Art Basel Hong Kong 2024. Ecco com’è andata l’XI edizione della fiera asiatica

Tra incertezza economica e politica, la fiera costituiva soprattutto per le gallerie cinesi un’opportunità strategica per ritrovare collezionisti dopo la pandemia

Si è conclusa con la partecipazione di oltre 75.000 visitatori l’edizione 2024 di Art Basel Hong Kong, l’undicesima per la fiera asiatica, la prima a tornare alla scala pre-covid e la più grande dal 2019, con 242 tra le principali gallerie d’arte del mondo riunite dal 28 al 30 marzo all’Hong Kong Convention and Exhibition Centre (HKCEC). Tra incertezza politica ed economica, la fiera costituiva quest’anno, soprattutto per le gallerie cinesi, un’opportunità immancabile e strategica per ritrovare collezionisti rimasti a lungo nell’impossibilità di viaggiare dalla e per la Cina. Ma il mercato dell’arte, pur restando solido, continua a mostrare segnali di rallentamento. 

Art Basel Hong Kong 2024. Le sfide della fiera

L’aspettativa era alta (e non solo per le gallerie asiatiche), ma lo scenario, in una visione d’insieme più ampia, è apparso, ancora prima dell’apertura dell’edizione 2024 di Art Basel Hong Kong, tutt’altro che favorevole, seppure fuori dagli strascichi post-pandemici. Infatti, lo status dell’ex colonia britannica è messo a dura prova da difficoltà finanziarie ed economiche, oltre che sociopolitiche, dopo l’approvazione lo scorso 19 marzo (in modo piuttosto frettoloso e con voto anonimo) dell’Articolo 23 della Legge fondamentale, che, secondo gli osservatori internazionali, avrà effetti preoccupanti sull’esercizio dei diritti civili. Le accuse e le preoccupazioni sono state ovviamente rispedite prontamente al mittente sia da Beijing che da Hong Kong. Quest’ultima, però, continua a mostrare un tessuto economico e produttivo diffusamente indebolito, come la Cina stessa, e il distretto culturale di West Kowloon, il principale hub artistico dove insistono l’M+ e l’Hong Kong Palace Museum, combatte con guai finanziari e pare sia in ristrettezze di liquidità.

Art Basel Hong Kong 2024. Il mercato dell’arte di Hong Kong

La priorità per il mondo dell’arte era, allora, restare focalizzati sulla migliore offerta possibile nell’Hong Kong Art Weeke nei corridoi di Art Basel Hong Kong per i collezionisti asiatici e internazionali, provando a contribuire a quell’onda di resilienza che continua ad accompagnare le traiettorie del mercato dell’arte, tra super musei privati e nuove sedi delle grandi case d’asta (come Christie’s e Sotheby’s) o delle mega-gallerie (come Hauser & Wirth), che continuano ad aprire sull’isola. In un mercato, quello cinese in cui rientra anche Hong Kong, che nel 2023 – secondo i dati dell’ultimo Art Market Report di Art Basel e UBS – si è attestato come il secondo più grande dopo gli Stati Uniti, con uno share del 19% e volumi di affari sempre sostenuti seppure non in crescita. Ma pare che in queste giornate non tutto sia filato nel verso più giusto, o almeno non abbastanza per produrre la risposta che ci si aspettava, e seppure non siano mancate transazioni a sette cifre sin dalle prime ore, gli osservatori internazionali riportavano dalla preview della fiera un ritmo di vendite a rilento e sottotono rispetto ad anni passati. 

Art Basel Hong Kong 2024. Il commento delle gallerie italiane 

Questa edizione ci è sembrata molto più lenta dell’anno scorso, sia in termini di numero di visitatori che di vendite”, ha confermato ad Artribune la galleria Alfonso Artiaco di Napoli che in stand presentava una selezione dei suoi artisti italiani (come Paolini, Anselmo e Kounellis) e internazionali (con Sol LeWitt e Andrea Breunig, Tursic & Mille e Liam Gillick, Juan Uslè e Anri Sala), insieme ai più giovani Veronica Bisesti e Diego Cibelli. “L’impressione è che ci sia una flessione del mercato asiatico in generale. In Asia si guarda molto agli artisti consolidati, non a caso l’artista più venduto è stato Sol LeWitt”. “Abbiamo un lungo rapporto con Hong Kong e la Cina, essendo state tra le prime gallerie italiane ad arrivare qui, intorno al 2009, e partecipando alla fiera ancor prima che Art Basel la acquistasse”, ci ha raccontato Alessia Calarota per la Galleria d’Arte Maggiore G.A.M: “negli anni abbiamo costruito un forte network di collezionisti, che sono stati molto felici di ritrovarci e hanno risposto in maniera entusiasta alla nostra proposta”. Tra le vendite condivise con Artribune, Paesaggio di Giorgio Morandi del 1937 e un’opera su carta di Zao Wou-Ki, in stand insieme a De Chirico, Calzolari, Allen Jones, Claudine Drai, Robert Indiana e Arman. 

Art Basel Hong Kong 2024. Le vendite internazionali alla First Choice 

A molti i collezionisti sono apparsi più cauti, compensati da un po’ di slancio in più dai buyer istituzionali, per un profilo comunque basso nella domanda ma anche nell’offerta, che, a quanto pare, ha preferito planare sui temi controversi del presente e aderire a una più lieve atmosfera glamour. Segnali contrastanti emergevano dal primo giorno della fiera, con i collezionisti di First Choice in ingresso dalla mattina e gli altri VIP dal pomeriggio. E per un David Zwirner che raccontava di vendite più sostenute che nel 2023, molti altri galleristi hanno registrato invece un passo decisamente più incerto nelle attitudini dei collezionisti. Mentre restavano robuste come sempre, a quanto dichiarato, le performance dei grandi operatori globali. Come Hauser & Wirth, per esempio, che ha appena traslocato nel nuovo spazio di Queen’s Road Central a Hong Kong e che in fiera il primo giorno ha venduto 16 opere, di cui 10 solo a collezioni asiatiche. Tra le vendite andate in porto Untitled III (1986) di William de Kooning per $9 milioni e The Desire (1978) di Philip Guston a un collezionista asiatico per $8,5 milioni. Servono due mani anche per contare i dieci lavori, andati via sempre il primo giorno, da White Cube, tra cui un’opera di Anselm Kiefer a $1,25 milioni. Le vendite di Gladstone comprendevano invece un monumentale dipinto di Alex Katz del 2021 intorno a $1,3 milioni e tre opere di Salvo per $375,000, $225,000 e $175,000. 

Art Basel Hong Kong 2024. Le vendite delle gallerie italiane 

Al pomeriggio del primo giorno Massimo De Carlo aveva venduto quasi mezzo stand, con range di prezzi tra i 20,000 e 200,000 dollari. E alla stampa estera la galleria milanese, con sede anche a Hong Kong, segnalava di non aver notato differenze rispetto all’anno scorso. Riscontri positivi anche da Umberto Di Marino nella sezione Discoveries, con una mostra personale di Eugenio Tibaldi dal titolo Pinned e realizzata appositamente. “La fiera si è rivelata una piattaforma eccellente per la valorizzazione e la promozione della nostra galleria. Collezioni di prestigio internazionale e istituzioni locali hanno mostrato interesse, esplorando e, in alcuni casi, acquisendo le opere di Eugenio Tibaldi”, commentava venerdì la galleria napoletana. “La selezione accurata del pubblico nei giorni iniziali da parte degli organizzatori e l’affluenza massiccia nei giorni aperti al grande pubblico testimoniano il vibrante interesse della città per l’arte contemporanea, ulteriormente stimolato da un programma collaterale di grande richiamo. Le vendite hanno raggiunto le nostre aspettative, confermando la sensazione percepita lo scorso anno, e lasciandoci ben sperare per il futuro prossimo”. Anche Mazzoleni riportava dal primo giorno un’ ottima selezione di pubblico e grande interesse per le opere in stand di Lucio Fontana, Agostino Bonalumi, Salvo, Victor Vasarely e Alex Katz. Con diverse vendite realizzate, tra cui opere di Salvo in un range tra 80,000 e 250,000 dollari e di Bonalumi, tra 80,000 e 120,000.

Cristina Masturzo

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Cristina Masturzo

Cristina Masturzo

Cristina Masturzo è storica e critica d’arte, esperta di mercato dell’arte contemporanea, art writer e docente. Dal 2017 insegna Economia e Mercato dell'Arte e Comunicazione e Valorizzazione delle Collezioni al Master in Contemporary Art Markets di NABA, Nuova Accademia di…

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