50 anni di design in mostra a Roma

Da Contemporary Cluster, una mostra celebra il brand leggendario che portò il design radicale in provincia, tra Prato e Pistoia, nell’anniversario di due prodotti icona. A inaugurare la nuova stagione della galleria romana ci sono anche la collezione di ceramiche realizzate da Ugo La Pietra per Rometti, la mostra fotografica su Villa Perugini e l'installazione “Casa del Tempo” di Andrej Chinappi.

Prendi un brand del design radicale made in Italy (uno di quelli che hanno fatto la storia, per intenderci) e uno dei contenitori per l’arte e il design più interessanti della capitale (il Contemporary Cluster). Mettili insieme per il cinquantesimo anniversario di due oggetti cult ‒ lo specchio Ultrafragola disegnato da Ettore Sottsass jr. e la poltrona Joe di DDL Studio De Pas, D’Urbino & Lomazzi ‒ e unisci icone del design con nuove proposte, presentate in anteprima mondiale (la nuova edizione della poltrona Joe, l’appendiabiti Cessato allarme, sempre di De Pas, D’Urbino, Lomazzi e la panca Canton di Franco Raggi). Il risultato? Un cortocircuito, un salto indietro nel tempo, che però guarda avanti, anzi, avantissimo. Almeno fino al 23 ottobre.

POLTRONOVA, UNA STORIA DI DESIGN

Un matrimonio intellettuale e creativo è stato alla base di Poltronova: quello tra Sergio Cammilli ed Ettore Sottsass, uniti dall’aver avuto background ed esperienze diverse, ma desideri simili, affini. Un’alchimia professionale che segnerà da subito, e definitivamente, il concept e la filosofia dell’azienda. È il 1957 quando Sergio Cammili fonda ad Agliana (Pistoia) Poltronova, con lo spirito di chi si era formato mescolando con esuberanza arte e architettura. Sottsass, che all’epoca creava ceramiche per Bitossi e ancora non era un designer affermato, ne diventerà il direttore creativo e per l’azienda disegnerà produzioni iconiche. Tra queste c’è senz’altro Ultrafragola, l’unico prodotto della serie dei Mobili Grigi presentati alla terza edizione di Eurodomus a superare lo stadio di prototipo, uno specchio che si illumina fungendo anche da lampada e che evoca una capigliatura femminile con la sua silhouette tutta onde.

POLTRONOVA SECONDO ANDREA BRANZI

Fin dal suo esordio, Poltronova mira a diventare ben altro che un mero produttore di bei mobili. È il luogo dove sperimentare, contrapporre, innovare, osare, divertire. Ma, soprattutto, immaginare nuovi modi di abitare. Cosa che avviene attraverso il contributo di moltissimi designer, alcuni dei quali allora alle prime armi, oggi divenuti pilastri della storia del design nostrano. Cammilli, infatti, è stato particolarmente sensibile all’ondata della produzione creativa, critica e visionaria di quel periodo. Racconta Andrea Branzi: “Negli Anni Sessanta, in una regione come la Toscana che non produceva letteralmente nulla nel campo del design, Poltronova aveva tutto il meglio nel suo team: non solo Ettore Sottsass, che ne era il direttore artistico, ma Gae Aulenti, Paolo Portoghesi, Giovanni Michelucci, Angelo Mangiarotti, i gruppi Archizoom e Superstudio, De Pas-D’Urbino-Lomazzi; non solo i mentori, ma anche i massimi esponenti del New Design che allora si chiamavano radicali…”.

Poltronova e La casa non domestica. Exhibition view at Contemporary Cluster, Roma 2020. Photo credit Serena Eller

Poltronova e La casa non domestica. Exhibition view at Contemporary Cluster, Roma 2020. Photo credit Serena Eller

IL DESIGN RADICALE DI POLTRONOVA

Poltronova rappresenta forse l’esempio industriale più completo di design radicale, nato come alternativa al razionalismo imperante e vicino alla Pop Art, da cui mutua la combinazione di forme e colori e la giocosità dei progetti, che non si prendono mai troppo sul serio. I primi mobili prodotti mostrano, infatti, come si possa sfuggire alla prospettiva razionalista riscoprendo materiali e dettagli decorativi: massello di noce e castagno, ma anche laminati e fibra di vetro, ceramica, vetro e metallo. Riferendosi invece all’approccio trasversale con cui Poltronova pensa, prefigura e produce design, Andrea Branzi prosegue dicendo: “[..] fin da subito Sergio Cammilli ha adottato un metodo diverso e sperimentale, riunendo l’anima policentrica del design italiano e le sue contraddizioni e tendenze opposte. Era convinto e oggi vediamo che aveva ragione che questa complessità fosse la fonte stessa dell’unità e della vitalità di questo straordinario fenomeno. Cammilli ha subito messo insieme, nello stesso catalogo, le opere anarchiche di Archizoom e Cub8 di Angelo Mangiarotti (il primo ‘muro attrezzato’ italiano), le sperimentazioni postmoderne di Paolo Portoghesi e gli archetipi irriverenti di Ettore Sottsass. Era come dire: tutto e il contrario di tutto, prevedendo lo scioglimento dei mercati e dei gusti che dieci anni dopo si sarebbero chiamati post-industriali”.
Tra i progetti più iconici prodotti dall’azienda, ci sono: il divano Superonda (1967) e la poltrona Mies (1969) di Archizoom. Ma anche le lampade Passiflora e Gherpe, sempre di Superstudio, la Sanremo di Archizoom e i divani della serie Saratoga, disegnati da Elena e Massimo Vignelli.
A custodire l’eredità progettuale del brand e a tutelarne l’identità aziendale pensa, dal 2005, il Centro Studi Poltronova che cura gli archivi e le riedizioni dei pezzi storici.

ARCHIZOOM, SUPERSTUDIO E LA DISTRUZIONE DELL’OGGETTO

Oltre alla mostra su Poltronova, visitabile fino al 23 ottobre, la galleria romana propone anche La Casa non domestica, curata da Gabriele Mastrigli, architetto, docente e scrittore, che si riallaccia al percorso principale utilizzando come trait d’union semantico proprio la poltrona Mies di Archizoom Associati e il celebre numero del 1971 della rivista milanese IN – Argomenti e immagini di design, dedicato al tema della distruzione dell’oggetto e dei suoi significati specifici. Secondo i curatori del numero, i gruppi fiorentini Archizoom e Superstudio, distruggere significa sfidare le tradizionali strutture formali dell’ambiente costruito, svuotando la nozione di progetto di qualsiasi relazione prestabilita tra forme e funzioni, tanto sul piano materiale che simbolico.
Nella mostra, corredata di documenti dell’epoca (video, disegni, poster, fotografie) sono presentate opere di alcuni tra gli artisti invitati a contribuire al numero: la sopracitata poltrona Mies di Archizoom, il Superbox “Torno subito” di Ettore Sottsass jr., la panca Luxor di Superstudio e il Commutatore (dal Sistema Disequilibrante) di Ugo La Pietra. Si tratta di quattro oggetti realizzati tra il 1967 e il 1970, che indagano la natura delle pratiche dell’abitare in quel passaggio storico di crisi della società occidentale, spostando l’attenzione dalle funzioni e dagli oggetti ai riti e alle attitudini.

Giulia Mura

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Giulia Mura

Giulia Mura

Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con…

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