Ripensare i cimiteri. Il loro uso sta cambiando radicalmente, ma bisogna muoversi ora

Sfruttiamo le riflessioni di un intellettuale come Mauro Felicori, assessore alla cultura della Regione Emilia Romagna, per riflettere su un problema di domani che va anticipato muovendosi tempestivamente oggi

Li consideriamo come una commodity. Ci sono sempre stati, sempre ci saranno, mai cambieranno. Ecco, forse sbagliamo. Forse, visto che tutto cambia, anche il morire cambia. Anche i protocolli del trapasso, le sensibilità, le scelte, le mode perfino. E non c’è nulla di male. Un esempio lo troviamo a Roma in questi giorni: si muore tanto a causa del Covid (i decessi mensili sono superiori alle serie storiche purtroppo, essendoci in corso una grave pandemia), l’azienda che gestisce i cimiteri non ha fatto i dovuti investimenti, il Comune è come al solito inefficiente e cosa succede? C’è la coda di feretri in attesa di una degna sepoltura. Anche perché la grande maggioranza ormai richiede la cremazione, resa più agevole da normative e regolamenti, ma gli impianti per garantirla sono gli stessi di decenni fa.

RIPENSARE I CIMITERI. IL PENSIERO DI MAURO FELICORI

Tutto questo ha un impatto su alcuni pezzi di città, pezzi di panorama, pezzi di verde pubblico, pezzi di urbanistica che si chiamano “cimiteri”. E come tutti i cambiamenti che mettono assieme società e architettura – antropologia e urbanistica – sarebbe bene prenderli per tempo. “A Bologna come in tutta Europa, anche in quella meridionale, la crescente propensione verso la cremazione sta svuotando i grandi campi di inumazione”, spiega Mauro Felicori già direttore della Reggia di Caserta e oggi assessore alla cultura dell’Emilia Romagna. “I campi sono diventati tendenzialmente inutili: grandi prati dove anche solo venti anni fa c’era saturazione”.
Cimitero di Bologna

Cimitero di Bologna

COSA SARANNO I CIMITERI? TRA VERDE PUBBLICO E MONUMENTO

Dunque cosa si potrebbe fare? “Potrebbero essere ri-progettati, con concorsi per architetti e paesaggisti, e diventare boschetti, giardini all’italiana, collezioni di scultura, con alberi, siepi fiorite, aiuole; peraltro connessi ai parchi contigui che spesso sono adiacenti ai cimiteri”. I ragionamenti di Felicori sono articolati attorno alla situazione di Bologna, la sua città, ma il problema è comune e la riflessione dovrebbe essere condivisa, probabilmente bisognosa di una norma nazionale sulla riconversione di questi brani di città che non è giusto meno che mai consegnare al degrado. “Bisogna pensare in grande, guardare più avanti nel tempo e agire subito: gli alberi crescono lentamente”, spiega Felicori, che aggiunge: “gli spazi temporanei non saranno riutilizzati, quelli perpetui saranno progressivamente dimenticati o abbandonati da famiglie estinte. Occorre insomma muoversi oggi”. Per contemperare, aggiungiamo noi, i tanti valori che si incrociano in questi peculiari protagonisti dell’urbanistica delle città: la memoria, il rispetto, il verde e la monumentalità – talvolta di eccellenza assoluta – delle architetture. I cimiteri insomma vanno ripensati quanto prima, sono pronti a diventare i parchi urbani tra i più interessanti in città.
– Massimiliano Tonelli

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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