Il lato ostile dell’architettura nella mostra di Meletios Meletiou a Roma

Nella sua prima mostra a Roma, l’artista di origine cipriota costringe il visitatore a misurarsi con una serie di vincoli fisici, limitandone la libertà d’azione. Un riferimento alla sua terra d’origine per indagare l’architettura ostile con un approccio critico

E se le forme e gli oggetti urbani che ci circondano ogni giorno non fossero fatti per aiutare o orientarci, ma si trovassero lì per imporre limiti, escludere possibilità, respingere nemici reali o immaginati? Sono queste le domande che affronta con intelligenza e sensibilità la mostra Buffer Zone di Meletios Meletiou, artista cipriota di nascita (Lemesos, 1989) e romano di formazione (Accademia di Belle Arti di Roma, 2018).

Meletios Meletiou, Buffer Zone, installation view at Spazio Molini, Roma. Fotografie di Giorgio Benni. Courtesy Meletios Meletiou

Meletios Meletiou, Buffer Zone, installation view at Spazio Molini, Roma. Fotografie di Giorgio Benni. Courtesy Meletios Meletiou

LA MOSTRA DI MELETIOS MELETIOU A ROMA

Negli ambienti ipogei e angusti dello Spazio Molini del Pastificio Cerere a Roma, il visitatore incontra opere dall’aspetto inizialmente accogliente e protettivo, forme riconoscibili e colori accesi che istintivamente ci riportano agli spazi dedicati al gioco o alla musica, a ricordi d’infanzia e divertimento. Un tappeto srotolato sul pavimento, fatto di quel che sembra spugna piramidale espansa, invita istintivamente a toccarlo, forse persino a distendersi sopra. Ma quell’aspettativa di morbidezza e accudimento si infrange una volta che ci si avvicina: la spugna è in realtà cemento grigio, e quelle piramidi che accerchiano i nostri passi – e, claustrofobicamente, invadono persino le superfici delle pareti – diventano oggetti acuminati, aculei lapidei che respingono e minacciano. La sensazione di straniamento e destabilizzazione si ripete e moltiplica negli altri ambienti della mostra: sale o passaggi resi inaccessibili da quelli che sembrano pallottolieri o altri oggetti ludici, e che al contrario si rivelano impedimenti, da quelli che sembrano appigli, ma sono ostacoli. È un’ironia triste quella che pervade il visitatore della mostra, frutto di riflessioni tanto brillanti quanto amare che riverberano, per dolorosa analogia, dallo Spazio Molini ai nostri ambienti del quotidiano. Ed è quindi la disillusione urbana quella che Meletiou consegna ai visitatori in forme e colori attraenti e ingannevoli, come nuova fenomenologia del fallimento della spazialità contemporanea.

Copertina Epidermis

Copertina Epidermis

IL LIBRO D’ARTISTA EPIDERMIS

Accanto a Buffer Zone, esposizione site specific, c’è anche la pubblicazione del libro Epidermis, che è stato presentato al pubblico l’8 ottobre. Il libro è un’opera corale a cura di Gaia Bobò, anche autrice del saggio Abitare avverso, e raccoglie inoltre i contributi dell’architetto Constantinos Vassiliades, con uno scritto che riflette sulle contraddizioni dell’urbanità contemporanea dal titolo Architettura ostile, e infine dello storico di architettura Paolo Bertoncini Sabatini, con il suo testo L’energia costruttiva delle membra degli ornamenti. A chiusura del volume, un’intervista di Caroline Corbetta a Meletiou e quindici tavole a colori in cui l’artista, questa volta digitalmente e bidimensionalmente, interpreta e riformula le sue concezioni sulle superfici e gli elementi respingenti della città. Il libro Epidermis – non un catalogo della mostra, ma un vero e proprio volume collettaneo – insieme agli eventi dal vivo e alla presenza di patrocini così importanti e diversi (dall’ambasciata di Cipro alle università di Pisa, Pafos e Napoli Federico II), rivelano un progetto artistico di più ampio respiro, che rifugge da intenti solipsistici e invita al dialogo con diversi attori ed enti.

Meletios Meletiou, Buffer Zone, installation view at Spazio Molini, Roma. Fotografie di Giorgio Benni. Courtesy Meletios Meletiou

Meletios Meletiou, Buffer Zone, installation view at Spazio Molini, Roma. Fotografie di Giorgio Benni. Courtesy Meletios Meletiou

LA RICERCA DI MELETIOS MELETIOU SULL’URBS HOSTILE

Città ostile è un ossimoro. Eppure, il lavoro di ricerca di Meletiou sugli spigoli immorali che soffocano gli spazi fisici e mentali della collettività smaschera la pericolosa proliferazione di impedimenti e ostacoli nello spazio pubblico delle nostre città e, in una prospettiva più ampia, della nostra rassicurante geografia occidentale.
Il contesto nazionale d’origine di Meletiou è di certo un’influenza fondamentale, che rafforza il potere critico del suo lavoro e rende la sua opera ricerca viva e pulsante, indubbiamente scomoda. Esplicitamente evocata nel titolo della mostra, la buffer zone che recide il centro della capitale Nicosia è forse la prima e più importante barriera che l’artista ha avuto modo di percepire e osservare nelle sue forme respingenti così come nelle sue separazioni politiche e sociali. Dall’appartenenza a un’isola di frammenti, così come dall’esperienza di un mare che è, schizofrenicamente, meta di divertimento e luogo di abbandono e morte, prende spunto l’arte di Meletiou, anche quando ricopre punte e sbarre di colori e dorature, quasi a deridere le tecniche di persuasione che li fanno passivamente accettare come elementi legittimi della contemporaneità. Da questa sensibilità che attraversa il mondo dell’arte si può partire per ripensare le forme della società, a cominciare dalle superfici e dagli oggetti che frazionano e feriscono gli spazi di quella che Claude Levi-Strauss definiva come “la cosa umana per eccellenza”, ovvero la città.

Rosa Sessa

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Rosa Sessa

Rosa Sessa

Nata a Salerno, ha studiato architettura in Italia e Canada e ha lavorato come architetta e curatrice in Italia (Amor Vacui / Architettura) e Regno Unito. Nel 2017 ha conseguito un dottorato in Storia dell’architettura all’Università di Napoli Federico II,…

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