Versilia, partono i lavori per il Museo Mitoraj. Ecco come sarà

Alla vigilia dell’avvio del cantiere che porterà, a giugno 2021, all’apertura del Museo Mitoraj, parola all’architetto Paolo Brescia dello studio OBR, che con il socio Tommaso Principi si è aggiudicato nel 2018 il concorso internazionale organizzato dal Comune di Pietrasanta per il Ministero dei Beni Culturali.

Sarà una fondazione di partecipazione, della quale faranno parte il Ministero dei Beni Culturali, il Comune di Pietrasanta e gli eredi dello scultore Igor Mitoraj, a gestire il nascente Museo Mitoraj di Pietrasanta (Lucca). Scomparso nel 2014 e cittadino onorario della nota destinazione versiliese, l’artista era approdato in Toscana sul finire degli Anni Settanta; proprio a Pietrasanta aveva scelto di aprire uno studio, vivendo tra l’Italia e la Francia. I lavori per il museo che la sua “città d’adozione” intende dedicagli stanno per iniziare: l’apertura del cantiere è infatti prevista per gennaio 2020. Sull’intervento punta molto l’amministrazione locale, come confermano le dichiarazioni del Sindaco, Alberto Giovannetti, per il quale “sarà un volano non solo per Pietrasanta, ma per il sistema turistico e culturale della Versilia e della Toscana”. Il progetto architettonico è stato affidato, tramite concorso internazionale, agli architetti Paolo Brescia e Tommaso Principi, fondatori nel 2000 del gruppo OBR Open Building Research. Attivo da quasi venti anni, lo studio ha all’attivo opere come la Terrazza della Triennale, a Milano, il Museo di Pitagora di Crotone, la Nuova Galleria Sabauda, a Torino, e la Piazza del Vento, a Genova. Ad anticipare l’identità architettura del Museo Mitoraj è l’architetto Paolo Brescia.

L’INTERVISTA A PAOLO BRESCIA

Sarà l’ex mercato coperto di Pietrasanta, nel cuore della città d’arte versiliese, a ospitare il Museo Mitoraj. Quali sono gli aspetti peculiari del progetto dal punto di vista compositivo?
Fin da subito il nostro desiderio è stato quello di creare un luogo super-pubblico, aperto alla città, vivo, nel quale l’opera di Igor Mitoraj potesse rivivere grazie alla sua relazione con la città stessa e il suo contesto urbano. Quando abbiamo fatto il sopralluogo, Tommaso e io ci siamo resi conto che la struttura del mercato coperto di Pietrasanta si predisponeva perfettamente a questo scopo. Non c’era nulla da inventare, c’era già tutto, bastava eliminare il “soverchio”. Oggi, soprattutto in Italia dove è doveroso azzerare il consumo di suolo e favorire interventi che rivalutino ciò che abbiamo ricevuto, costruire sul costruito assume un nuovo significato.

OBR, Partners. Photo Mariela Apollonio

OBR, Partners. Photo Mariela Apollonio

In quale modo l’edificio “storico” continuerà a esistere all’interno del nuovo intervento?
In architettura la verità di un’opera è a partire dal luogo. Nel caso del Museo Mitoraj è il binomio arte-architettura che fa il luogo, diventando una sorta di “memoria di un futuro assoluto”, con una vita propria al di là del tempo che sopravvive alle sue funzioni. Per questo motivo abbiamo pensato a un intervento che fosse “già lì da sempre”, che appartiene al nostro tempo, ma è come se ci fosse sempre stato, sovrapponendo il presente con il passato e il futuro.

I render lasciano prefigurare ampi spazi espositivi, permeabili e luminosi, e una sorta di grande piazza. Come si porrà il nuovo edificio rispetto al contesto urbano?
Questo progetto per il Museo Mitoraj è il risultato di un grande impegno collettivo. Insieme a Jean Paul Sabatié della Fondazione Mitoraj e al Sindaco Alberto Giovannetti, abbiamo condiviso una visione comune che vede il Museo Mitoraj come un polo di attrazione internazionale. Sarà un luogo di cultura, capace di ospitare eventi legati all’opera e alla vita di Mitoraj, un volano non solo per Pietrasanta, ma per il sistema turistico e culturale della Versilia e della Toscana.

Quali strategie svilupperete per renderlo “super-pubblico”?
Per sancire il rapporto inscindibile con la città di Pietrasanta, abbiamo previsto una nuova piazza pubblica che connetterà Via Oberdan con il foyer, in cui avere il piacere di stare, di ritrovarsi, con nuove occasioni di incontro e di frequentazione, celebrando un rinnovato rito dell’urbanità. In questo modo si rende ancora più evidente il ruolo di polarità culturale e sociale del museo. Del resto, il vitale rapporto tra museo e pubblico è garantito dall’interazione dell’istituzione con il contesto locale e globale.

Piazza del Vento photo Carola Merello

Piazza del Vento photo Carola Merello

Spostando l’attenzione sugli spazi interni, cosa potete anticiparci delle soluzioni allestitive che saranno adottate per la collezione di opere dell’artista?
Come aveva già osservato Francesco Buranelli, è significativo notare come l’atmosfera surreale che permea le sculture di Mitoraj svanisca ogni qual volta le sue opere vengano inserite in un contesto vissuto, sia esso antico o moderno, purché capace di interagire con le “fratture” delle sue sculture. Quando sono contestualizzate, le opere di Mitoraj assumono un nuovo significato, diventando di fatto installazioni capaci di proiettarci tanto nel passato più remoto, quanto nel futuro più avveniristico. Questa è la grandezza di Mitoraj, un artista che riesce a dialogare con l’architettura moderna, confrontandosi con l’antico.

Come tradurre questa consapevolezza sul piano museografico?
Il progetto museografico sarà messo a punto insieme alla Fondazione Mitoraj che cura la museologia. Insieme abbiamo immaginato uno spazio espositivo che diventa medium tra l’opera di Mitoraj e la sua intellegibilità, verso una sintesi olistica tra arte e architettura, spazio e tempo, passato e presente.
Il progetto architettonico prevede la conservazione della struttura modulare della copertura, rimuovendo tutto il resto, in modo da ottenere la massima spazialità e apertura visiva. Abbiamo immaginato le tre navate come uno spazio museale unitario che può facilmente articolarsi secondo percorsi espositivi diversificati. I giunti strutturali dei grandi “funghi” in cemento armato della copertura sono stati pensati come dispositivi a cui sospendere gli allestimenti che potranno quindi fluttuare nello spazio, accompagnando il visitatore tra le opere e offrendo al contempo flessibilità e facilità di allestimento.

Prevedete spazi per mostre temporanee, attività di didattica e di un servizio interno di caffetteria?
L’idea che abbiamo perseguito è quella di un museo vivo, attivo, vissuto, rinnovato nel proprio rapporto con il pubblico: non solo archivio per gli addetti ai lavori, ma “centro d’arte”, in cui la contemplazione e lo scambio diventino attività vitali. Per questo, oltre agli spazi della collezione permanente del piano terra, il progetto prevede anche un’estensione per le mostre temporanee e un ristorante/caffetteria al piano del giardino, verso sud.

Parco Centrale di Prato. Il progetto di OBR + Desvigne

Parco Centrale di Prato. Il progetto di OBR + Desvigne

Dalla Terrazza della Triennale, a Milano, alla Piazza del Vento di Genova, fino al museo di Pietrasanta, solo per citare alcuni noti interventi dello studio OBR: quali sono le sfide professionali che vi attendono nel 2020, oltre al cantiere in Versilia?
Al momento siamo impegnati in Italia e in India. In Italia stiamo lavorando prevalentemente sul tema del costruire sul costruito, come per il complesso per uffici di Generali in Via Bassi a Milano dove recuperiamo le strutture di un precedente complesso, per il riuso dell’Ex Ospedale Psichiatrico di Genova per CDP, ripensato con nuove funzioni aperte alla città, per il Comparto Stazioni di Varese, con un progetto di rigenerazione urbana che riconnette due parti di città separate tra loro, per il Padiglione Enzo Ferrari per l’Università di Modena. In Toscana stiamo lavorando anche a Prato, dove insieme a Michel Desvigne stiamo realizzando il Parco Centrale all’interno delle mura storiche sul sedime dell’ospedale dismesso che sarà presto demolito.

E per quanto riguarda l’India?
In India stiamo realizzando il cluster Lehariya a Jaipur con laboratori, uffici e art galleries. In mancanza di una vera e propria industria dell’edilizia, la nostra intenzione è dimostrare che è possibile sviluppare un progetto di real estate con un alto grado di sostenibilità sociale, mediante la valorizzazione delle maestranze locali, contribuendo in questo modo allo sviluppo economico e culturale del territorio. Lavorando con gli artigiani locali, abbiamo cercato di operare una trasposizione dalla piccola scala dell’art and craft alla grande scala dell’architettura, combinando una progettazione parametrica con la tecnologia costruttiva locale. In questo caso, l’approccio è quello della Multiplicity, intesa come ripetizione (artigianale), e non come moltiplicazione (industriale). L’obiettivo che stiamo perseguendo in India non è un progetto for India, ma by India.

Valentina Silvestrini

www.obr.eu

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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