Gli abiti delle poetesse del XX secolo in mostra a Londra

Alla National Poetry Library di Londra, abiti di moda e poetesse si incontrano. Da Sylvia Plath a Theresa Hak Kyung Cha, nel solco di un connubio solo apparentemente insolito

Poesia e moda, due narrazioni dell’Io simili tra di loro, si fondono in Poets in Vogue per celebrare gli abiti delle poetesse del XX secolo, ospitati dalla National Poetry Library all’interno della Royal Festival Hall fino al 10 settembre 2023. Ad animare la rassegna, curata da Sarah Parker e Sophie Oliver, in collaborazione con la costumista del Victoria & Albert Museum Gesa Werner, ci sono sette abiti-installazioni a evocare altrettante poetesse che hanno lasciato il segno nella cultura collettiva. Da Sylvia Plath a Theresa Hak Kyung Cha, più che una mostra sui capi che erano solite indossare, si tratta di una celebrazione del loro stile, nell’uso delle parole così come nel vestirsi. Tanto è vero che i loro look più iconici sono stati ricreati (salvo un solo caso originale) attraverso numerose testimonianze da archivi fotografici e presentati insieme a poesie, foto e registrazioni. A emergere sono gli universi estetico-intellettuali di queste grandi donne, rivelando quanto le mise fossero connesse all’arte poetica nell’esprimere la loro identità.

Poets In Vogue, National Poetry Library, Southbank Centre. A reconstruction of Anne Sexton's red Reading Dress. Credit Pete Woodhead

Poets In Vogue, National Poetry Library, Southbank Centre. A reconstruction of Anne Sexton’s red Reading Dress. Credit Pete Woodhead

LA MOSTRA “POETS IN VOGUE” A LONDRA

Esponente di spicco della cosiddetta poesia confessionale statunitense insieme all’amica Sylvia Plath, Anne Sexton ha destabilizzato i propri contemporanei attraverso la sua poesia dissacrante e fuori dagli schemi, facendo da apripista su temi come l’aborto, la masturbazione e la salute mentale. A rievocarla in questa sede non poteva che essere il lungo abito rosso indossato durante le sue letture pubbliche, sempre rigorosamente scalza e con la sigaretta accesa. Tramite l’abbigliamento passavano anche i messaggi politici della poetessa, attivista e militante afroamericana Audre Lorde, figura determinante nel femminismo intersezionale qui raccontata attraverso il caftano con stampa asimmetrica, in origine da lei stessa creato. Una ricostruzione del costume teatrale per il ruolo di Lady Macbeth cala dal soffitto della biblioteca come un prezioso sipario, incarnando i versi tra opulenza e modernismo dell’eclettica Edie Sitwell. Proseguendo troviamo i colletti in serie dedicati a Stevie Smith, un must nei suoi outfit insieme a scamiciati e spille da balia, in questo caso metafora delle ripetizioni poetiche come esercizio di stile a lei caro. Le parole si fanno tessuto e materia nel lavoro della poetessa, performer e regista Theresa Hak Kyung Cha, che mediante il flusso di coscienza e un approccio interdisciplinare affronta tematiche come l’oppressione, la violenza, l’ambiguità del linguaggio, condensate nello scatto di Trip Callaghan della performance Aveugle Voix (1975).

Poets In Vogue, National Poetry Library, Southbank Centre. Sylvia Plath's skirt, credit Pete Woodhead

Poets In Vogue, National Poetry Library, Southbank Centre. Sylvia Plath’s skirt, credit Pete Woodhead

IL CASO SYLVIA PLATH

Perché non posso provare vite diverse, come se fossero vestiti, vedere quale mi sta meglio e mi dona di più?”, scriveva Sylvia Plath. E come darle torto. Il suo mito, spesso relegato al tormento interiore e alla sua tragica morte, include molte sfaccettature, tra cui anche una certa passione per i vestiti. La Plath li adorava, tanto da descrivere minuziosamente i suoi nuovi acquisti in lettere e diari. Forse perché ha iniziato la sua carriera di scrittrice proprio in una rivista di moda, o forse perché un punto di vista non esclude necessariamente l’altro. La gonna in plaid a motivo tartan a lei appartenuta, e con la quale è stata fotografata da giovanissima durante un viaggio a Parigi nella primavera del ’56, è l’unico capo originale della rassegna. Emblema del suo amato guardaroba, si tratta di un prestito della libreria londinese The Second Shelf.

Poets in Vogue, exhibition view.. A fabric adaptation of a poem by Gwendolyn Brooks. Photo credit Arnaud Mbaki

Poets in Vogue, exhibition view.. A fabric adaptation of a poem by Gwendolyn Brooks. Photo credit Arnaud Mbaki

IL LEGAME TRA POESIA E MODA

Se da un lato la poesia viene ricondotta all’intelletto e all’interiorità emotiva, dall’altro la moda sembra spesso la sua antitesi, votata all’apparenza e alla rincorsa della novità. In entrambi i casi parliamo di linguaggi che presuppongono delle scelte, che a loro volta si fanno espressione di identità e rivelatrici di un certo modo di pensare e di una certa cultura. Ciò che emerge da Poets in Vogue è quanto questi due mondi abbiano in comune un forte legame con la forma, a cui corrispondono concetti in costante evoluzione. Insomma, che sia un outfit o una poesia, ci troviamo di fronte a un “viaggio tra le verità scomode del mondo”, come suggerisce il filosofo Lars Svendsen. Un discorso che noi di Artribune abbiamo approfondito nella scorsa puntata di Fashiontribune, format dedicato alla moda sul nostro canale Twitch, con l’intervento della scrittrice, autrice e comica Giada Biaggi.

Aurora Mandelli

Londra // fino al 10 settembre 2023
Poets in Vogue
NATIONAL POETRY LIBRARY
Belvedere Road
https://www.nationalpoetrylibrary.org.uk

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Aurora Mandelli

Aurora Mandelli

Originaria di Vaprio D’Adda, si sposta a Milano e Bordeaux per perseguire gli studi. Da sempre amante della moda in tutte le sue forme, coltiva la passione per l’arte, il cinema e il teatro. Attualmente fashion stylist e redattrice freelance…

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