L’eredità di Kansai Yamamoto: la moda, la tuta di David Bowie e la prima modella asiatica

Lo stilista che inventò Ziggy Stardust è morto lo scorso 21 luglio. Clara Tosi Pamphili lo ricorda in questo articolo

L’immagine di Kansai Yamamoto appare in ogni ricerca immediatamente accanto alla sua creatura più famosa, la suit “Tokyo Pop”, realizzata per David Bowie nel 1973. 
Creata per l’Aladdin Sane Tour è diventata subito una icona senza tempo, immortalata da Herb Ritts in un servizio fotografico del 1989: rappresenta la sintesi nella Moda della cultura orientale e occidentale, magicamente causata dallo stile di rottura di un personaggio come David Bowie.
Oggi la sua scomparsa di qualche giorno fa, a 76 anni per una leucemia, ci porta a cercare oltre quel connubio fantastico fra lui e Bowie già ampiamente raccontato.

David Bowie con un costume disegnato da Kansai Yamamoto

David Bowie con un costume disegnato da Kansai Yamamoto

KANSAI YAMAMOTO: LE ORIGINI

Mentre le immagini dei suoi abiti selezionate dall’algoritmo che risponde al suo nome si incrociano inevitabilmente con quelle di Yohji Yamamoto, altro fashion designer giapponese famoso soprattutto per la sua antimoda, emergono vicende che fanno crescere la sua storia di Fashion designer.
L’attenzione va immediatamente all’esordio in Europa: la sfilata di Londra nel 1971, una città tanto straordinaria da accogliere per prima uno stilista nipponico e che allora aveva solo 17 anni. 
Un evento che attirò personaggi come Stevie Wonder, Elton John e lo stesso Bowie che rimase folgorato dallo stile di quel personaggio strano perché straniero: “Ha una faccia insolita… Non sembra né uomo né donna…c’è un’aura di fantasia che lo circonda. Ha fascino”.
Come i Balletti Russi sconvolsero lo stile degli artisti di Parigi all’inizio del XX secolo così Kansai Yamamoto per primo, e gli altri giapponesi che lo seguirono in occidente come Issey Miyake o Rei Kawakubo, stravolsero l’ideale estetico della moda negli anni 70. La visione di Yamamoto affascinò gli artisti londinesi in un momento in cui la Rivoluzione culturale, sociale, politica e di costume portava ad un rovesciamento dei valori: la sua estetica dimostrava di poter rielaborare fino alla modernità i segni della tradizione. Si può dire che la corrente fashion giapponese sia stata l’unica a mantenere un rapporto con la tradizione senza subirne il peso, al contrario usando l’eredità come materia prima. Mentre i contestatori come Vivienne Westwood strappavano jeans e magliette, o ci scrivevano sopra con le bombolette spray, come se l’abito fosse stato una casa da distruggere Yamamoto si ispirava alle fondamenta della propria casa. Quella prima collezione, e tutto il suo stile a seguire, attingeva al Basara, un termine che indica un approccio libero e non convenzionale, applicato in particolare ad un importante gruppo di Samurai che, nel Giappone del Cinquecento, interpretarono il loro ruolo e il loro potere con indipendenza e anticonformismo. 

I SUPER SHOW

Così David Bowie diventa un Samurai Basara con un costume straordinario dove il vinile sostituisce il tessuto e la silhouette è quella di un eroe manga venuto dallo spazio. Lo vide così lo stesso Yamamoto al concerto del 1973 al Radio City Music Hall di New York “Non avevo mai visto un’esibizione simile. Quando lo spettacolo è iniziato, è sceso dal soffitto, indossando gli abiti che avevo disegnato. Poi c’è stato un movimento che si verifica spesso nel kabuki, che si chiama hikinuki, in cui qualcuno che indossa un costume si spoglia, rivelando immediatamente ciò che c’è sotto. È stato molto drammatico.”
Lo spettacolo entra nel suo cuore e quando lascia la moda negli anni 90, inizia a produrre eventi che chiama “Super Show” in tutto il mondo, dove è capace di unire musica, danza, acrobazie attirando centinaia di migliaia di persone. Prima di tornare alla moda, nel 2013, progetta il treno Skyliner che dal 2010 unisce l’aeroporto giapponese di Narita con il centro di Tokyo. Nel 2018 collabora con Louis Vuitton per la collezione Resort 2018 con stampe e tessuti ispirati all’arte giapponese del Kabuki. 
Oltre a Bowie e poi Lady Gaga la sua moda ha fortemente ispirato creativi come Jean Paul Gaultier, figure che, come lui, operano sul disegno della silhouette ai limiti dell’illustrazione: creatori di personaggi a cui l’abito deve dare la forza di di-mostrare cosa realmente si sentono di essere. Ma in questa capacità di creare unendo segni di mondi e tempi lontani emerge la storia di Sayoko Yamaguchi, la prima modella orientale in Europa. 

LA STORIA DI SAYOKO YAMAGUCHI

Portando la sua musa dal Giappone, Yamamoto fa una operazione straordinaria: l’immagine della bellezza orientale stravolge i modelli consolidati sia qui che in patria. La pubblicità giapponese fino ad allora, prediligeva modelli non asiatici, anche Shiseido il famoso brand di beauty giapponese usava modelli “misti” fino a quando, nel 1973, firma il contratto con Sayoko Yamaguchi.
Così come le geishe delle Beltà di Hiroshige o Utamaro avevano ispirato van Gogh che scriveva al fratello Theo “Vedi, amiamo l’arte giapponese, ne siamo influenzati […] tutti gli impressionisti condividono questa passione”, così Sayoko diventa la modella più ricercata con una bellezza che incanta l’industria della moda. Nel 1972 è la prima asiatica a sfilare a Parigi dando inizio ad una carriera di top-model che contribuisce alla nuova ondata di apprezzamento europeo per l’estetica giapponese.
È questa l’eredità di Kansai Yamamoto, quella dello straniero sempre sorridente che ci ha insegnato a cooperare, cercando la bellezza nel fascino e nella rilettura delle tradizioni come unica strada per la vera modernità.

Clara Tosi Pamphili

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Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

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