È Stefano Zecchi il nuovo presidente del Muse-Museo delle Scienze di Trento

La nomina del filosofo segue quella di Vittorio Sgarbi a Presidente del Mart – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto

Il Trentino sceglie front-man popolari per i propri musei: questo quanto meno sembra il nuovo vento a seguito delle elezioni provinciali dello scorso 2018. Il 15 febbraio 2019, il Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti, annunciava infatti la nomina di Vittorio Sgarbi a Presidente del Mart – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. Ora un’altra notizia giunge dalla Regione e più nello specifico dal MUSE, Museo delle Scienze: sarà il filosofo Stefano Zecchi, il nuovo Presidente.

Il Muse di Trento

Il Muse di Trento

STEFANO ZECCHI AL MUSE DI TRENTO

“Sarà il Museo del futuro”, così Michele Lanzinger, direttore, definiva nel 2013 (anno di apertura dello spazio) il gioiellino firmato da Renzo Piano, con i suoi ambienti interattivi, le sue sale a tema, le installazioni, il polo didattico, dislocati nell’arco dei cinque piani, più uno interrato, progettati all’interno della struttura di vetro pensata dall’architetto genovese, famoso in tutto il mondo. “Siamo certi che le caratteristiche del professor Zecchi sapranno dare il giusto apporto alla mission del Muse che accanto al rigore scientifico unisce la vitalità di continue proposte capaci di mantenere alto il potenziale attrattivo di un museo che ha finora dato grandi soddisfazioni, e per questo ringraziamo il board uscente porgendo nel contempo i migliori auguri a chi ora dovrà portare avanti la continua sfida dell’eccellenza”, ha commentato Fugatti insieme all’assessore provinciale alla cultura. Ma come può, ci chiediamo, un personaggio dai gusti retrò come Zecchi contribuire alla mission di un polo votato all’innovazione come il Muse? A quanto sembra gli insicuri politici trentini stanno semplicemente muovendosi nel tentativo di assicurarsi personalità conosciute al grande pubblico e in qualche maniera assimilabili allo schieramento di destra. Incuranti delle qualità reali e della coerenza con le istituzioni che le personalità stesse andranno a dirigere.

LA MOSTRA PIÙ BRUTTA DELLA BIENNALE 2017

Ve la ricordate Luxus, la mostra curata da Stefano Zecchi per il Padiglione Venezia alla Biennale 2017? La bellezza sensuale di Venezia si rivive attraverso rimandi simbolici e percezioni sensoriali”, così si leggeva nel comunicato stampa dell’iniziativa che riportava le parole del curatore, “in cui si intrecciano colori, profumi, giochi di luce. La sua tradizione culturale si incontra con l’Oriente, costante riferimento del glorioso sviluppo della storia della città, con citazioni che rievocano il passato e si ritrovano nella bellezza delle opere artigiane della contemporaneità”. Il fine nobile di rendere omaggio alle eccellenze della tradizione artigianale veneziana, veniva successivamente reso all’interno del Padiglione in maniera realmente trash, totalmente fuori contesto rispetto alla Biennale, in un delirio di lampadari, vetrinette, espositori da gioielleria, allestimenti da negozio. La polemica, nata sulle colonne di Artribune, ha visto poi il professore rispondere al nostro giornale definendolo “testata servile” e tirando fuori i “numeri” (gli ingressi cioè al proprio Padiglione), in un contesto però come quello della Biennale dove le visite sono l’unica cosa mai in discussione.

CHI È ZECCHI

Nato nel 1945, Stefano Zecchi è filosofo, giornalista, opinionista. È stato Presidente dell’Accademia di Brera e nel consiglio di amministrazione del Piccolo Teatro di Milano, rappresentante del Ministero della Pubblica Istruzione presso l’Unesco per la tutela dei Beni immateriali, consigliere di amministrazione del Maxxi. Dal 2016 è Direttore dell’I.I.S.B.E. (Istituto Internazionale di Scienza della Bellezza) di Milano. Tra i suoi studi ci sono saggi dedicati ad Husserl e alla fenomenologia e diversi testi sull’arte da L’artista armato (1998) a Capire l’arte (1999) fino a In Cammino con l’arte (2008). Per la carica a Presidente del Muse, come Sgarbi, non percepirà alcun onorario.

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Redazione

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