Sostenibile e inclusiva: ecco come sarà la Triennale di Architettura di Lisbona

Ruoterà attorno al tema della sostenibilità la sesta edizione della Triennale di Architettura di Lisbona, in programma dal 29 settembre. Ne abbiamo parlato con Cristina Verissimo e Diogo Burnay, a capo del team curatoriale internazionale

Prosegue la nostra ricognizione sulla ripresa degli eventi dedicati all’architettura. A qualche giorno dall’inaugurazione della Tallinn Architecture Biennale, in Estonia, i riflettori sono ora puntati sul Portogallo, dove in occasione della Triennale di Architettura di Lisbona intitolata Terra l’architetta, ricercatrice e docente del Bangladesh Marina Tabassum riceverà il Lifetime Achievement Award 2022. Attiva nel settore da trent’anni, viene premiata per la sua “pratica audace e generosa” che l’ha resa un “potente esempio di come un impegno mirato nei confronti delle comunità locali, anche se in presenza di scarse risorse, può guidare un cambiamento positivo in tutto il pianeta”. A descrivere la traiettoria di indagine della Triennale portoghese sono i due curatori.

Cristina Verissimo e Diogo Burnay. Photo ©Eliza Borkowska

Cristina Verissimo e Diogo Burnay. Photo ©Eliza Borkowska

INTERVISTA A CRISTINA VERISSIMO E DIOGO BURNAY

Come avete immaginato questa Triennale? Quale dovrebbe essere il messaggio che lascerà alla città?
La Trienal de Arquitectura de Lisboa vuole sottolineare che viviamo tutti su un pianeta, la Terra, così come intende fornire una piattaforma per una pluralità di voci da tutto il mondo, in modo da riunire visioni complementari sul ruolo dell’architettura e sul suo potenziale contributo a uno stile di vita più sostenibile. Pertanto, tutto il programma esamina varie metodologie e pratiche inquadrate in diversi contesti e scale, che danno una risposta più efficiente alle sfide attuali e future del nostro pianeta. In questo modo, Terra chiama all’azione.

Ovvero?
In sostanza, la nostra Triennale propone un’evoluzione dall’odierno modello di sistema frammentato e lineare, caratterizzato da un uso eccessivo delle risorse, verso un modello di sistema circolare e olistico, motivato da un maggiore e più profondo equilibrio tra comunità, risorse e processi. Inoltre, Terra affronta il modo in cui i cambiamenti climatici, la pressione sulle risorse e le disuguaglianze socioeconomiche e ambientali sono profondamente collegati fra loro. La comprensione di queste complesse situazioni richiede un cambio di paradigma: da un modello di crescita lineare (“città come macchine”) a un modello evolutivo circolare (“città come organismo”). L’architettura può assumere un ruolo centrale in questo cambio di paradigma e fungere da strumento efficiente per un’economia circolare in tutto il pianeta nella sua vastissima diversità.

Cosa si potrebbe fare, anche a livello politico, per sostenere la buona architettura e per affrontare sfide come la sostenibilità ambientale e la disuguaglianza sociale?
La popolazione mondiale sta crescendo rapidamente e chiede sempre più risorse, sebbene queste siano naturalmente limitate. Nella sostanza, l’architettura deve prevedere una risposta a una domanda crescente e incoraggiare processi più rispettosi dell’ambiente. In altre parole, come architetti, il nostro obiettivo è mitigare le disuguaglianze sociali ed economiche migliorando la qualità della vita all’interno delle comunità. In questo impegnativo contesto, la Triennale di Lisbona presenterà casi di studio o ricerche che siano di stimolo per aprire le nostre menti a nuovi processi. In concreto, per aumentare l’accesso all’architettura sono fondamentali modelli di approvvigionamento aperto o inclusivo e trasparente; in questo contesto più democratico, sarà possibile l’attuazione di processi più partecipativi, transdisciplinari e sostenibili.

Come dovrebbero essere le città del futuro?
Le immaginiamo più focalizzate sulla diversità dei cittadini e sui modelli di mobilità. Come possiamo sviluppare una relazione equilibrata tra l’ambiente costruito e la natura, tra il privato e il pubblico? Ci sembra che progetti rigenerativi su piccola scala costruiti in continuità all’interno dei tessuti urbani esistenti possano essere una soluzione, perché permetterebbero un più efficace rinnovamento graduale del tessuto urbano, anche se attraverso processi partecipativi complessi e delicati che possono richiedere più tempo. Potrebbe essere prematuro fornire esempi che avrebbero un impatto e un successo già consolidati e riconosciuti da città che vengono progettate da zero. Sono ovviamente in corso tentativi in città principalmente del Medio Oriente, come Masdar City ad Abu Dhabi progettata da Foster&Partners: combina tecnologie all’avanguardia con principi di pianificazione degli insediamenti arabi tradizionali, per creare una comunità nel deserto con l’obiettivo di essere carbon neutral e a zero sprechi.

Retroactive. Photo Loreta Castro

Retroactive. Photo Loreta Castro

I TEMI DELLA TRIENNALE DI ARCHITETTURA DI LISBONA

A Lisbona vedremo qualcosa di tutto questo?
La mostra Retroactive, che sarà presentata al MAAT il 29 settembre, si concentra su alcuni esempi di progetti di piccola e media scala che promuovono una rigenerazione della città. Fra questi: il progetto di riqualificazione di Sapé, São Paulo (Brasile), del 2014, a cura di Base Urbana + Pessoa Arquitectos; il Santuario di Frontera al confine fra Tijuana (Messico) e San Diego (USA), progetto in corso dal 2020, a cura di Estudio Teddy Cruz + Fonna Forman; il Tapis Rouge, Carrefour – Feuilles, ad Haiti, del 2016, realizzato da EVA Studio.

Rispetto alle questioni sollevate dalla Triennale 2022, cosa stanno facendo Lisbona e il Portogallo?
La città di Lisbona ha già investito in programmi green come Capital europeia Verde (Green European Capital), modificando notevolmente i suoi spazi pubblici e diversificando i suoi modelli di mobilità. Inoltre, ha adattato alcune strutture per migliorarne la sostenibilità, come accaduto con Paços do Concelho, sede del municipio, dove abbiamo presentato il programma Terra lo scorso febbraio. Questa sesta edizione della Triennale è l’occasione per mostrare progetti sviluppati in un’ampia gamma di contesti e condizioni in entrambi gli emisferi mondiali, evidenziando una molteplicità di metodologie che possono impollinarsi a vicenda. Allo stesso tempo, vogliamo applicare il modello circolare nei nostri progetti espositivi: da un lato, la grande mostra collettiva sta riutilizzando le strutture espositive del passato, mentre la mostra Cycles è concepita per poter riutilizzare il materiale edile dopo il disallestimento.

Com’è cambiato il ruolo delle donne in architettura negli ultimi anni?
Ci sono sempre state donne coinvolte nell’architettura. La novità ora è che finalmente il loro ruolo viene riconosciuto di più. Però c’è ancora molto da fare per quanto riguarda il riconoscimento storico della loro eredità, e in relazione al presente e al futuro della professione, per quanto riguarda i loro diritti legali: parità di salario, pari condizioni di promozione, congedi di maternità e un più consistente peso generale alla voce delle donne.
La Triennale di Lisbona è profondamente impegnata a concepire e fornire un programma con parità di genere fra tutti i partecipanti e ospiti di mostre e conferenze, così come altre istituzioni nazionali e internazionali con cui collaboriamo, come la piattaforma LINA. Questo è un cambiamento che sta avvenendo da un po’ di tempo, e stiamo adesso cominciando a vedere gradualmente l’impatto di queste misure, cui sempre più donne hanno accesso. Terra vuole celebrare anche questi successi sociali.

Niccolò Lucarelli

https://www.trienaldelisboa.com/

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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