Venezia rischia di scomparire per l’innalzamento delle acque: un appello a Draghi

Neanche una menzione, nell’agenda della COP26 di Glasgow sul cambiamento climatico, al pericolo che corre la città lagunare, destinata a scomparire entro la fine del secolo se non si agisce con soluzioni concrete. Per questo l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti ha inviato un appello al Presidente del Consiglio. Allegando un report con le valutazioni degli scienziati.

Difficile cancellare quelle immagini, risalenti al novembre 2019, in cui l’annuale acqua granda” di Venezia raggiungeva livelli inauditi, deturpando tutta la città e danneggiando chiese, monumenti, luoghi della cultura, archivi. Una situazione che non vorremmo mai più rivivere, ma che potrebbe diventare consuetudine e peggiorare se non si agisce con soluzioni concrete e praticabili. Questo è il tema della lettera inviata dai membri dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti al Presidente del Consiglio Mario Draghi, chiamato a partecipare alla conferenza internazionale Onu sul clima CoP26, in programma dal 31 ottobre a Glasgow. Nell’agenda del summit, infatti, non viene neanche menzionato il tema Venezia, nonostante l’urgenza di salvare la città e il suo patrimonio non siano certo rinviabili.

Venezia con l'acqua alta

Venezia con l’acqua alta

UN APPELLO URGENTE PER SALVARE VENEZIA DALL’INNALZAMENTO DEL MARE

Signor Presidente del Consiglio, sotto la Sua guida e con l’assistenza finanziaria dell’Unione Europea, questo è il momento in cui si stanno attuando significativi cambiamenti nel modo in cui l’Italia è guidata. Questo ci ha incoraggiato a fare appello a Lei per prendere atto della minaccia rappresentata per la città e la laguna di Venezia dall’innalzamento del livello del mare e agire per prevenirla, perché non solo Venezia, ma l’Italia nel suo insieme è impreparata ad affrontarne gli effetti, mentre i Paesi Bassi, il Regno Unito e molti altri Paesi, regioni e persino città stanno pianificando a lungo termine come fronteggiare il pericolo futuro, alcuni anche oltre il prossimo secolo”, inizia l’appello. “Da almeno un decennio gli scienziati sanno che il livello relativo del Mare Mediterraneo aumenterà alla stessa velocità degli oceani, con conseguenze letali per Venezia se qualora non si intervenga tempestivamente. Diverse fonti autorevoli hanno affermato che non c’è dubbio sul fatto che il livello relativo del mare crescerà fino a un valore non sostenibile per la laguna e la sua città storica. Sappiamo anche quando questo accadrà: verosimilmente entro la fine del secolo, cioè entro la vita dei nostri nipoti”. Il testo è corredato da analisi scientifiche e proiezioni future, che misurano la gravità della situazione: il livello medio del mare entro il 2100 potrebbe subire un aumento di 28-55 centimetri nello scenario più ottimistico e da 63 a 101 centimetri in quello più pessimistico. Inutile ribadire l’urgenza di una soluzione praticabile per arrestare il fenomeno, una misura molto più efficace del MoSE che ha visto la luce dopo una battaglia politica e mediatica lunghissima e non basta a far fronte alla velocità con cui procede l’innalzamento dei mari.

Acqua alta alla Fondazione Querini Stampalia, Venezia 2019, courtesy la Fondazione

Acqua alta alla Fondazione Querini Stampalia, Venezia 2019, courtesy la Fondazione

GLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO. UN MONDO SENZA VENEZIA

Come avverrà la morte di Venezia? Contrariamente all’immaginazione popolare, non sarà inghiottita improvvisamente dalle acque; non scomparirà come la mitica Atlantide, ma marcirà e cadrà a poco a poco: orribile monumento alla nostra negligenza e incompetenza. Gli edifici sono già attaccati dall’acqua perché il livello è oggi più alto di quanto non lo sia mai stato nella storia della Serenissima. Se non si farà nulla per controllare il livello medio delle acque, si raggiungerà troppo presto un punto critico e vedremo inesorabilmente crollare molti dei suoi edifici”, prosegue l’appello. “Diventerà sempre più costoso e difficile impedire al tessuto stesso di Venezia di collassare, motivo per cui è fondamentale che le acque della laguna possano essere gestite in modo che non salgano molto oltre il loro livello attuale. Abbiamo chiesto all’architetto incaricato di un incomparabile capolavoro, la Basilica di San Marco, che già soffre molto, di descrivere perché le crescenti instabilità degli edifici e cosa si può fare per loro in termini di pronto soccorso. Ma il primo soccorso non è una cura. Non meno importante, il romanziere turco premio Nobel, Orhan Pamuk, ha scritto su ciò che la perdita di Venezia avrebbe significato per lui e per la cultura mondiale. Lo abbiamo invitato a farlo per ricordare a tutti noi che la sopravvivenza di Venezia è importante non solo per l’Italia ma per il mondo intero; tanto della storia del Mediterraneo è riassunta nelle sue pietre e tanti dei più grandi artisti che siano mai vissuti qui hanno creato capolavori a lode di Dio e della Repubblica”. Così si conclude l’appello: “Signor Presidente del Consiglio, ci auguriamo vivamente che Lei ponga Venezia al livello più alto possibile nella Sua già lunga lista di impegni, e che Lei possa creare una nuova autorità dotata di adeguate deleghe, al riparo dalle polemiche politiche più o meno locali e magari con una autorevole componente internazionale, che sia in grado di evitare decenni di polemiche e non solo progettare una Venezia e un ecosistema sostenibili per i secoli a venire, ma anche assumere un ruolo guida nei vari, diversi schemi che saranno necessari (per proteggere pure altre parti d’Italia e forse del mondo) dall’innalzamento del livello del mare”.

-Giulia Ronchi

Leggi qui il testo completo

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

Scopri di più