1600 anni di storia. Non lasciamo nel degrado la Basilica di San Lorenzo a Milano

È possibile che Milano, secondo alcuni nel pieno di un Rinascimento, abbandoni a sé stessi i gioielli più fulgidi del suo patrimonio? Come si può far convivere la “movida” con il rispetto dei monumenti?

La cupola di Hagia Sophia è un’icona inconfondibile di Istanbul, ma se vi dicessimo che a Milano esiste un edificio ugualmente magico e persino più antico, probabilmente restereste a bocca aperta. Eppure stiamo parlando di un tempio piuttosto noto: è la basilica di San Lorenzo, davanti alle omonime e popolari Colonne. Un edificio “di straordinaria importanza per la storia dell’architettura dell’Occidente”, si legge nella Guida Rossa del Touring Club Italiano, “la più misteriosa chiesa di Milano”, scriveva nel 1953 Charles R. Morey su The Art Bulletin, e ancora Richard Krautheimer rileva come il San Lorenzo di Milano ricopra “una posizione chiave nell’architettura paleocristiana”.
La peculiarità della chiesa milanese, iniziata probabilmente tra la fine de IV secolo e l’inizio del V d.C., è che è una delle primissime chiese progettate a simmetria centrale dell’Occidente cristiano. Recenti analisi sulla termoluminescenza dei laterizi collocano la fase più antica della costruzione probabilmente tra il 390 e il 410 d.C., ben prima dunque della Hagia Sophia di Costantinopoli, che venne costruita tra il 532 e il 537 d.C. e che nella pianta sembra suggerire una certa lontana parentela con la chiesa milanese. 

 

LA STORIA DELLA BASILICA DI SAN LORENZO A MILANO 

San Lorenzo è stata una vera e propria pietra miliare nella storia dell’architettura. Prima della sua edificazione, le chiese in Occidente ricalcavano il modello delle “Basiliche” civili dell’amministrazione romana, ma chiunque abbia progettato San Lorenzo ebbe un’intuizione fondamentale: quella di innestare quattro absidi su ognuno dei lati di un quadrato, realizzando un edificio che combina, in maniera quasi Vitruviana, due forme geometriche fondamentali quali il quadrato ed il cerchio in una figura nota come “tetraconco”. San Lorenzo è la prima chiesa conosciuta in Occidente ad adottare questa soluzione, con tanto di deambulatorio attorno alla struttura centrale. Una architettura religiosa che si discosta parecchio dalle strutture basilicali composte da tre lunghe navate senza transetto, che in epoca paleocristiana andavano per la maggiore. L’azzardo di San Lorenzo ebbe successo, e numerose basiliche successive provarono a giocare con la combinazione di elementi quadrati e circolari, come in Santa Sofia di Costantinopoli, che venne edificata nella prima metà del VI secolo, proprio quando la basilica milanese era presumibilmente in procinto di essere terminata. Non è poi così improbabile che Antemio di Tralle ed Isidoro di Mileto, gli architetti dell’edificio di Costantinopoli, conoscessero il cantiere del San Lorenzo dell’antica Mediolanum, città che dal 286 al 402 d.C. aveva di fatto esercitato il ruolo di capitale dell’Impero Romano d’Occidente ed era stata la città da cui l’imperatore Costantino aveva promulgato il cosiddetto “Editto di Tolleranza” che liberalizzava il culto della religione cristiana nel 313 d.C. Come dimostra anche l’esempio di San Nazaro in Brolo, prima chiesa edificata a croce latina in Occidente, Milano era in quei secoli un punto di riferimento per l’innovazione dell’architettura cristiana, e la basilica di San Lorenzo era allora il simbolo e l’edificio più celebre. 

IL DEGRADO DELLA BASILICA DI SAN LORENZO A MILANO 

È comprensibile, quindi, come la città di Milano vada particolarmente orgogliosa di un tale gioiello, dell’architettura, soprattutto dopo l’attento ripristino della bella cappella di Sant’Aquilino del IV secolo, celebre per il suo ciclo di mosaici paleocristiani tra cui la celebre “Traditio Legis”, e della cupola attualmente in via di restauro. Ma quello che attende il turista o il cittadino curioso qualora abbia la pessima idea di volere osservare la struttura dal parco retrostante – l’ex “Parco delle Basiliche”, oggi Parco Papa Giovanni Paolo II – è un mezzo incubo. È vergognoso che una struttura che è stata isolata nei suoi elementi originari paleocristiani, addirittura circondata da un parco affinché risultasse ancora più godibile il colpo d’occhio della sua millenaria stratificazione, risulti oggi una lavagna per graffitari in erba. Setti murari paleocristiani con una gloriosa vita di oltre milleseicento anni in Opus Latericium alternato all’Opus Spicatum oggi risultano scarabocchiati dalla vernice. Intervenire per difendere San Lorenzo dal degrado e dall’insensibilità dovrebbe un impegno inderogabile. 

CRITICHE COSTRUTTIVE: COME RECUPERARE LA BASILICA DI SAN LORENZO 

Come si può fare? Quali esempi seguire? Prendiamo ad esempio il patrimonio artistico britannico: questo è suddiviso in edifici catalogati in vari elenchi a secondo della loro importanza, che ricevono una classificazione in “Grade III listed building”, “Grade II listed building” o “Grade I listed building” a seconda della loro rilevanza storica e artistica. Gli edifici “Grade I” ricevono una manutenzione costante e sono oggetto di controllo e valutazioni frequenti, all’interno e all’esterno. Nel caso di vandalismo o graffiti, questa viene segnalata immediatamente e si procede dopo il via libera dell’autorità competente ad una celere rimozione degli stessi, stando attenti a non danneggiare o alterare l’integrità o la leggibilità dell’edificio. Chiaramente un edificio “Grade I” è soggetto ad interventi particolarmente solerti, mentre gli edifici “Grade III” o sprovvisti di tutela sono oggetto di attenzione minore. Quello che manca è questa suddivisione degli edifici monumentali o storici in categorie differenziali che consentano un inquadramento del problema: non è accettabile che San Lorenzo o Sant’Alessandro in Zebedia o l’Arco della Pace (anch’esso recentemente decorato a suon di spray) abbiano un trattamento indistinto dalla comune edilizia del centro storico: sono questi “Grade I listed building” e come tali devono godere di una attenzione ben maggiore.

– Thomas Emilio Villa

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