’opera metafisica di de Chirico. “Solo diventando soldato può superare questa barriera: si arruola nella fanteria, ma viene ben presto dichiarato inabile alle fatiche di guerra. Si ritrova dunque nella ‘bella e malinconica Ferrara’, come la descrive in una lettera al suo curatore, dove un po’ alla volta ricomincia a disegnare”.
A differenza del fratello Savinio, forte sostenitore della guerra, de Chirico la considera un’enorme bestialità, la prova che nel mondo non governi la logica, ma solo la follia. Come difendersi, dunque? “Viene subito suggestionato dagli interni ferraresi”, commenta l’esperto indicando Interno Metafisico, “dove ritrova un senso di protezione”.

De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie - Palazzo dei Diamanti, Ferrara 2015 - photo Luca Malaguti

De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie – Palazzo dei Diamanti, Ferrara 2015 – photo Luca Malaguti

L’OCCHIO NELLE COSE
Per combattere l’illogicità del mondo, la sua pittura diventa estremamente realistica e meticolosa nei particolari. “Contro ‘la grande pazzia che esisterà sempre e continuerà a gesticolare e a far dei segni dietro il paravento inesorabile della materia’”, continua Paolo Baldacci, riprendendo le parole del pittore, “de Chirico inizia a dipingere un microcosmo di oggetti comuni, fatto di biscotti, di cartine, di guanti”.
In questa ricerca di salvezza, inizia a scoprire la cultura esoterica che riempie la città, rimanendo affascinato dagli affreschi di Palazzo Schifanoia – come dimostrano opere quali L’angelo ebreo e I pesci sacri. Sotto questa luce, Ferrara diventa per lui metafora del mondo, in cui è necessario riuscire a dominare la magia della realtà cercando “l’occhio” in ogni cosa. “Attraverso le sue opere, l’artista deve saper offrire una forma di riscatto: solo così l’arte diventa ‘evangelium’, una buona novella. Deve saper scovare lo spirito nascosto degli oggetti, attraverso la potenza della poesia e dell’arte”.

De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie - Palazzo dei Diamanti, Ferrara 2015 - photo Luca Malaguti

De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie – Palazzo dei Diamanti, Ferrara 2015 – photo Luca Malaguti

L’INCONTRO CON CARRÀ E I MANICHINI
Per qualche mese, nel 1917, de Chirico condivide con Carlo Carrà l’esperienza di Villa del Seminario. Nell’ospedale militare, i due sono incoraggiati a dipingere dal direttore Boschi. “Nasce tra loro un sodalizio dialettico: si influenzano nelle opere, leggono gli stessi libri, si confrontano. Svilupperanno in seguito temi simili, ma ciascuno secondo le proprie peculiarità”. Fuori dal sanatorio di Ferrara c’è la guerra, che miete vittime come mai era accaduto in passato. L’orrore della Prima guerra mondiale è appena fuori le mura estensi.
Mentre per Giorgio Morandi il manichino è puro elemento formale, dopo l’esperienza di Villa del Seminario Giorgio de Chirico assume sul tema una diversa visione. Le muse metafisiche diventano dunque le guardiane della città, due simboli illogici che puntano a governare i misteri dell’universo”, conclude Baldacci al cospetto de Le Muse inquietanti. “Le due vestali sono degli strumenti, che aiutano a dominare le atrocità e le follie del suo tempo”.

Anja Rossi

Ferrara // fino al 28 febbraio 2016
De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie
a cura di Paolo Baldacci e Gerd Roos
PALAZZO DEI DIAMANTI
0532 209988
[email protected]
www.palazzodiamanti.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/49486/de-chirico-a-ferrara-metafisica-e-avanguardie/

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