Rivivrà sott’acqua il Padiglione dell’Arabia Saudita della Biennale di Architettura 

Dopo Venezia, una parte del Padiglione continuerà a vivere nel Mar Rosso. Fino al 30 ottobre, Prince Nasser Palace di Diriyah, in Arabia, ha ospitato il primo evento del Public Programme dedicato al progetto in mostra alla Biennale Architettura 2023, che indaga l'eredità dell'architettura saudita

È un Padiglione che ingloba al proprio interno più livelli di lettura, e si tiene a distanza da vincoli temporali e concettuali preventivamente definiti, IRTH إرث. Questo il titolo del progetto con cui l’Arabia Saudita ha scelto di presentarsi alla Biennale Architettura 2023, in corso a Venezia fino al 26 novembre 2023.  
Alla sua terza partecipazione alla kermesse lagunare, il regno saudita introduce negli spazi della Sale d’Armi, all’Arsenale, il risultato del lavoro congiunto di un team composto da cinque professionisti: l’architetto AlBara Saimaldahar, fondatore e direttore creativo dello studio di design Dahr, con sede a Jeddah; le sorelle Basma e Noura Bouzo, co-fondatrici della società di consulenza creativa e culturale di &bouqu, a sua volta situata a Riyadh; gli assistant curator Cyril Zammit, design advisor di base a Dubai, e Joharah Lou Pabalate, strategy director di &bouqu. Una scelta non casuale, frutto della volontà di declinare il tema The Laboratory of the Future puntando sugli esiti di un processo condiviso e di natura collaborativa, aperto perfino ai visitatori e al loro istinto. Chi lo desidera, infatti, può concludere la propria esperienza di attraversamento della successione spaziale proposta in IRTH إرث aggiungendo una mattonella in argilla nella struttura ottaedrica che definisce due dei vari portali collocati all’interno del padiglione. 

IRTH إرث , National Pavilion of Saudi Arabia at the 18th International Architecture Exhibition - La Biennale di Venezia, 2023. @venicedocumentationproject. Courtesy of Ministry of Culture
IRTH إرث , National Pavilion of Saudi Arabia at the 18th International Architecture Exhibition – La Biennale di Venezia, 2023. @venicedocumentationproject. Courtesy of Ministry of Culture

Un padiglione con un’essenza olfattiva ad hoc 

L’atto di “toccare con mano”, chiamando quindi in causa il senso del tatto, gli elementi costituitivi dell’allestimento rientra nella serie di sollecitazioni, anche a carattere olfattivo, di un progetto dichiaratamente concepito per dare evidenza tanto alla concretezza e tangibilità quanto all’“incosistenza” dell’architettura. “All’interno di un contesto architettonico, i materiali contengono in sé delle narrazioni che molto ci raccontano degli abitanti di un Paese o di un’area geografica e di come hanno risposto al mondo intorno a loro”, spiegano le curatrici, aprendo così il campo anche a quella dimensione impalpabile, invisibile e immateriale che contribuisce in maniera decisiva a definire lo spirito dei luoghi, degli edifici, degli ambienti che sentiamo a noi affini. Con l’obiettivo di indagare il concetto di “eredità” (che, insieme a “possedimento prezioso”, è uno dei significati della parola araba إرث), il percorso espositivo segue più traiettorie in parallelo. Affianca motivi e tecniche costruttive tipicamente sauditi a una riflessione sulle metodologie ibride del prossimo futuro, senza dimenticare il potenziale nell’avvenire di due essenziali risorse locali: la sabbia e il sale. Negli spazi assegnati si passa quindi da strutture architettoniche a tutti gli effetti – è il caso degli archi in pannelli di legno, rivestiti da ceramiche stampate in 3D, che con la loro grana superficiale irregolare sono evocative delle dune del deserto – allo spazio esperienziale, in cui a essere sollecitati sono la vista, attraverso effetti luminosi, e soprattutto l’olfatto. Appositamente per IRTH إرث è stata infatti realizzata una fragranza a base di lavanda, franchincenso e mirra, dal forte potere evocativo. In questa stessa sala, inoltre, è stata posizionata una scultura destinata a ospitare, nel prossimo futuro, forme di vita sottomarine nelle acque del Mar Rosso, come spiegano le sorelle Bouzo. 

IRTH إرث , National Pavilion of Saudi Arabia at the 18th International Architecture Exhibition - La Biennale di Venezia, 2023. @venicedocumentationproject. Courtesy of Ministry of Culture
IRTH إرث , National Pavilion of Saudi Arabia at the 18th International Architecture Exhibition – La Biennale di Venezia, 2023. @venicedocumentationproject. Courtesy of Ministry of Culture

Parola alle curatrici del Padiglione Arabia Saudita

Al termine della Biennale di Venezia, la grande scultura stampata in 3D nel Padiglione dell’Arabia Saudita verrà portata nel Mar Rosso, e lì servirà per stimolare la crescita di un ecosistema marino. Secondo voi, per eventi come la Biennale e le altre grandi mostre internazionali, è ormai primario prevedere soluzioni di riutilizzo e ricollocazione delle strutture dell’allestimento? 
Crediamo che una parte della partecipazione a qualsiasi grande mostra o biennale non dovrebbe riguardare solo la presentazione del lavoro e della metodologia entro quella durata specifica, ma è essenziale, addirittura obbligatorio, per il creativo o l’architetto pensare all’eredità del padiglione o della partecipazione ben oltre le sue finalità previste. Questo ci riporta al nostro attuale padiglione e alla moltitudine del suo ciclo di vita. Siamo molto entusiasti di vedere la sua fase successiva subito dopo la chiusura della Biennale e il suo prossimo viaggio, sia sulla terra che sott’acqua. 

L’Arabia Saudita punta a diventare un attore protagonista nel panorama dell’architettura contemporanea, anche attraverso “edifici da record”. Tuttavia per il padiglione insistete su un elemento fondamentale, come la terra. È un invito a riflettere sull’essenza stessa dell’architettura, senza clamori? 
Quando abbiamo iniziato la nostra ricerca e analisi curatoriale, abbiamo approfondito il concetto di eredità architettonica. Ci siamo chieste cosa significa realmente. Molte volte la modernità in tutto il mondo si manifesta secondo connotati temporanei e facili conquiste. Quello che volevamo fare era creare un momento di riflessione in cui gli elementi costitutivi e le tecniche di base vengono riscoperti e reimmaginati. Uno sguardo su ciò che costituisce da ultimo un’eredità architettonica e quali sono le dinamiche in gioco, visibili o invisibili. 

Il Public Programme del Padiglione Arabia Saudita 

Proprio la località in cui è in corso di completamento la costruzione del Diriyah Art Futures, progettato dallo studio romano Schiattarella Associati, fino al 30 ottobre scorso ha ospitato il primo evento del Public Programme di IRTH إرث. Gli appuntamenti organizzati, tra cui un talk alla presenza delle curatrici e la realizzazione di un’immersive room focalizzata sul Padiglione, sono stati inclusi in TAG – Traditional Architecture Gathering. All’insegna del titolo Passato, Presente e Futuro, la manifestazione ha proposto conferenze tematiche, visite guidate, dimostrazioni di artigianato dal vivo, esperienze, workshop, esperienze immersive ed esposizioni per favorire la conoscenza dell’architettura tradizionale locale e contemporanea, in coerenza con gli obiettivi della Saudi Vision 2030. Epicentro di TAG è stato il Prince Nasser Palace di Diriyah, nel distretto del sito UNESCO di At-Turaif. A caratterizzare questa storica città, inclusa tra le più rilevanti testimonianze architettonico della nazione, sono le sue mura di mattoni di fango, i vicoli labirintici e l’insieme di strutture antiche che attestano il legame della comunità locale con la terra e la capacità di adattamento alle non facili condizioni di vita di quest’area. 

Valentina Silvestrini 

saudipavilion.org

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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