Luce per le Stanze di Raffaello a Roma. Una nuova illuminazione firmata Osram

Dopo aver dato nuova luce alla Cappella Sistina e al colonnato del Bernini in Piazza San Pietro, Osram firma un nuovo progetto di illuminotecnica per le Stanze di Raffaello, nei Musei Vaticani.

2400 LED adesso illuminano la Stanza dell’Incendio di Borgo, la Stanza della Segnatura, la Stanza di Eliodoro e la Sala di Costantino: sono le cosiddette Stanze di Raffaello, commissionate da Papa Giulio II tra il 1508 e il 1524, celebri per le pareti e le volte affrescate, inserite nel percorso dei Musei Vaticani. Ora – è il caso di dirlo – brillano di una nuova luce, quella progettata dall’azienda tedesca Osram, al suo terzo – fruttuoso – intervento in Vaticano: dopo aver realizzato la nuova illuminazione della Cappella Sistina, nel 2014, e quella di Piazza San Pietro, inaugurata l’anno scorso, il percorso delle Stanze raffaellesche appare come un prezioso coronamento e – anche – come una nuova frontiera in quella materia complicata e delicatissima che è lavorare con la luce artificiale su un’opera d’arte.

LAVORARE SULLO SPETTRO CROMATICO

Svolto il collaborazione con l’Università di Pannonia, il progetto per l’illuminazione delle Stanze di Raffaello, è basato sul concetto dei “colori corrispondenti”, ovvero su uno studio dei pigmenti presenti negli affreschi, che consente di valorizzare in ugual misura le differenti cromie. “La tecnologia degli illuminatori LED a 5 canali, con ottiche microprismatiche” ha spiegato Carlo Maria Bogani, responsabile del progetto “permette una corretta e inedita percezione dei colori. Un sofisticato software consente ora il controllo punto a punto di tutti i principali parametri di regolazione dello spettro luminoso.”
L’esito è quello di una mimesi perfetta: un’illuminazione talmente prossima a quella della luce naturale, tale da rendere ancora più apprezzabili i risultati dei recenti restauri sulle pitture delle Stanze, secondo le parole di Barbara Jatta, attuale direttrice dei Musei Vaticani.

UNA NUOVA LUCE

Una successione di ambienti preziosi, considerati – come ricorda Antonio Paolucci ex direttore dei Musei, che ha visto nascere il progetto prima di passare il testimone a Barbara Jatta – l’apoteosi dell’arte rinascimentale, ben prima della Cappella Sistina. Tra tutti, nella disamina dello studioso, un’attenzione particolare la merita la Stanza della Segnatura, espressione nelle parole di Paolucci, della sintesi di un’antropologia cristiana, in cui il mistero insondabile della fede – l’affresco della Disputa del Sacramento – è posto efficacemente di fronte alla celeberrima Scuola di Atene, esaltazione della forza del pensiero umano, della conoscenza come chiave per fare luce sul modo. E proprio grazie alla nuova illuminazione, del grande affresco realizzato da Raffaello quando aveva circa trent’anni, s’apprezzano i minimi dettagli: volti, gesti ed espressioni, chiavi per leggere un brano dell’età aurea dell’arte italiana.

Maria Cristina Bastante

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