2023: sfide e urgenze per il mondo della cultura

Un nuovo anno è iniziato: quali le sfide e le urgenze per le politiche culturali del 2023? Lo abbiamo chiesto a dieci protagonisti

Attenzione al territorio, rilancio del settore formativo, collaborazione pubblico-privato: sono alcuni dei temi su cui è necessario riflettere in questo 2023 appena iniziato secondo alcuni addetti ai lavori del settore culturale in Italia.

a cura di Santa Nastro

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #70

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CESARE PIETROIUSTI ‒ ARTISTA

La sfida più urgente mi sembra quella di smascherare e sfuggire al condizionamento imposto dalle due facce del moralismo: quella integralista, che pretende di tutelare le identità e le tradizioni, e quella ipocrita, che, con la scorciatoia delle giuste cause, taglia via la complessità della ricerca e della sperimentazione artistica. Non c’è ricerca senza la passione critica, senza il riconoscimento, nel campo in cui si opera, della parte-del-torto. Non c’è sperimentazione senza disponibilità a elaborare le contraddizioni, in primis le proprie. Su un piano più pratico, è urgente che nei processi formativi in ambito artistico si attui, grazie al superamento delle barriere disciplinari e all’integrazione continuativa tra formazione, produzione e presentazione al pubblico, un radicale rivolgimento dei modi, dei ruoli, delle strutture accademiche e delle istituzioni museali. In tal senso, alcuni modelli sono apparsi e cresciuti, negli ultimi anni: bisogna dar loro respiro, farli conoscere, moltiplicarli.

Cesare Pietroiusti

Cesare Pietroiusti

ANGELA TECCE ‒ PRESIDENTE MUSEO MADRE – NAPOLI

Sostegno alle istituzioni e alle relazioni tra di esse; valorizzazione del patrimonio – artistico e umano – dei territori; maggiore integrazione e scambio tra il comparto turistico e quello culturale, per la creazione di una rete di accoglienza per i flussi internazionali, il cui incremento si è ormai consolidato nelle ultime stagioni. Questi sono alcuni dei punti che ritengo andrebbero inseriti nelle agende per le politiche culturali del nuovo anno. Penso che uno dei principali strumenti in possesso degli istituti di cultura sia la possibilità di costruire reti di scambio, quanto più estese e solide, per poter integrare offerte, contenuti e competenze differenti. Questo sistema va sicuramente favorito, rendendo più agili le procedure e ponendo in dialogo attori provenienti da contesti differenti. Con il cambio di statuto recentemente approvato e il prossimo arrivo del nuovo direttore, intendiamo consolidare, di concerto con la Regione Campania, il ruolo del Museo Madre e della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee come riferimento per il sistema dell’arte.

Angela Tecce

Angela Tecce

LUCA BEATRICE ‒ CRITICO E GIORNALISTA

Le politiche culturali, non solo quelle artistiche, a mio avviso dovrebbero essere strettamente connesse alla formazione, ovvero alla scuola. Sono ambiti che si parlano troppo poco e non va bene, i più giovani dovrebbero sapere (penso a università e accademie) che esistono molti nuovi mestieri culturali e su quali investire le loro aspettative ai fini professionali. Dopo anni di confuso internazionalismo non vedrei male, inoltre, una miglior organizzazione strategica per diffondere la cultura italiana, troppo sacrificata da un provinciale globalismo. I musei, le fondazioni, le mostre, i curatori dovrebbero tenere in maggior conto la ricerca nel nostro Paese e non limitarsi a quella di cinquant’anni fa. Altra urgenza, su cui è chiamato il governo, riguarda la questione delle nuove nomine. Mi pare che, rispetto al passato, questo esecutivo di centrodestra non voglia dimostrarsi pigro e indifferente, come altri predecessori, non intenda mantenere lo status quo per non affrontare il problema. Le premesse sembrano indicare questo, nei prossimi mesi scopriremo se esiste davvero un nuovo indirizzo nella cultura italiana.

Luca Beatrice

Luca Beatrice

PATRIZIA SANDRETTO ‒ PRESIDENTE FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO – TORINO

Partecipazione culturale, valorizzazione della cultura contemporanea, maggiore collaborazione pubblico-privato: sono questi i temi di riflessione che a mio parere dovrebbero orientare le politiche culturali del 2023. Che ruolo ha la cultura nella vita delle persone? I dati recenti sui consumi culturali vedono l’Italia in una posizione critica rispetto alla media europea. Occorre a mio parere investire di più sui progetti, le pratiche e le professioni che negli ultimi decenni, nei musei, nelle mostre, a scuola o nello spazio pubblico, hanno trasformato l’offerta culturale in un’esperienza educativa viva, occasione di conoscenza e socialità. Occorre valorizzare il presente, sostenendo le giovani generazioni artistiche italiane e consegnando in particolare all’arte contemporanea il compito di ispirarci e di proiettare la nostra storia e identità nel futuro. Occorre infine estendere l’Art Bonus anche alle istituzioni private per aprire una nuova stagione del mecenatismo, fondato sull’importante alleanza pubblico-privato.

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, photo Andrea Basile

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, photo Andrea Basile

GIANFRANCO MARANIELLO ‒ DIRETTORE DEL POLO MUSEALE MODERNO E CONTEMPORANEO – MILANO

La crisi pandemica ha portato a operare su tempi brevi, interrotti, sospesi. Il senso di emergenza ha distratto dalla visione di lungo corso e dall’interpretazione più profonda di fenomeni da cogliere in una prospettiva storica e non solo nella necessità di immediata risoluzione. Ciò ha riguardato la vita degli individui al pari delle istituzioni. Nello specifico delle politiche culturali credo che, al di là dello scenario drammatico del ritorno a economie reali e non differite dall’indebitamento correlato all’adozione di misure finanziarie straordinarie, occorra uscire dai limiti della contingenza e ciascuno per la propria missione dichiarare chiarezza di progetti e sostenibilità di questi. Bisogna eccedere il presente, rinegoziare valori e obiettivi dando continuità ad azioni coerenti. In sostanza, si deve pianificare e divenire riferimenti per idee condivisibili, non facendo da soli, ma creando strutture che consentano di essere partecipate da energie finora represse da paura e incertezza sull’avvenire.

Gianfranco Maraniello. Photo Margherita Gnaccolini

Gianfranco Maraniello. Photo Margherita Gnaccolini

ALESSANDRO GIULI ‒ PRESIDENTE FONDAZIONE MAXXI – ROMA

Sfide e urgenze coincidono. Bisogna onorare il nostro più alto punto di riferimento, l’articolo 9 della Costituzione, oggi arricchito di ulteriore senso eppure mai attuato completamente: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Banalmente: finanziamenti in linea con quelli degli Stati più avanzati; stabilizzazioni per gli operatori del settore; rafforzamento della cooperazione internazionale, anzitutto in Europa e nel Mediterraneo; valorizzazione della funzione sociale e dello spirito di concordia civica impliciti in ogni forma di cultura. Non da ultimo, si dovrebbe rifuggire ogni tentazione isolazionista e rammentare che cultura è civiltà: universale, inclusiva e pacificatrice.

Alessandro Giuli. Photo Musacchio Ianniello Pasqualini

Alessandro Giuli. Photo Musacchio Ianniello Pasqualini

LISA PAROLA ‒ STORICA DELL’ARTE

La sfida credo sia quella di misurarsi con un approccio dialogico alla cultura dando forma e tempo a politiche definite da “istituzioni discorsive” e inclusive. Dare cioè spazio a una cooperazione dialettica capace di attivarsi in cornici differenti, talvolta anche conflittuali, ma in grado comunque di muovere relazioni, posizioni, competenze e consapevolezze. Credo che un’istituzione dialettica, dentro e fuori dal museo, possa ricoprire nei prossimi anni un ruolo strategico per operare, quali lavoratori culturali, in chiave critica rispetto alla crescente spettacolarizzazione della cultura e della nozione di entertainment che influenza ormai la programmazione di molti musei e luoghi d’arte. Ideare invece progetti e programmi orientati alla coproduzione e all’autoapprendimento. Si tratta insomma di lavorare con forme discorsive e indipendenti per ridefinire la “reconfiguration de l’expérience commune du sensible” ricordata da Jacques Rancière. Nuove idee d’istituzione che, attraverso la temporalità e la dialettica, dilatano i territori culturali costituiti per una ridefinizione radicale della funzione dell’arte, e che in questi anni si riconoscono attraverso processi nomadi e instabili più che all’interno di cornici rigide.

Lisa Parola

Lisa Parola

SERGIO RISALITI ‒ DIRETTORE MUSEO NOVECENTO – FIRENZE

La prima sfida da affrontare riguarda l’equilibrio tra tutela e conservazione del patrimonio con i necessari cambiamenti che presente e futuro ci richiedono. Un equilibrio non sempre facile da gestire nel nostro Paese, devastato da politiche speculative che hanno intaccato paesaggio e beni storico-artistici. Ponderazione e moderazione non possono, pur essendo necessarie, ostacolare visioni e coraggio, base necessaria dell’innovazione. Un altro punto di equilibrio riguarda l’investimento relativo all’espansione del turismo, la cui diffusione capillare sul territorio nazionale, da attuarsi attraverso i processi di valorizzazione del patrimonio, deve avvenire senza però cadere in processi retroattivi legati alla rendita di posizione. Incentivare attraverso scelte legislative opportune contribuiti privati nella produzione di opere e progetti espositivi validi; incrementare il collezionismo e le conseguenti donazioni alle raccolte pubbliche per contribuire ad aggiornare le collezioni; dotare i musei di risorse atte a sostenere la formazione delle nuove generazioni di professionisti nel settore cultura.

Sergio Risaliti

Sergio Risaliti

PATRIZIA ASPRONI ‒ PRESIDENTE FONDAZIONE INDUSTRIA E CULTURA – TORINO

Cambiamento climatico, equità di genere, creazioni digitali sempre più indistinguibili dagli “originali”, aumento del turismo di massa, mercato in grande crescita ma con costante paura di crisi, una sorta di “presentificazione di futuro” in cui le sfide e le “urgenze” sono la norma. I grandi problemi globali e i social media spingono tutto a nuovi livelli di amplificazione e quindi i musei devono diventare sempre più comunità, oasi del reale mentre il digitale, ormai pervasivo, deve portare all’ibridazione fra il fisico e il virtuale, fra il dentro internet e il fuori internet. Le politiche sulla cultura dovrebbero quindi dotarsi di modelli predittivi per prepararsi ai mutamenti in corso. Il nostro patrimonio culturale sempre più deve essere utilizzato come banca dati da mettere a disposizione dei nuovi “content providers”, offrendo nuove possibilità di interazione con l’arte, eliminando le pastoie burocratiche che ne impediscono uno sviluppo.

Patrizia Asproni

Patrizia Asproni

MARCO TRULLI ‒ CURATORE E OPERATORE CULTURALE

Mi sembra che l’urgenza sia quella di definire finalmente un insieme di politiche che affrontino il tema delle diseguaglianze sociali e territoriali, che incentivino la decentralizzazione dell’offerta culturale in un Paese, l’Italia, composto di paesi e non di grandi centri. Molte realtà interessanti in questi anni sono emerse dal basso (residenze, circoli e nuovi centri culturali) in territori periferici proprio per colmare l’assenza delle istituzioni culturali pubbliche. Per farlo però si dovrebbe riuscire a sottrarre la cultura dall’inganno della competitività e dello sviluppo territoriale a base turistica, servono investimenti per radicare processi di cittadinanza, di coesione territoriale, per superare divari e formare nuovi pubblici, invece di confezionare nuovi pacchetti per vendere i nostri paesi come luoghi ideali del consumo mordi e fuggi. Infine, speriamo sia l’anno giusto per mettere alla prova gli strumenti della co-progettazione e della co-programmazione anche in ambito culturale, per provare ad aprire nuove modalità di disegno delle politiche culturali territoriali.

Marco Trulli. Photo Riccardo Muzzi

Marco Trulli. Photo Riccardo Muzzi

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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