Chiara Ferragni indossa Schiaparelli a Sanremo. Dall’abito scultura al body painting di Yves Klein

La prima uscita dell’influencer nella serata finale del Festival di Sanremo è affidata a un abito scultura di Daniel Roseberry, emblema della lotta per l’emancipazione femminile. Poi il richiamo al body painting di Yves Klein

Dopo l’apertura all’insegna degli abiti-manifesto disegnati per lei dalla maison Dior di Maria Grazia Chiuri (con riferimenti al Pensati Libera del duo Claire Fontaine, all’Eva di Lucas Cranach per l’abito nude look, a Jana Sterbak per l’abito-gabbia, tutti centrati su un messaggio sociale), che hanno catalizzato l’attenzione nella prima serata della 73esima edizione del Festival di Sanremo, Chiara Ferragni torna a calcare il palco dell’Ariston per il grande finale. E per scendere nuovamente le scale l’imprenditrice e influencer si affida a Schiaparelli, rinnovando un legame già saldo, che da un paio d’anni a questa parte la vede vicina alla storica maison fondata nel 1927 da Elsa Schiaparelli e dal 2019 affidata ai guizzi creativi del designer texano Daniel Roseberry.

IL SURREALISMO DI SCHIAPARELLI, DA ELSA A ROSEBERRY

La sinergia tra Ferragni e Roseberry è andata consolidandosi nel tempo, dal top-scultura dorato indossato in occasione di una delle prime sfilate del direttore creativo alla più recente apparizione dell’influencer, stavolta ai piedi della passerella, per la presentazione dell’ultima collezione di Schiaparelli, omaggio all’Inferno dantesco che molto ha fatto discutere per le grandi teste di animali iper-realistiche (ma finte!) applicate sugli abiti delle supermodel Kylie Jenner, Irina Shayk e Naomi Campbell. Del resto la provocazione è insita nella storia della maison, vero e proprio fenomeno artistico degli Anni Trenta, centrato sulla commistione tra moda, arte e musica (noto, reiterato e prolifico è stato il legame di Elsa Schiaparelli con artisti come Duchamp, Dalì, Picasso). Recuperando la visione surrealista e i codici estetici della fondatrice, Roseberry ha saputa rilanciare l’allure del brand, conquistando star internazionali come Lady Gaga e Beyoncé.

LA DONNA E MADRE GUERRIERA DI SCHIAPARELLI PER CHIARA FERRAGNI

E Chiara Ferragni, che suggella la sua prima entrata in scena nella serata finale del Festival incarnando “La donna e madre guerriera”, con una sottoveste di satin dipinta di blu – “perché è da sempre il colore associato alla sacralità della maternità, qui rappresentata come stereotipo della donna mentre nutre un bambino d’oro”, spiega la descrizione che accompagna la creazione negli scatti posati prontamente condivisi su Instagram dall’influencer –  drappeggiata sull’armatura in ora scolpita sui seni. “Essere donne senza dover essere considerate solo delle madri. La lotta femminile contro la colpa di voler conciliare tutto è stato il tema che abbiamo chiesto di elaborare a Daniel Roseberry. Non essere considerate solo apparati riproduttivi è la scelta per cui combattere ogni singolo giorno!”. Ancora alta moda all’insegna dell’impegno sociale, dunque, declinata nel codice estetico di Schiaparelli, che con la corazza dorata rappresenta qui “una forza che non ha bisogno di imitare quella maschile per essere considerata di pari livello”. Non una novità per la maison, che nel 2021 presentava in occasione della sfilata parigina Haute Couture le sue supereroine in armatura da amazzoni contemporanee (bambinello d’oro compreso). “Sono abiti che rendono consapevoli del proprio corpo, che fanno pensare a come ti muovi nel mondo. Anche Elsa Schiaparelli creava abiti che esploravano il corpo”, dichiarava in quell’occasione Roseberry. E alla couturiere rimanda anche la catena d’oro con pendente a lucchetto indossata da Chiara, che evoca tanto la linea di gioielli Schiap creata insieme ai più grandi artisti dell’epoca, quanto uno dei simboli a lei più cari.

IL BODY PAINTING DI YVES KLEIN

Il secondo abito – Body painting – chiama in causa in modo più esplicito l’arte, evocando il gesto artistico e provocatorio di Yves Klein con l’impronta oro di un corpo di donna impresso sul blu di un abito a colonna, dalla collezione Primavera 2023 di Schiaparelli (e memore dello Skeleton dress di Elsa): “Nel lavoro dell’artista francese i corpi delle donne erano liberati dalla loro immobilità di manichino e chiamati a imprimere autonomamente le proprie forme su grandi canvas bianchi da dipingere in blu. Liberate il vostro corpo e fatene ciò che volete perché il corpo della donna è il capolavoro massimo della creazione”.

Livia Montagnoli

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