Listen I have an idea. Aldo Premoli ricorda Karl Lagerfeld

Aldo Premoli evoca i suoi incontri con lo stilista appena scomparso. Quando realizzava degli eccezionali shooting fotografici per “L’Uomo Vogue”.

Quando Artribune mi ha chiesto di scrivere un ricordo di Karl mi son chiesto: e adesso? Fiumi di parole vengono e verranno utilizzati in questi giorni per magnificare una delle figure più importanti e longeve del fashion internazionale.
Io però ho avuto la fortuna di conoscere Lagerfeld da un angolatura non proprio accessibile a tutti. Non per merito ma per fortuna, e quindi di Lagerfeld racconterò un aspetto marginale, ma attraverso il quale credo possa essere ricostruito l’intero personaggio.
Il grande sarto aveva tre debolezze. Le case, i libri e la fotografia. Non saprei dire in quale ordine. Le case le acquistava, le ristrutturava e spesso le abitava per pochissimo tempo o magari mai. Di libri era un acquirente bulimico e un divoratore indefesso: ho scoperto poi che Lagerfeld dormiva poco e passava gran parte delle sue notti a leggere.
Poi c’è la storia del Lagerfeld fotografo. Negli Anni Novanta mi è capitato (proprio così: “mi è capitato!”) di essere il direttore de L’Uomo Vogue. Sede Piazza Castello 27, Milano. Al secondo piano in due stanze attigue la “papessa” Franca Sozzani direttrice di Vogue Italia e “il” Premoli direttore de L’Uomo Vogue, le due redazioni sparse un po’ a casaccio nelle stanze intorno.

SHOOTING E IDEE

Un giorno Franca entra nella mia stanza e mi dice: “Karl Lagerfeld mi ha mandato questa scatola di stampe. Dice che sono delle prove di uno shooting di moda su Rodolfo Valentino che vorrebbe scattare per L’Uomo Vogue”. Segue sguardo d’intesa. Che fai dici di no a Karl Lagerfeld? Dici di no al direttore creativo di Chanel e Fendi (aveva pure una linea con il suo nome)? Non scherziamo: certo non io Aldo Premoli, ma nemmeno Franca Sozzani la papessa poteva dire di no. E quindi…
E quindi Lagerfeld scatta qualche centinaio di foto e ci manda una sessantina di stampe con una spiega vergata a mano di una decina di fogli. Se la calligrafia dice qualcosa di una personalità, beh quelle pagine a penna… erano bellissime già di per sé!
Lagerfeld si rivolgeva a me, “il direttore”, spiegandomi l’intento e il concetto del lavoro con una modestia e una gentilezza che alla prima lettura – lo confesso ‒ ho pensato fosse ironia.
E invece no… Lagerfeld ha prodotto altri shooting per L’Uomo Vogue negli Anni Novanta. Sceglieva il soggetto, chiedeva conferma dell’interesse della rivista (via lettera o telefonicamente “Hi Aldo how are you? Listen I have an idea…” ) e poi via e anche molto velocemente: centinaia di scatti, decine di stampe, modelli, guardaroba infiniti, spostamenti,  parrucchieri, trucco, luci, assistenti: tutto perfettamente organizzato e tutto gratis come omaggio della sua grandeur e del suo piacere personale.

K. Lagerfeld, autoritratto © Photography by Karl Lagerfeld

K. Lagerfeld, autoritratto © Photography by Karl Lagerfeld

LA SUA ESTETICA

Per documentarsi prima di scattare i suoi “servizi di moda” Lagerfeld leggeva tutto quello che c’era da leggere sugli elegantoni a cui voleva ri-dare vita. E spesso insieme alle stampe, in redazione, arrivava anche qualche libro, gentile omaggio della sua straboccante personalità.
Ho amato le sue foto: quasi tutte seppiate o in bianco e nero. Un dettaglio questo? Per niente: Riflettevano perfettamente la sua estetica.
Era il più bravo tra i fotografi in cui ho avuto la fortuna di imbattermi? Ma che importa. Le sue immagini erano dense di Cultura, sì, esatto, con la “C” maiuscola.
Dei suoi lavori ne ricordo uno in particolare, questa volta ispirato a Curzio Malaparte e scattato a Capri. La più bella immagine di questo importante shooting, però, non era quella di una giacca, di una scarpa o di una cravatta. Indovinate un po’? Era quella dell’inarrivabile architettura che è Villa Malaparte!

Aldo Premoli

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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