Non è un luogo qualsiasi quello scelto per accogliere la mostra Case Milanesi 1923-1973. Immagini di una città. In un certo senso, infatti, si potrebbe affermare che il progetto espositivo curato da Orsina Simona Pierini e Alessandro Isastia ‒ autori del volume Case Milanesi 1923-1973, pubblicato da Ulrico Hoepli Editore – non sia del tutto estraneo alla storia del luogo che lo ospita. Superando la soglia della residenza progettata all’inizio degli Anni Trenta dall’architetto Piero Portaluppi ‒ su incarico delle sorelle Nedda e Gigina Necchi e di Angelo Campiglio, marito di Gigina – e divenuta bene FAI nel 2001, è metaforicamente possibile accedere anche ad altri interni privati milanesi. Per raccontare l’ascesa verso la modernità di Milano, il punto di vista impiegato dai curatori esamina la dimensione intima e riservata per eccellenza: quella domestica, appunto, attraverso una lettura su più livelli.
LE TESTIMONIANZE
Allo scopo di ricostruire cinque decenni di architettura residenziale del capoluogo lombardo, la mostra affianca documenti e testimonianze di natura tecnica a contribuiti legati al contesto culturale, letterario, artistico e cinematografico dell’epoca, scelti da Alberto Saibene. Allo stile di progettisti come Giovanni Muzio, Luigi Caccia Dominioni, Vico Magistretti, Aldo Andreani, Gio Ponti, Ignazio Gardella, Figini e Pollini e del già citato Portaluppi è riservata un’intera sezione. Una grande mappa, esperibile sul pavimento del vestibolo nel sottotetto di Villa Necchi Campiglio, traccia la “geografia” delle case nel contesto urbano.

INTERNI ED ESTERNI
Oltre alla scenografica installazione curata da Alessandro Isastia, destinata alla galleria degli armadi, il percorso espositivo ricorre a una specifica tipologia di disegni tecnici per stabilire una connessione diretta tra gli edifici selezionati e il tessuto urbano locale. Sono infatti i prospetti di tutte le abitazioni, riprodotti in successione su una lunga parete, alla stessa scala di rappresentazione, a fornire l’immagine tangibile dell’evoluzione della città nel periodo preso in esame. Frontalmente il registro cambia, con un’immersione negli spazi privati restituita attraverso la descrizione fotografica delle case, delle loro piante e dei materiali costitutivi: un’analisi, dunque, che integra e lega interni ed esterni.
Rientrano nel progetto gli itinerari guidati in città, accompagnati dai curatori, e un ciclo di incontri di approfondimento sul tema, che prevede anche le testimonianze degli eredi delle famiglie committenti di questi immobili.
‒ Valentina Silvestrini