È morto Tucci Russo. Era uno dei più grandi galleristi italiani

Quasi ottantenne, il gallerista piemontese ha vissuto da protagonista gli Anni Settanta dell’Arte Povera, continuando nei decenni a valorizzare le nuove tendenze e interpretando con dedizione la professione. Nel 1994 abbandonò Torino – dove una sede della sua galleria è di nuovo presente dal 2017 – per aprire a Torre Pellice

Nel 1975, Antonio Tucci Russo (1944 – 2023) fondava a Torino la galleria che porta il suo nome, inaugurando con una mostra personale di Pier Paolo Calzolari e rappresentando fin dal principio numerosi artisti appartenenti al gruppo dell’Arte Povera. Una vicinanza fisica, oltre che concettuale, alimentata dal fatto che per diversi anni, all’inizio dell’attività, la galleria abbia avuto i propri spazi espositivi nello stesso edificio e allo stesso piano dello studio di Marisa e Mario Merz. Sin dalla sua fondazione, con sua moglie Lisa, Tucci Russo ha focalizzato in particolar modo la propria attività sullo studio e la ricerca della scultura e dei suoi sviluppi, affiancando alla situazione del gruppo dell’Arte Povera – numerose sono state le mostre di Giovanni Anselmo, Mario e Marisa Merz, Giulio Paolini e Giuseppe Penone e dei più giovani Remo Salvadori, Marco Bagnoli, Enzo Cucchi e Sandro Chiama nella storia della galleria – artisti quali Daniel Buren, Tony Cragg (di cui Tucci Russo ha presentato la prima mostra nel 1984), Lili Dujourie, Harald Klingelhöller, Richard Long, Paolo Mussat Sartor, Maria Nordman, Alfredo Pirri, Thomas Schütte e Jan Vercruysse. Sempre con l’obiettivo di indagare le nuove tendenze sorte nelle più recenti generazioni di artisti, attività che ha portato la galleria a dare spazio a figure come Mario Airò, Christiane Löhr, Paolo Piscitelli, Robin Rhode e Conrad Shawcross. Del ’94 è il trasloco nell’ex manifattura tessile, sapientemente trasformata in spazio espositivo, di Torre Pellice (dov’è in corso fino al 30 aprile la collettiva Open Book), cittadina dei pressi di Torino; ma in città la galleria è di nuovo presente dal 2017, con una seconda sede (Tucci Russo Chambres d’Art) in un palazzo storico del centro.

ANTONIO TUCCI RUSSO, LA POESIA E L’ARTE

Rispondendo alle domande di Ludovico Pratesi per Artribune, solo qualche mese fa (novembre ’22), Tucci Russo, scomparso nella serata del 21 aprile all’età di 79 anni, condivideva su queste pagine il ricordo del progetto a cui è stato più legato, la prima mostra di Mario Merz organizzata in Corso Tassoni. Parole utili a evidenziare quanto e come il gallerista originario di Carema amasse il suo mestiere: “Sicuramente è il progetto che mi rappresenta di più, poiché coinvolgeva lo studio dell’artista e la mia galleria. I due luoghi si sono fusi insieme con perfezione e omogeneità poetica. È stato un momento così intenso da renderlo uno degli eventi più importanti del mio percorso, sottolineo che gli anni successivi furono ricchi di esperienze simili”, diceva. All’arte, del resto, Tucci Russo sosteneva di essere arrivato attraverso la poesia – “la relazione che ho sempre trovato nelle sensibili fragilità e forze della poesia. Questo è stato il vero contatto con l’arte intesa nella sua totalità” – negli anni di formazione trascorsi tra impegno politico e cultura, nella Torino di Paolo Mussat Sartor, Giulio Sapelli, Renato Ferraro, in un nutrito circolo di giovani intellettuali, artisti, musicisti. Nel 1964, con alcuni di questi amici e sodali, Tucci Russo fondò una piccola casa editrice underground, Pitecanthropus: la grafica era curata da Angelo Pezzana, nel gruppo c’erano anche Are Vasco, Gianni Milano e Paolo Cerrato.

Lisa e Tucci Russo - photo Nanda Lanfranco

Lisa e Tucci Russo. Photo Nanda Lanfranco

LA STORIA DELLA GALLERIA TUCCI RUSSO

Poco più tardi arrivò la direzione della galleria di Gian Enzo Sperone, dopo il suo trasferimento in corso San Maurizio, il primo ingresso ufficiale nel mondo dell’arte: “Lì ho vissuto cinque anni molto intensi fra crescita dell’arte italiana e approdo in città del mondo internazionale. È stata una università notevole, perché si entrava nel magma vero del tessuto creativo”, ricordò molti anni dopo Tucci Russo. Non a caso, più di recente, a chi avesse voluto intraprendere la sua strada consigliava “passione, umiltà, dialogo, frequentazione degli artisti e conoscenza del passato”. Quando nel 1974 si consumò la rottura con Sperone, ebbe avvio il progetto di vita che tutti abbiamo ancora oggi sotto gli occhi: una storia iniziata insieme a Paolo Marinucci, con la mostra di Pier Paolo Calzolari, fin quasi indebitandosi, in un garage di 250 metri quadri in via Fratelli Calandra, non distante dal Parco del Valentino. Già alla fine del 1975 arrivò la sede di corso Tassoni, al Mulino Feyles, nell’edificio condiviso con lo studio di Mario e Marisa Merz. Il resto è storia. E oggi ci lascia un pilastro della storia del mercato dell’arte italiano. Qui l’intervista del 2013 a Marco Enrico Giacomelli in cui Antonio Tucci Russo si raccontò in prima persona, con intensità.

I funerali si terranno al tempio valdese di Torre Pellice, lunedì 24 aprile, alle 15.

Livia Montagnoli

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