Sulla copertina del nuovo Artribune Magazine si parla di turismo di massa

Le montagne stanno sparendo, inghiottite da infrastrutture che rispondono alle pressanti richieste turistiche. Due studenti dello IED di Torino hanno provato a capovolgere il punto di vista, cancellando quelle strutture sulla copertina del nostro magazine

ll turismo di massa invade le vallate di montagna; gli impianti sciistici sono sempre più attrezzati per ogni comfort; nuove e imponenti strutture piano piano sovrastano la natura selvaggia di boschi e prati”.
Alessandro Di Lenardo e Chiara Boccardi, studenti del Corso di Fotografia di IED Torino, intraprendono un lavoro di sensibilizzazione legato al fenomeno di iper-urbanizzazione della montagna, indagando il sentimento di un luogo che sta perdendo la sua autenticità, violentato da un desiderio di conquista che gli manca continuamente di rispetto.
Per enfatizzare il tema, gli autori attuano un intervento digitale che cancella ma allo stesso tempo evidenzia le strutture che risultano di troppo nel paesaggio, quali pali, cannoni sparaneve, stazioni, piloni.

IL PROGETTO ALTE TERRE

Il titolo del progetto è Alte Terre, che riprende l’uso dell’espressione “terre alte”, affermatasi da alcuni anni per indicare le regioni di montagna occupate e vissute dall’uomo.
Il progetto è il risultato di un percorso biennale di ricerca che inizia nel secondo semestre del primo anno e si conclude nel primo semestre del terzo anno con l’esame del modulo Metodologie e Tecniche del Contemporaneo. I due studenti hanno lavorato dapprima in modo individuale, su due temi diversi ma connessi al mondo della montagna, e hanno poi deciso di unire i loro sforzi nel progetto Alte Terre.

L'immagine della copertina di Artribune Magazine #71

L’immagine della copertina di Artribune Magazine #71

L’INTERVISTA

Abbiamo parlato con gli studenti Alessandro Di Lenardo e Chiara Boccardi e con il loro docente Matteo Balduzzi del percorso che ha portato alla realizzazione dell’immagine scelta per la copertina di questo numero di Artribune.

Il progetto Alte Terre è il frutto del lavoro congiunto di due studenti del corso Triennale in Fotografia di IED Torino, il cui percorso di ricerca si estende per l’intera durata del corso di studi. Puoi darci più elementi rispetto alla metodologia didattica di questo percorso?
Matteo Balduzzi: Il progetto si configura in un percorso biennale di ricerca che inizia al secondo semestre del primo anno e si conclude al primo semestre del terzo anno con l’esame del modulo Metodologie e Tecniche del Contemporaneo. Il percorso si estende per l’intera durata del corso di studi e grazie alla sua durata e alla complessità della progettualità consente agli studenti di vivere un’esperienza paragonabile a quella di una ricerca artistica di livello professionale, sperimentando tutte le fasi dello sviluppo di un progetto fotografico a partire da un tema personale, attraverso la responsabilità e l’autonomia nella gestione del tempo, fina alla realizzazione definitiva del lavoro.

Come si sviluppano le varie fasi progettuali?
M. B.: Durante il secondo semestre del primo anno avviene la co-costruzione del briefing e vengono condivisi i riferimenti teorici, gli studenti iniziano a proporre temi di ricerca e a documentarsi tramite una bibliografia di riferimento, reference, sopralluoghi e suggestioni personali. È piuttosto frequente che durante questo primo periodo non vengano prodotte immagini, ma che il confronto avvenga su base teorica/tematica.
Il primo e il secondo semestre del secondo anno sono i momenti in cui prende vita il progetto, gli studenti in autonomia devono affrontare tutti gli aspetti connessi alla produzione delle immagini: trasporti, logistica, attrezzature, permessi, liberatorie, produzione e post-produzione. Il tempo è tanto e in questo periodo gli studenti stessi cambiano, sia come personalmente che professionalmente. Non è quindi raro che si cambi direzione. Emergono in questa fase le questioni legate allo stile e le prime decisioni riguardo la post-produzione. Al termine del secondo semestre del secondo anno il progetto deve essere completamente delineato e la produzione delle immagini arriva circa all’80%.
Il primo semestre del terzo anno è dedicato alla definizione degli ultimi dettagli e alla realizzazione di un output progettuale che può prendere diverse forme, a seconda della natura del progetto stesso. Di norma viene prodotto un impaginato cartaceo, o una serie di stampe ma c’è spazio per gli oggetti più diversi, quali siti web, installazioni, video e altro ancora. Nel frattempo gli studenti, forti dell’esperienza appena conclusa, iniziano a pensare al progetto finale del percorso triennale.

La metodologia progettuale del percorso che ha portato agli scatti di Alte Terre prevede diversi momenti di allineamento e confronto, potete darci più dettagli sullo scatto della copertina e, più in generale, su come siete arrivati a concepire l’intero progetto?
Alessandro Di Lenardo e Chiara Boccardi: La fotografia utilizzata per l’immagine di copertina è stata scattata nell’impianto sciistico di Artesina MondoleSki il 3 dicembre 2021. Artesina si trova in provincia di Cuneo, in Piemonte, ai piedi del Monte Mondolè, nella catena delle Alpi Liguri. Abbiamo realizzato lo scatto insieme, mentre per quanto riguarda la post-produzione io (Alessandro Di Lenardo) mi sono occupato della scontornatura mentre la color correction è a cura di Chiara Boccardi .

Qual è la genesi del progetto?
A. D. L. e C. B.: Abbiamo iniziato a lavorare ognuno su un tema personale legato alla montagna, con l’intenzione di realizzare due progetti distinti. Durante il primo anno io (Alessandro Di Lenardo) ho portato avanti un progetto legato alla vita nei resort ad alta quota mentre Chiara si è occupata della vita nei rifugi. Entrambi i progetti guardavano alla montagna ma da un punto di vista diverso. I primi scatti sono stati realizzati durante il secondo anno, poiché il primo semestre del primo anno è stato dedicato alla ricerca e avevo avuto l’opportunità di scattare solo alcune immagini di sopralluogo, utili a comprendere meglio sia il tema sia le difficoltà del lavoro (anche a causa dei problemi legati al periodo del Covid).
Abbiamo iniziato a collaborare per gestire gli aspetti pratici delle visite e man mano i nostri punti di vista si sono avvicinati, ognuno di noi ha abbandonato il progetto iniziale e abbiamo deciso di concentrarci sul tema comune dell’iper-urbanizzazione della montagna e delle strutture che sono ormai entrate a far parte del paesaggio. Il punto in comune è stato senza dubbio la volontà di raccontare la tematica ambientale e la sostenibilità, legata alla montagna depredata dal turismo di massa.

A livello operativo come è proceduto il lavoro?
A. D. L. e C. B.: Durante il primo semestre del secondo anno, l’idea del lavoro sui resort/rifugi si trasforma e nasce il progetto congiunto. Nel corso del secondo anno prende man mano forma la soluzione visiva che sarà poi definitiva, ossia quella di lavorare in post-produzione sottraendo alle immagini le strutture legate allo sfruttamento dell’ambiente.
Nel corso del terzo anno, a progetto ormai definito le nostre strade si separano nuovamente, da una parte io ho lavorato all’editing e sulla forma finale del progetto (un dummy di pubblicazione), realizzando ancora alcune immagini per completare la sequenza, mentre Chiara si è trasferita presso la sede IED di Roma e ha continuato a lavorare al progetto continuando la ricerca negli impianti sciistici locali.

Puoi sottolineare un elemento di qualità del lavoro di Alessandro e Chiara?
M. B.: La fotografia contemporanea vive nella dimensione del digitale, affidando alla post-produzione una parte importante del significato dei progetti. Il lavoro di Alessandro e Chiara si inserisce in questo filone, la loro scelta estetico/simbolica di desaturare gli elementi estranei al paesaggio naturale è allo stesso tempo altamente evocativa e ricca di significato quanto suggestiva dal punto di vista formale.

Quali progetti avete per il futuro?
A. D. L. e C. B.: Al momento siamo concentrati nell’ultimo anno di corso, io a Torino e Chiara a Roma; ci piacerebbe lavorare nuovamente insieme nella stagione estiva per completare anche la seconda parte del progetto in cui applicare la tecnica della desaturazione a nuovi paesaggi. È possibile che Chiara utilizzi il lavoro come base per il suo progetto di tesi.

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #71

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Redazione

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