Green pass nei musei: il presidente Fabrizio Masucci non ci sta e lascia la Cappella Sansevero

“L’obbligo di richiedere l’esibizione del green pass per l’accesso ai musei non è legato a valutazioni di carattere epidemiologico”: il presidente e direttore del noto museo di Napoli ha illustrato in una lettera i motivi che l’hanno spinto a rinunciare al suo incarico

Si avvicina la data (6 agosto) dell’entrata in vigore del Green pass per avere accesso alla maggior parte di luoghi e eventi. Non si placano, però, le polemiche legate alla sua obbligatorietà, che interesserà naturalmente anche tutti i siti culturali, compresi musei, cinema, teatri, concerti e spettacoli, sia al chiuso che all’aperto. Presidio di tutela nei confronti della collettività o strumento di divisione sociale? È questo uno dei tanti punti su cui verte l’acceso dibattito negli ultimi giorni, ed è questa una delle motivazioni – riportate in una lettera pubblicata sul sito – che hanno spinto Fabrizio Masucci, presidente e direttore della Cappella Sansevero a Napoli, a dimettersi dopo quasi 11 anni di carriera alla guida del noto museo, custode del celeberrimo Cristo Velato. L’imposizione del Green pass, secondo Masucci, costituirebbe una misura eccessiva e non giustificata in un luogo già provvisto di tutte le norme di sicurezza anti contagio, andando a sovvertire addirittura il concetto di “inclusività” che è proprio del museo.

Giuseppe Sanmartino, Cristo velato, 1753, Cappella Sansevero, Napoli

Giuseppe Sanmartino, Cristo velato, 1753, Cappella Sansevero, Napoli

IL DIRETTORE DELLA CAPPELLA SANSEVERO SI DIMETTE: LA LETTERA APERTA

Si intitola “Un passo di lato” la lettera aperta di Fabrizio Masucci, che inizia elencando tutte le misure di sicurezza adottate dalla Cappella Sansevero, in linea con le misure nazionali (dalla misurazione della temperatura all’ingresso scaglionato, passando per l’obbligo di mascherina, la segnaletica che indica di mantenere il distanziamento, ingresso e uscita separati, percorso di visita unidirezionale e via dicendo). “Alla luce di tali evidenze, constatate dal decisore politico che ha ritenuto e ritiene tuttora di poter tenere aperti i musei, l’obbligo di richiedere l’esibizione del green pass per l’accesso ai musei non è legato a valutazioni di carattere epidemiologico specificamente riferite ai contesti museali, ma è stato considerato esclusivamente uno strumento utile, fra tantissimi altri, allo scopo dichiarato – in sede di conferenza stampa di presentazione, lo scorso 22 luglio, del DL n. 105 – di ottenere più numerose adesioni alla campagna vaccinale”, ha scritto il presidente uscente. “Senza assolutamente entrare nel merito dello scopo che ha inteso prefiggersi il Governo, e non avendo ovviamente pregiudizi di sorta nei confronti dei vaccini, obietto tuttavia che i musei non debbano e non possano essere strumentalizzati – nel senso letterale di “usati come strumento” – per ottenere qualsivoglia scopo estraneo alle loro naturali finalità, specie quando tale strumentalizzazione contribuisca inevitabilmente a compromettere, invece che favorire, la coesione sociale, in aperto contrasto con una delle più intrinseche missioni di un museo”. Peccato che è vero proprio il contrario: i musei devono fare anche la loro parte e farsi strumento per convincere anche l’ultimo cittadino a vaccinarsi. Pensare che rispetto ad una pandemia in corso – uno delle più lancinanti emergenze sanitarie della storia moderna – le istituzioni culturali debbano rimanere terze tra chi contribuisce alla soluzione e chi la ostacola, è semplicemente inqualificabile. Masucci dimostra, insomma, di non aver neppure lontanamente compreso quale è la posta in gioco e che partita si sta giocando l’umanità. Un peccato per un direttore di museo.

IL GREEN PASS COME STRUMENTO DI ESCLUSIONE SOCIALE?

Se viene richiesto a un museo di rinunciare alla parità di trattamento per motivi che non possono che essere recepiti come strumentali, in quanto non connessi alla tipologia di spazio e attività, intendo pacatamente ricordare che i musei sono per loro vocazione luoghi di inclusione e che l’accesso paritario all’arte e alla cultura, diritto di tutti, dovrebbe essere sacrificato solo all’esito di ogni sforzo possibile volto a evitare una simile ferita”, prosegue grondando retorica Masucci, avanzando poi una proposta rivolta al Governo, “mi auguro che le autorità competenti possano riconsiderare una decisione che coinvolge aspetti socioculturali di rilevante interesse collettivo, al fine di risparmiare almeno ai musei, riserva aurea di civiltà, lo scomodo ruolo di bersaglio delle intemperanze dell’arena mediatica. Ci sarebbero anzi le condizioni propizie per fare dei musei un sicuro ‘spazio neutro’ in cui le persone, circondate dalla bellezza, possano ricominciare a conoscersi e riconoscersi, senza etichettarsi reciprocamente”. Nonostante le dimissioni, la Cappella Sansevero proseguirà con i consueti orari di visita, adattandosi regolarmente all’introduzione del Green pass a partire dal 6 agosto. A Masucci, che resterà all’interno del consiglio di amministrazione a titolo gratuito, succede la… sorella! Maria Alessandra Masucci.

– Giulia Ronchi e Massimiliano Tonelli

https://www.museosansevero.it/

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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