Stefania Filo Speziale, la prima architetta di Napoli

Protagonista dell’edizione d’esordio del format “Architetti senza tempo”, Stefania Filo Speziale è stata la prima donna a laurearsi in architettura a Napoli: accadeva esattamente 90 anni fa. Con all’attivo circa 150 opere realizzate, la sua storia è stata a lungo dimenticata

La figura dell’architetta Stefania Filo Speziale (Napoli, 1905-1988) per troppi anni è caduta in un oblio atipico, ma soprattutto in una damnatio memoriae nel contesto architettonico napoletano. Primi tentativi di riscoperta sono stati effettuati dal Corriere del Mezzogiorno inserendola nel reportage Architetti dimenticati e da una mostra, Le grandi opere napoletane dell’architetto Stefania Filo Speziale, promossa nel 2003 dalla Commissione Pari Opportunità dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli. Con essi ha avuto avvio una rilettura organica della sua opera progettuale, mettendo in luce significativi manufatti che di diritto fanno parte della storia dell’architettura napoletana del Novecento.
Nel 2014 i due architetti romani Marco Burrascano e Marco Mondello dedicano alla progettista il volume Lo studio Filo Speziale e il modernismo partenopeo. Palazzo Della Morte, che attualmente costituisce una sua prima monografia. A giugno 2022 Open House Italia, nell’edizione di esordio di Architetti senza tempo, ha omaggiato per la città di Napoli l’architetta Filo Speziale, promuovendo una serie di eventi finalizzati a una sua rivalutazione sia tra gli addetti ai lavori che presso il grande pubblico. Di seguito un suo ritratto, l’analisi di tre significative opere napoletane della sua densissima carriera e l’annuncio di un prossimo progetto dedicato alla progettista.

Carlo De Cristofaro

LA STORIA DELL’ARCHITETTA STEFANIA FILO SPEZIALE

Stefania Filo è la prima donna a laurearsi in architettura a Napoli nel 1932 e tra le prime in Italia, in un contesto prettamente maschile, per questo motivo sceglie di farsi chiamare “la Signora”. Di origini aristocratiche, il suo cognome per esteso è Filo della Torre di Santa Susanna. Sposata con lo storico crociano Giuseppe Carlo Speziale, oltre alle arti studiò il francese e il tedesco. La conoscenza delle lingue le permetteva di aggiornarsi sulle avanguardie europee attraverso la diretta consultazione di riviste mitteleuropee e d’oltralpe. Fu allieva del Preside di Facoltà, Marcello Canino, e questi la volle tra i pionieri che parteciparono alla prima edificazione della Mostra d’Oltremare (1938-40), in cui realizzò l’ingresso nord, i padiglioni della caccia e pesca, della silvicultura, dell’elettrotecnica e dell’industria. Purtroppo tali opere andarono distrutte durante il secondo conflitto mondiale e non furono riedificate per la riapertura del 1952.

Stefania Filo Speziale. Courtesy Open House Italia

Stefania Filo Speziale. Courtesy Open House Italia

L’ASCESA DI FILO SPEZIALE NELL’ARCHITETTURA NAPOLETANA

Da giovanissima inizia la carriera universitaria, dapprima come assistente del suo maestro Canino, per poi giungere infine a ricoprire per breve tempo, nel 1980, la carica di preside pro-tempore. La sua ascesa inizia nel 1937 con l’insegnamento di Caratteri Distributivi degli Edifici. Nel 1955 diventa professore ordinario di tale disciplina per poi passare nel 1970 alla Composizione Architettonica. Nel 1954 fonda con i giovani e wrightiani Carlo Chiurazzi e Giorgio Di Simone uno studio associato che si caratterizzerà per il particolare ruolo conferito al paesaggio, alla sua relazione e compenetrazione con il manufatto architettonico, ma anche per la grande attenzione conferita ai materiali sempre raffinatissimi. In quest’ottica va letto il capolavoro di Palazzo Della Morte (1951-57) le cui passerelle introducono a una suggestiva e mediterranea razionalità antidogmatica.

Stefania Filo Speziale, Palazzo Della Morte, accesso da Corso Vittorio Emanuele, Napoli. Photo Carlo De Cristofaro

Stefania Filo Speziale, Palazzo Della Morte, accesso da Corso Vittorio Emanuele, Napoli. Photo Carlo De Cristofaro

CIRCA 150 OPERE REALIZZATE DA FILO SPEZIALE

Ricchissimo è il suo curriculum professionale: si contano circa 150 opere realizzate. Purtroppo le aspre critiche generate dal Grattacielo della Cattolica (1954-57) ne hanno fatto l’emblema della speculazione edilizia. A tal proposito celebre è la reazione di Cesare Brandi per il quel “era inevitabile che nella Babele del rione Carità […] ci fossero le torri di Babele a confondere la lingua dell’architettura in quella della speculazione edilizia” (1958).
La demonizzazione giunge con il film Le mani sulla città (1963) di Francesco Rosi in cui l’edificio è al centro delle scene più emblematiche della pellicola. Infine a relegare ulteriormente l’architetta nell’ombra è stata la decisione di distruggere, poco prima della sua scomparsa, l’archivio privato, rendendo difficile la ricostruzione dell’opera progettuale.

Stefania Filo Speziale, Complesso residenziale a via Petrarca, Napoli, la hall di ingresso. Photo Carlo De Cristofaro

Stefania Filo Speziale, Complesso residenziale a via Petrarca, Napoli, la hall di ingresso. Photo Carlo De Cristofaro

IL COMPLESSO RESIDENZIALE DI VIA PETRARCA 141 (1953)

L’edificio è stato commissionato dalla società iMep e alla progettazione parteciparono anche Chiurazzi e Di Simone e l’ingegner Del Vecchio per le strutture. Si tratta di un complesso destinato a ospitare l’altissima borghesia, in cui il rapporto con il paesaggio assume un ruolo di primo piano. Il lotto infatti presentava un vincolo paesaggistico sulla lunghezza degli edifici brillantemente risolto tracciando in pianta una spezzata con angoli di 30°. Questa consente di garantire un’ampia visuale sul golfo di Napoli, sia al primo edificio posto a valle e prospiciente via Petrarca, sia al secondo a monte realizzato in un secondo momento. La relazione biunivoca con il paesaggio viene risolta nell’edificio a valle attraverso lunghe balconate che sembrano abbracciare la linea di costa perdendosi nell’incantevole golfo. Particolarmente pregiati i materiali della hall di ingresso, che in alcuni casi consente anche di visionare la possente struttura portante, così come il rapporto con la luce garantito dalle ampie vetrate.

Stefania Filo Speziale, Complesso residenziale a via Petrarca, Napoli, la hall di ingresso. Photo Carlo De Cristofaro

Stefania Filo Speziale, Complesso residenziale a via Petrarca, Napoli, la hall di ingresso. Photo Carlo De Cristofaro

IL PALAZZO DELLA MORTE IN CORSO VITTORIO EMANUELE 167 (1951-57)

L’edificio commissionato nel 1951 dalla società ICEVA viene completato nel 1957 dopo tre varianti di progetto: l’avanprogetto del 1951, la versione del 1954 e quella esecutiva del 1955-57, in cui Carlo Chiurazzi figura come progettista incaricato. Esso si compone di tre corpi di fabbrica concatenati tra loro, delimitanti una corte interna adibita a spazio verde e solcata da passerelle di collegamento. L’edificio deve il suo nome a uno dei costruttori, i Della Morte, e si caratterizza per l’ubicazione su di un lotto molto panoramico e dalla forte acclività, posizionato in maniera arretrata rispetto al Corso Vittorio Emanuele tra i quartieri di Chiaia e del Vomero. Tali vincoli sono stati risolti progettando un corpo scala esterno con sovrastante pensilina e dei collegamenti interrati di ascensori che conducono a una grande hall porticata di raccordo con le abitazioni.
L’intero complesso è studiato in relazione al contesto, alla natura e soprattutto all’esposizione. Per tale motivo nel Palazzo della Morte grande attenzione viene conferita alla progettazione delle balconate prospicienti il mare alternando parapetti in muratura e vetro. Per i materiali di rivestimento si scelgono pregevoli rifiniture in mosaici, cotti, mattoni, marmi, così come gli infissi Sculponia, serramenti di grande pregio usati per la prima volta a Napoli, che fanno da filtro tra il costruito e il paesaggio.

Stefania Filo Speziale, Palazzo Della Morte, panorama da via Palizzi, Napoli. Photo Carlo De Cristofaro

Stefania Filo Speziale, Palazzo Della Morte, panorama da via Palizzi, Napoli. Photo Carlo De Cristofaro

IL GRATTACIELO DELLA SOCIETÀ CATTOLICA DI ASSICURAZIONI IN VIA MEDINA 70 (1954-57)

Lo studio associato Filo Speziale-Chiurazzi-Di Simone nel 1954 risultò vincitore dell’appalto-concorso bandito dalla Società Cattolica di Assicurazioni di Verona, al quale avevano partecipato gli studi più noti della città. Il progetto originario si differenzia molto dalla soluzione poi realizzata, infatti si presenta come un volume cinto da balconi con struttura portante in acciaio. Significativa la piazza alberata posta all’ingresso ottenuta arretrando, rispetto al filo stradale, la torre svettante, la cui altezza era di circa la metà di quella effettiva.
I riferimenti sono i grattacieli di Le Corbusier per Algeri (1932), il Pirelli di Ponti e Nervi a Milano (1955-58) e il Pan Am Building di Gropius a New York (1958-63). L’intervento della Soprintendenza stravolse però il progetto, imponendo la realizzazione di un corpo basso di collegamento e una piastra di raccordo per preservare l’allineamento stradale, mentre il prolungamento della costruzione, portata a 104 metri, fu reso possibile grazie a una interpretazione del Regolamento edilizio del 1935, che consentiva al sindaco di apportare deroghe al limite della altezza degli edifici aventi carattere monumentale. Tali vicissitudini rendono il grattacielo l’opera più controversa della progettista napoletana.

Stefania Filo Speziale, Grattacielo della Società Cattolica di Assicurazioni, attuale NH Ambassador, via Medina, Napoli. Photo Carlo De Cristofaro

Stefania Filo Speziale, Grattacielo della Società Cattolica di Assicurazioni, attuale NH Ambassador, via Medina, Napoli. Photo Carlo De Cristofaro

LA RISCOPERTA DI STEFANIA FILO SPEZIALE

Il progetto Architetti senza tempo, per la prima volta in Italia, ha interessato contemporaneamente quattro città italiane del circuito Open House (Milano, Napoli, Roma, Torino), celebrando cinque maestri dell’architettura del Novecento. Per Napoli è stata scelta Stefania Filo Speziale, che irragionevolmente non ha goduto della giusta fortuna critica.
A lei sono stati dedicati un talk e la mostra Stefania Filo Speziale. Abitare la città mediterranea presso il Dipartimento di Architettura di Napoli (DIARC), nonché visite guidate gratuite e itinerari tra le sue opere più significative. Al convegno, che ha preceduto l’apertura dell’esposizione, sono intervenuti docenti dell’università “Federico II” e della “Luigi Vanvitelli”. Secondo Andrea Maglio, docente ordinario di storia dell’architettura dell’ateneo federiciano, “al di là della questione di genere, è la sua opera che deve essere rivalutata, che non è inferiore a quella di Cocchia e di De Luca”, sottolineando poi il carattere di avanguardia degli interventi realizzati alla Mostra d’Oltremare (1938-40) o del cinema Metropolitan (1948), primo cinema ipogeo di Italia. Durante il talk è poi emerso come il secondo capitolo del progetto Radici, promosso dal DIARC, con oggetto il secondo Dopoguerra, si focalizzerà anche sull’architetto Filo Speziale. Attraverso la visione e l’analisi dei rari contributi inediti in mostra nell’ambulacro di Palazzo Gravina, curati da Giovanni Menna e da Mattia Cocozza (autore anche della monografia catalogo), si evince come la filosofia progettuale di Stefania Filo Speziale fosse per nulla legata a logiche speculative, ma anzi alla ricerca di quella che i curatori definiscono una “mediterraneità altra”, lontana dai “cubi bianchi”. Durante il boom edilizio degli Anni Cinquanta “la Signora” si dedica, infatti, al tema della casa realizzando opere paradigmatiche, frutto del proficuo rapporto tra committenza imprenditoriale e progettista.

Stefania Filo Speziale. Abitare la città mediterranea. Exhibition view at DIARC, Napoli 2022. Photo Carlo De Cristofaro

Stefania Filo Speziale. Abitare la città mediterranea. Exhibition view at DIARC, Napoli 2022. Photo Carlo De Cristofaro

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Carlo De Cristofaro

Carlo De Cristofaro

Carlo De Cristofaro, architetto-designer, si forma presso le università di Napoli Federico II e di Roma La Sapienza. Dal 2014 al 2020 ha collaborato presso il Dipartimento di Architettura di Napoli (DIARC), come Cultore della materia in Storia dell’Architettura. Dal…

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