Architettura e innovazione: il caso Katy Marks
La storia di Katy Marks, architetto di eccezionale talento che, in poco più di un decennio, ha saputo conquistarsi un ruolo di tutto rispetto nel panorama internazionale.
Cosa sareste disposti ad affrontare pur di seguire la vostra strada? Rischi, rinunce e scommesse, risponderebbe l’architetto Katy Marks, la cui breve ma intensa carriera è un susseguirsi di coraggiosi salti nel vuoto. Come nel 2003 quando, neolaureata in Environmental Design, investe tutti i suoi risparmi per fondare a Londra The Hub, uno dei primi spazi di coworking al mondo. O quando, due anni dopo, alla pionieristica impresa, trasformatasi in un network globale, preferisce una lunga e difficile gavetta presso Haworth Tompkins. O ancora nel 2012, in attesa del suo secondogenito, lascia la prestigiosa posizione di project architect dell’Everyman Theatre di Liverpool per sperimentare “una forma di practice più flessibile, che coniughi le esigenze di madre con quelle di professionista”. Un percorso fuori dagli schemi, ma dagli esiti sorprendenti.
UN CURRICULUM D’ECCEZIONE
Grazie alla complicità di Steve Tompkins, Katy Marks torna infatti con il suo neonato studio Citizens Design Bureau a far parte del team di progetto del teatro che nel 2014 vincerà l’ambitissimo Stirling Prize. Un esordio senza uguali per la practice londinese, che a soli tre anni dalla nascita vanta oggi un curriculum d’eccezione. Ai più tradizionali progetti del caffè del Royal Court Theatre e degli interni del Sondheim Theatre a Londra si aggiungono interventi strategici ed esperimenti partecipativi. Come Hackney Downs Studios, in cui CDB, chiamato a convertire in uffici un ex complesso industriale nell’East London, inserisce, oltre a cento atelier e uffici, anche piccoli esercizi commerciali, un doposcuola e un teatro di quartiere, creando una comunità attorno all’ambiente lavorativo. Un approccio che vede l’architetto progettare non solo spazi ma anche processi, valso a Katy Marks la candidatura all’Emerging Woman Architect of the Year 2015.
L’ESPERIENZA DEL MUSEO
Con il concorso per il restauro e l’ampliamento del Museo ebraico di Manchester vinto nell’aprile 2016, CDB applica il suo innovativo metodo a uno spazio espositivo. Elaborata attraverso workshop con le diverse comunità locali, la proposta dello studio londinese prevede un programma di attività ed eventi che coinvolge ogni singolo elemento architettonico. Con i parapetti che diventano timeline e il caffè, una scuola di cucina kosher, il nuovo museo “sarà un luogo in cui, anziché passivamente guardare oggetti, vivere un’esperienza”. In attesa del permesso di costruire a Manchester, CDB sta ora elaborando un business plan per la biblioteca del villaggio olimpico di Londra. Un incarico per il quale lo studio intende pensare “un nuovo modello che permetta al municipio di garantire un servizio per la comunità e al contempo rafforzi l’economia locale”. Una nuova affascinante sfida, nella quale l’imprevedibile Marks non mancherà di stupire. C’è da scommetterci.
– Marta Atzeni
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #35
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